Simone si maledice da solo per la scelta scellerata che aveva fatto quella mattina.
Come poteva aver pensato che fosse una cosa saggia decidere di prendere la moto del padre in pieno febbraio, con le previsioni del tempo che promettevano temperature più basse della media proprio per quel weekend?
È venerdì, e Dante ha deciso di concedersi un fine settimana lontano da casa. Così Simone, sprovvisto di macchina, visto che la sua era finita contro un palo, e non potendo usare quella del padre non essendo ancora maggiorenne, aveva davanti a sé due opzioni quella mattina per arrivare a scuola: prendere il bus o prendere Paperella. Aveva deciso per la moto, pensando ingenuamente che le temperature durante la giornata sarebbero aumentate grazie alla presenza del sole che avrebbe riscaldato l'aria.
Pensiero sbagliato, Simone Balestra, sei stato proprio un deficiente.
Questo è quello che pensa Simone mentre si dirige verso la moto che lo aspetta nel parcheggio davanti a scuola; era stato costretto ad uscire più tardi degli altri a causa di Laura che lo aveva incastrato con un progetto a scuola. Ora che è finalmente fuori dall'edificio, non c'è nessun altro motoveicolo che faccia compagnia al suo, anche la bici del bidello non c'è più, dato che Egidio appena aveva chiuso la scuola, quasi cacciando lui e Laura, era scappato via.
Laura è appena andata a casa e lui si è avvicinato al suo mezzo, rimproverandosi per non aver pensato nemmeno a portarsi un paio di guanti.
Sbuffa e, osservando la nuvoletta che lascia le sue labbra, accende la moto.
O almeno ci prova.
Simone sente distintamente il rumore del motore che sembra partire, per poi morire dopo qualche strano borbottio. Prova di nuovo a mettere in moto, ma questa volta il rumore che si sente è un rumore sordo, niente rombo, nemmeno un accenno di borbottio.
"No, ti prego!", esclama Simone, "Non puoi lasciarmi qui!"
Continua a sbuffare e a produrre nuvolette di anidride carbonica mentre prende il cellulare dalla tasca interna del suo giubbotto. Cerca il contatto di Daniele e fa partire la chiamata. Simone aspetta quaranta secondi prima di premere la cornetta rossa. Ma che sta facendo a quest'ora, pensa Simone, che sta iniziando a perdere la pazienza. Apre WhatsApp e scrive al suo ragazzo di richiamarlo il prima possibile.
Aspetta cinque minuti, ma nessuna chiamata e nessun messaggio di salvataggio arrivano per lui. Decide allora di prendere la strada di casa e tornare con i mezzi, anche se sa che questo cambio di programma li costerà almeno un'ora in meno di studio quel pomeriggio.
Si incammina verso la fermata del bus più vicina, ma è così annebbiato dalla rabbia e dal freddo che quasi non si accorge di essere andato a sbattere contro qualcosa; anzi, contro qualcuno.
"Oh, Simò, ma dove stai ad annà tutto de fretta?"
Non si parlano da quello scontro al supermercato, se non contano i mezzi saluti che si lanciano quando sono in presenza dei loro genitori.
"Lasciami stare Manuel, non è proprio giornata oggi."
Neanche si ferma Simone, continua imperterrito a camminare. Manuel è quasi costretto a correre per tenere il suo passo, ma riesce ad aggrapparsi a un suo avambraccio e a costringerlo a fermarsi.
"Oh, me dici che c'hai? Dove stai a corre' co' sto freddo?", chiede Manuel, parandosi davanti a lui e impedendogli di continuare la sua marcia.
"Sto facendo movimento; non sai che è importante fare sport? Una bella camminata di mezz'ora al giorno e passa la paura."
STAI LEGGENDO
Where you lead, I will follow
FanfictionDalla storia: Laura allunga un braccio per appoggiare la mano sul ginocchio di Simone. "Ti piace Manuel?" "Io...io ho già un ragazzo", le risponde. Laura capisce che non otterrà molto da quella conversazione, perciò si limita a dire "Bè, sappi che s...