Look what you made me do

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Gli ultimi dieci giorni per Simone sono stati un incubo, e non solo per il polso rotto. Anzi il gesso che portava al braccio sinistro quasi non l'ha sentito, rispetto a tutto quello che è stato costretto a sopportare.

Due giorni dopo l'incidente ha dovuto affrontare Daniele. Simone aveva deciso di tenerlo all'oscuro di quello che era successo fino al suo ritorno; voleva dirglielo di persona, per evitare che si arrabbiasse molto. L'aveva aspettato fuori da casa sua e gli aveva spiegato tutto quello che era accaduto. Daniele, ovviamente si era incazzato lo stesso, per molteplici motivi: la macchina che lui gli aveva regalato era andata distrutta, lui era lontano quando Simone si era fatto male. Poi il colpevole era Manuel, e forse quella era la cosa che più l'aveva fatto andare in tilt. Simone l'aveva notata la vena al lato del collo che si era ingrossata, si aspettava un'esplosione di rabbia degna di Hulk. Poi, alla fine della spiegazione, Simone aveva aggiunto che Manuel se n'era andato, era tornato al paese; Daniele si era sincerato della sua partenza con un "se n'è andato per sempre?" e alla risposta affermativa del suo ragazzo, la sua espressione era cambiato. Simone, in quell'occasione, aveva paragonato Daniele ad un palloncino: a mano a mano che ascoltava le sue spiegazioni si era gonfiato, fino ad arrivare quasi al punto di rottura, quando sai che l'ultimo soffio al suo interno potrebbe essere quello che lo fa scoppiare; ma quando Simone aveva soffiato le sue ultime parole, quel palloncino gli era sfuggito di mano e si era svuotato: niente esplosione, quindi.

Simone è stanco anche della gente del quartiere che continua a fermarlo per chiedergli come stia: tutti lo trattano come se fosse stato vittima sacrificale per qualche serial killer. È stufo di vedere sulle facce degli altri la compassione e la pietà per non essere stati capaci di prevenire quel disastro annunciato. Lui, Simone, piccolo agnello immolato sull'altare sacrificale, è riuscito a cacciare via il demonio dal quartiere, o almeno questa è la sensazione che Simone percepisce alla fine di ogni incontro.

Poi c'è il rapporto con Dante. Subito dopo l'incidente non si erano parlati per un paio di giorni. Avevano cercato di chiarirsi, Simone aveva provato a spiegare che quello che era successo era anche colpa sua, che Manuel gli aveva proposto di tornare al locale a studiare, ma lui aveva preferito continuare a stare in giro. Non era servito a niente, Dante continuava ad asserire che era Manuel a guidare e tutta la responsabilità ricadeva su di lui; gli aveva anche detto che poteva provare a difenderlo ma lui avrebbe comunque continuato a odiare chi aveva fatto del male a suo figlio. Non avevano più affrontato la discussione, ma il padre sembrava più sereno da quando aveva capito che la fuga di Manuel era definitiva.

Ma la cosa che più ha stressato Simone durante questi dieci giorni è stata la totale assenza nella sua vita di Manuel. Dal giorno dell'incidente era sparito: non era solo ritornato nel paese dal quale si era trasferito un paio di mesi prima, ma era anche scomparso da ogni social o app di messaggistica conosciuta. Nessun messaggio per sincerarsi delle sue condizioni o nessuna chiamata per spiegargli quella sua decisione di abbandonarlo. 

È così che si sente Simone: abbandonato.

E va bene che ha Daniele che sta diventando sempre più affettuoso; ha anche Laura che lo tiene sempre sotto controllo quando è a scuola e quando sono lontani gli manda dei messaggi per sapere come sta, sia fisicamente che psicologicamente. Ma lui si sente abbandonato dall'unica persona con cui si sente (anzi sentiva) libero di parlare di qualsiasi cosa. Ogni giorno pensa che può essere lui a contattare Manuel, ma ha paura di scoprire che l'altro ragazzo lo ha bloccato; meglio vivere nell'ignoranza che nella certezza che, oltre al polso, anche il suo cuore si è fratturato.

Sta pensando a tutto questo Simone, mentre la matita che ha in mano è ferma su quell'esercizio di matematica ormai da troppo tempo, quando sente il padre chiamarlo dal suo studio.

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