Odi et amo

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Anita osserva Dante che continua a girare il cucchiaino nel cappuccino da circa venti minuti. Nota come il suo sguardo sia lontano, perso in chissà quale ragionamento.

"Ma il cappuccino non è buono?" chiede per riportare Dante nel presente. Questi scuote la testa, si guarda intorno come se cercasse di capire dove si trovasse e per quale motivo. "No,no, anzi è meglio di quello che faceva Roberto", si ritrova a dire, prendendo un sorso della bevanda che avrebbe dovuto bere calda. "È che ho un po' di pensieri ultimamente", aggiunge l'uomo.

Anita pulisce il bancone con uno strofinaccio, vorrebbe farsi i fatti suoi, ma l'uomo che ha davanti l'ha già aiutata un paio di volte e vorrebbe ricambiare il favore in qualche modo.

"E non si possono sapere questi pensieri?" domanda titubante, ché non sa se hanno raggiunto un livello di conoscenza tale da permettersi di fare questi quesiti.

Dante sbuffa. "Senti, ma Manuel ti parla mai di Simone?", proferisce, non guardando la donna ma fissando la tazza del cappuccino freddo e destinato a rimanere lì.

Anita lo guarda, invece, e interpreta quella domanda come un cambio di argomento – probabilmente non me li vuole dire i cazzi suoi, pensa.

"Manuel raramente mi parla di quello che combina e, quando lo fa, e perché io lo costringo. Ma perché 'sta domanda?"

"No, niente. È che ultimamente li vedo spesso insieme, e volevo sapere in che rapporti siano."

"Me dispiace, ma io non ti posso aiutare." Poi la donna sorride; il pensiero che il figlio abbia fatto amicizia con Simone la consola e non poco; al paese non frequentava nessuno e le uniche persone che vedeva girargli intorno non le sembravano persone affidabili. Per questo dice: "Bè, però, è una bella cosa, no? Simone è un ragazzo meraviglioso e non può far altro che far del bene a Manuel".

Dante la fissa, annuisce lievemente, borbottando un "Certo". Simone sicuramente farà del bene a Manuel, ma non sono sicuro di poter affermare il contrario, è il suo reale pensiero, ma non lo dice ad Anita. Non vuole spegnere il sorriso sul volto della donna.

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Venerdì, ore 12 e 55. Questo è il momento preferito in assoluto della settimana per Daniele. Gli ultimi cinque minuti delle lezioni scolastiche e poi, finalmente, avrà due giorni di libertà.

Di solito in questi ultimi minuti nella sua testa si alternano il rumore della voce dell'insegnante di storia, che ha la sfortuna di avere l'ultima ora della settimana e nessuno studente ad ascoltarlo, e il suono celestiale della lancetta dei secondi dell'orologio appeso alle spalle del citato professore: è incredibile come quell'orologio sia lontano dal suo banco, ma lui riesca a sentire chiaramente il ticchettio dei secondi che passano inesorabili, avvicinandolo alla sua agognata meta.

A volte gli sembra che l'oggetto diventi sempre più grande col passare del tempo e nella sua testa sente distintamente le voci dei compagni che bisbigliano "weekend, weekend, weekend".

Ed eccolo, finalmente, il suono della campanella. Il suo pensiero corre subito a Simone: deve chiedergli quali sono i piani per il fine settimana, visto che sono gli unici due giorni in cui possono stare insieme senza l'ansia di Simone per la scuola.

Quasi corre fuori da quell'edificio; sa che il suo ragazzo lo aspetta al muretto proprio di fronte, ed è infatti lì che lo trova mentre parla con Laura.

"Ehi", gli dice mentre si avvicina.

Simone gli risponde con un "Ehi" sbrigativo, gli dà un veloce bacio sulla guancia e poi torna a parlare con Laura. "Allora ci vediamo oggi pomeriggio alle 17, mi raccomando non fare tardi che ti conosco".

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