Nella notte profonda si consuman le stelle

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Sono le 17 in punto e Simone è già fuori dalla stazione della metro "Vittorio Emanuele", dove ha dato appuntamento a Manuel. È fermo tra due fiorai, di quelli che si trovano sui marciapiedi, nelle casupole verdi, e l'odore dei fiori gli sta dando un po' alla testa. Per questo decide di allontanarsi, per evitare di svenire prima che l'altro arrivi.

"Oh, manco a fa' così, però", si sente urlare alle spalle. "Scusa, ma ho fatto solo 5 minuti di ritardo e tu già te ne stavi ad anna'?"; Manuel lo guarda, rimanendo fermo, senza provare ad avvicinarsi, ché magari Simone s'era incazzato veramente per quei pochi minuti di ritardo.

"Ma lo vedi che sei cretino? Mi stavo solo allontanando perché mi stavo sentendo male per i fiori". Simone accorcia le distanze tra di loro e si ferma davanti all'altro ragazzo. "Comunque ciao", gli dice ora che quello che sente non è più l'odore dei fiori, ma il profumo dolce di Manuel.

Lo osserva e nota che, probabilmente, non ha mai visto l'altro in ordine come lo è adesso: non ha le canotte che gli vede usare a scuola, ma una felpa grigia; niente pantalone della tuta, ma un pantalone nero che gli avvolge delicatamente le gambe; ai piedi ha un paio di anfibi. E i capelli poi: sembra quasi che nell'arco di poche ore Manuel abbia imparato l'uso del pettine e come acconciare quei bei ricci che si ritrova e che, di solito, lascia allo stato brado.

Simone sorride internamente perché non si sente più scemo per aver passato il tempo a disposizione tra la fine delle lezioni e l'orario dell'appuntamento davanti allo specchio di camera sua, dimenticandosi anche di pranzare, per scegliere l'abbigliamento giusto. Un abbigliamento che dicesse "Ok, sono un perfettone abitudinario che mangia solo cornetti alla crema, ma mi sto abituando al sapore della cannella".

"Ciao", risponde Manuel. "Ma quindi, dove me porti?"

"La prima tappa è un posto qui vicino, due minuti e siamo arrivati"

"Vabbè, te seguo".

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Sono passati letteralmente due minuti quando Simone esclama un "Eccoci qua!" per indicare che sono arrivati.

Durante il tragitto che li ha portati nel primo posto scelto da Simone, i due sono stati per lo più in silenzio. E se la cosa è abbastanza normale per Simone, che preferisce stare zitto invece che dire cose senza senso, è una cosa insolita, invece, per Manuel, che tende a coprire i momenti di disagio con montagne di parole.

Ma il silenzio che li ha accompagnati non è stato il terzo incomodo, una spia del disagio che ci può essere tra due persone che si conoscono relativamente da poco; quel silenzio sa, inaspettatamente, di quotidianità.

Manuel si guarda intorno. Ci ha pensato molto a come sarebbe stato quest'incontro con Simone, a dove lo avrebbe portato, se in un parco dove va a leggere di solito, o in un bar in centro che frequenta con gli amici. Di certo non si aspettava che lo avrebbe portato a vedere... un arco!

"Questa è la Porta Esquilina, una delle più antiche porte di ingresso alla città...", il tono di Simone sembra quello di uno intenzionato a spiegare all'altro ragazzo tutta la storia di Roma.

"Scusa, ma tu co' Daniele avevi intenzione de' fa' la guida turistica? Funziona sempre così tra de' voi? Tu lo porti in giro e glie spieghi le cose e lui te ascolta, prende appunti e poi lo interroghi a fine serata? No, perché io nun c'ho carta e penna dietro, t'o dico".

Simone sbuffa, ché non gli piace essere interrotto, soprattutto quando ha preparato un discorso. "Prima cosa, se l'appuntamento l'avesse vinto Daniele, di certo non l'avrei portato in giro per la città, ma avremmo mangiato nella nostra pizzeria di fiducia e poi saremmo tornati a casa a vedere un film..."

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