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Il mio libro preferito è "Il giovane Holden" di Salinger. Avevo dovuto leggerlo per la scuola in seconda, poi avremmo dovuto fare una verifica. Per compiti del genere, di solito mi limitavo a sfogliare le prime trenta pagine, poi la voglia passava e mi limitavo a studiare il libro da riassunti già fatti. Il giovane Holden ha catturato la mia attenzione dall'inizio alla fine.

Holden è problematico, ha cambiato più scuole, non va d'accordo con quelli della sua età e rifiuta il mondo degli adulti. Scappa dal collegio, finisce nei guai... Ma soprattutto, si sente profondamente solo. Holden vorrebbe un contatto genuino, ma è incapace di affrontare realmente il mondo che lo circonda.

Oggi la conversazione tra me e Chiara era finita casualmente sui libri e io le ho parlato di Holden. Ho parlato a lungo, quasi senza prendere fiato. Chiara è rimasta ad ascoltarmi paziente.

«Si vede quando parli di qualcosa che ti piace» ha detto alla fine. Io ero imbarazzato, ho sempre paura di sembrare fanatico o noioso quando racconto i miei interessi.

«Perché?» ho chiesto.

«Ti si illuminano gli occhi» ha detto lei. «E il sorriso. Hai un sorriso così bello».

Ero un po' in imbarazzo, lo ammetto. Anzi, non era imbarazzo, forse ero così felice che pensavo non lo meritassi.

«E invece tu cosa leggi?» le ho chiesto, sperando di scacciare il dubbio momentaneo.

«Hai mai letto Dostoevskij?»

«Una diciottenne che legge Dostoevskij di sua spontanea volontà?»

«Incredibile, vero?» ha riso. «Dovresti leggere "Le notti bianche"».

«Un mattonazzo da 700 pagine?»

«Quello è "Delitto e castigo", che è comunque molto bello»

«Mi fido, mi fido».

«"Le notti bianche" è corto, se ti ci metti, un paio di giorni e hai finito».

«Va bene, allora. Ma se scopro che è di 700 pagine...»

Ha riso ancora. E se Holden avesse trovato qualcuno a cui volere davvero bene?


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