Eve's pov
<<Dio mio fa attenzione!>> urlò nervoso una voce che, purtroppo, conoscevo bene. Luke Lewis. Che odio quel ragazzo, pensava sempre di essere al centro del mondo e, se osavi dirglielo, iniziava a fare lo scontroso. Ma a me, del suo fare scontroso poco importava.
<<Datti una calmata, non l'ho mica fatto apposta>> risposi a tono, e lui mi fulminò subito con il suo sguardo. Quegli occhi neri così scuri. Dio mio, erano odiosi anche quelli. Per non parlare dei suoi capelli, talmente castani da potersi confondere nel cioccolato e così ricci da ricordare un barboncino.
La sua mascella definita si fece rigida, le sue labbra carnose furono bagnate dalla sua lingua. I suoi occhi mi squadrarono. Incominciarono a guardare i miei tacchi per poi passare alla gonna, i suoi occhi successivamente scivolarono alla mia camicia e poi al mio viso.
<<Datti una calmata a me non lo dici>> sussurrò con affare minaccioso e aria di sfida. Mi dispiace, Luke ma a me le sfide piacciono e dovresti saperlo bene.
<<Oh e come mai? Il barboncino oggi è nervoso? Piccino ha avuto una brutta mattinata>> gli dissi con gli occhi socchiusi, taglienti. Non lo sopportavo, davvero.
Prima che potesse dire qualcosa per ribattere, Mason mi raggiunse e mi mise un braccio sulle spalle.
<<Cosa succede qui?>> chiese fissando Luke con affare minaccioso, ecco qui che Mason divenne il fratello protettivo.
<<Nulla di che, io e la tua sorellina facevamo due chiacchiere>> disse lui ironicamente e continuando a fissarmi con un ghigno stampato sulle labbra.
<<Senti, Luke. Smettila di darle noia>> Mason pronuncio quelle parole con calma ma era irritato.
<<E perché dovrei? Hai paura che quell'ultimo giorno di scuola si ripeta qui, davanti a tutti?>> ammiccò una risata.
Dio, quell'ultimo giorno di scuola. Odiavo ricordare quel giorno. Il mio sguardo si spense, le mie labbra si assottigliarono e le mie mani si strinsero in dei pugni.
Luke fece un ghigno divertito.
Mason, però, era meno divertito. Gli sferrò un pugno dritto sull'occhio, con una rabbia mai vista.
<<Ti toglierò quel ghigno divertito dalla faccia, brutto stronzo!>> urlò e quell'urlo basto per attirare l'attenzione di tutti su di noi.
Luke poso lo sguardo su di me e si avvicino all'orecchio di mio fratello.
Non so cosa gli disse, ma basto per dar fuoco ai suoi occhi. Mason iniziò a picchiarlo senza dargli scampo. Luke era per terra e mio fratello su di lui. Volevo chiedere di fermargli, ma mi sentivo bloccata. Non riuscivo a muovermi. Quella notte, Luke, i bagni. Dei flashback iniziarono ad appannarmi la vista. Quelle sensazioni, quelle maledette sensazioni tornarono, come ogni notte.
Ma non piansi, non tremai, Ero solo bloccata, congelata in quella notte, in quei ricordi.
<<Eve, Eve ci sei? Eve!>> William mi riportò al presente.
Lo guardai, i miei occhi non esprimevano emozioni. Fu in quel momento che mi resi conto della situazione. Mason continuava a picchiarlo, la gente ci circondava e i nostri amici erano divisi in due gruppi, uno per dividere Mason da Luke. Mentre William, Juditte, Caroline e Sidney mi circondavano.
<<Mason! Mason! Mason! Fermati, lo uccidi!>> gli urlò Jackson provando a tirarlo su e farlo smettere. Luke non si muoveva. William mi prese per un braccio e porto il suo sguardo nel mio.
<<Andiamo via ora, ok?>> mi chiese dolcemente e mi portò lontana da lì. Tutti erano lontani e Will mi abbracciò, dandomi un bacio sulla testa.
<<Non pensarci Eve, è solo un ricordo ora>> provò a tranquillizzarmi e io lo strinsi forte a me.
<<Sto bene>> dissi per poi sospirare.
Non amavo parlare delle mie emozioni, tenevo tutto per me. Non era necessario parlarne con altre persone, stavano bene nella mia testa. Tutte per me.
<<Andiamo da Mason>> dissi iniziando ad incamminarmi verso la folla con passo deciso. Il rumore dei miei tacchi arresto il frastuono delle chiacchiere. Mi feci spazio tra la folla e vidi Luke con un occhio nero, un taglio al labbro e uno zigomo gonfio. I lividi circondavano il suo viso. Distolsi lo sguardo e lo posti su mio fratello. Mason aveva un battito accelerato, si notava dal suo petto che andava su e giù velocemente. Mi vide e mi si avvicino. Le sue nocche erano rosse,
ma i suoi occhi alla mia vista si addolcirono. Mi abbracciò e percepivo il suo respiro.
<<Mi dispiace tanto>> gli sussurrai.
Era vero, mi dispiaceva che avesse fatto a botte per colpa mia. Ma Luke era un vero stronzo, doveva essere in riformatorio. Invece era lì a disturbare tutti.
<<Cosa è successo!?>> la voce del preside riaccheggiò e tutti andarono via. Stavamo andando via anche io e Mason ma il preside lo richiamo insieme a Luke e, a malincuore dovette andare. Dio, bel primo giorno di scuola no?
Andai con Juditte e Caroline in classe, ci sedemmo in fondo e la lezione di storia iniziò. Cavolo, il quaderno! L'ho dimenticato. Ma dove ho la testa? Però se ci penso, è il primo giorno. Chi vorrebbe far lezione il primo giorno di scuola?
<<Prendete i quaderni, dobbiamo scrivere delle date importanti che studieremo quest'anno >> comunicò la professoressa. Ottimo, meglio di così non può andare. Sempre peggio. Non potevo neanche chiedere un foglio a qualcuno, quella era una pazza e se non avevamo il quaderno era capace di fucilarci. Alzai la mano e, due secondi prima che la professoressa mi potesse dare la parola, bussarono alla porta.
<<Avanti>>
<<Buongiorno, se è possibile avrei bisogno di Eveleen Palmer. >> la vicepreside entro in classe con quella notizia che mi salvò la vita. Mi alzai subito e, con un eleganza unica mi diressi alla porta. La vicepreside augurò un buon proseguimento di lezione e uscimmo da lì.
<<Signorina Palmer, deve mostrare la scuola al nuovo arrivato>> rivelò il perché della necessità di chiamarmi.
Non risposi con nessuna delle mie solite frasi, annuii solamente. Non ero in vena quella mattina. Di solito con la vicepreside scherzavo o parlavamo. Arrivammo in vicepresidenza e li vidi una figura molto alta, con un ciuffo chiaro, un biondo che sembrava dorato e un riccio morbido. Volevo toccargli i capelli. Aveva un profilo perfetto. Mi avvicinai e lui si volto del tutto rivelando il suo viso. Aveva un naso perfetto, le labbra così carnose, gli occhi color smeraldo, un sorriso mozzafiato. Il suo profumo di menta mi circondò, ma si sentiva anche un odore di arancia. Indossava la divisa e gli stava davvero bene.
<<Piacere, io sono Ares Wide>>
sorrise e mi porse la mano. Solo allora mi accorsi che stava bevendo quel che sembrava caffè, lo teneva in uno di quei bicchieri alti di Starbucks e del fumo saliva fino al soffitto. In effetti c'era una sfumatura dell'odore di caffè. Gli strinsi la mano, la sua era enorme rispetto alla mia ed era anche calda. Gli sorrisi leggermente.
<<Piacere, Eveleen Palmer. Lieta di conoscerti>>
Prevedevo una nuova amicizia.
<<Piacere tutto mio>>
<<Bene, ora Eveleen ti mostrerà la scuola.>>
La vicepreside gli porse un foglietto con tutte le informazioni dell'armadietto, dei corsi, delle aule, della mensa, dei bagni e tutto il resto. La salutammo è ci incamminammo.<<E questi sono altri e noiosissimo armadietti. Sono i primi che vedi in questi 30 minuti vero?>>
Gli mostrai con ironia quegli armadietti che ormai vedeva ovunque. La nostra scuola era piena di armadietti, ovunque. I corridoi erano lunghissimi e per questo sembravano così tanti rispetto alle altre scuole.
<<Oh ma come sono belli, mai visti prima d'ora >>
mi piaceva la sua ironia, era davvero simpatico.
<<Parlami un po' di te>> gli chiesi cercando di essere poco invadente ma volevo sapere, avere informazioni su chi avessi davanti.
<<Bhe il mio nome già lo sai, ho 19 anni, prima abitavo a New York ma ci siamo trasferiti qui a Los Angeles per il lavoro dei miei. Ho un due fratelli e un cane, un pastore tedesco con precisione. Mi piace leggere, vado abbastanza bene a scuola, non bevo, non fumo, amo cucinare, mi piace recitare e non so, credo basti?>>
dopo aver elencato cosa gli piaceva e perché si fosse trasferito, confermai la mia teoria: saremmo diventati buoni amici.
<<Tu invece?>>
mi chiese con occhi curiosi, come si faceva a dire di no a quei due smeraldi?
<<Bhe ho tre fratelli più grandi, ho 16 anni, abito qui da quando sono nata, ho un grande gruppo di amici, ho un cavallo, mi piace la moda, mangiare, sfilare, recitare, scrivere, guardare film, ballare in discoteca, le feste, il verde e non saprei>>
provai a pensare cos'altro ci fosse ma non mi venne mente niente.
<<Guidi?>>
<<No non guido>>
<<Come mai?>>
dio mi Eve, chiudi quella bocca. Cosa sono tutte queste domande sulla patente?
<<Non mi piace>>
Ares tagliò corto, forse gli dava fastidio parlare della patente<<Hey ragazzi, lui è Ares. È nuovo, ed è un mio amico>> presentai Ares ai miei amici. Era ora di pranzo e stavamo tutti vicino ad un unico e grande tavolo. Probabilmente l'unico ad essere così grande per farci entrare tutti. Travis e Janette si baciavano, mio fratello Mason chiacchierava armoniosamente con Victoria, Tiffany era in braccio a William, Jeremiah stava baciando Melania, Margot invece era affianco a Jacopo che ci provava spudoratamente. Ma la coppia che preferivo erano Loren e Bryce. Stavano insieme da cinque anni e io amavo come stavano insieme. Gli altri erano sparpagliati per il tavolo.
Io e Ares andammo a prendere i vassoi e dopo una lunga fila ci riuscimmo.
<<Bhe Ares, ci metterai un po a capire i nomi e a memorizzarli ma ci riuscirai>> gli dissi sorridendo e sedendomi e lui fece come me.
Iniziarono tutti a parlare con Ares e subito si integrò nel gruppo. Mi fece piacere.Aprii la porta di casa ed entrai seguita dai miei fratelli, da Melania e da Victoria.
<<Mamma, papà siamo in casa>>
annunciai provando a capire se fossero in casa.
<<Ragazzi siamo in cucina>>
richiamarono la nostra attenzione mentre Betty e Luisa, le nostre domestiche, prendevano i nostri zaini.
Mi diressi in cucina e salutai mia madre con un abbraccio e mio padre con un bacio sulla guancia. Mi sedetti agli alti sgabelli vicino l'isola della cucina, affianco a mio padre che leggeva il giornale e mia madre era alzata mentre beveva un caffè. Guardando mia madre, notai che le assomigliavo davvero tanto.
<<Cosa è successo oggi a scuola?>>
mio padre aveva saputo tutto. Colpa del preside.
<<Nulla, Mason ha solo fatto a botte>>
<<Si, questo lo so ma vorrei un motivo>>
Scandì l'ultima parola, per farmi afferrare il concetto come se non l'avessi capito.
<<Mi ha solo difesa>>
abbassare lo sguardo sul tavolo e le mie mani si iniziarono a torturare.
<<Va bene proteggerti, ma non fare a botte. Ha il diploma quest'anno e non ci servono impigli>>
chiarì le sue intenzioni e non dissi nulla in contrario.<<London>>
aprii la porta di camera sua, senza bussare e lo vidi steso sul suo letto con il telefono in mano. Mi ero appena cambiata i vestiti e volevo starmene un po' con lui.
<<Oi>> rispose quando attirai la sua attenzione, mi guardò.
<<Ti va di mangiare un cup cake?>>
li avevo ordinati e stavano per arrivare, magari li avremmo mangiati davanti ad un film.
<<Certo perché no?>>
si alzo e scesimo di sotto per accomodarci sul divano.<<Questa barbie è una stupida femminista>>
Stavamo guardando il film di Barbie e London faceva molti commenti poco richiesti ma era divertente.
Prima che potesse commentare nuovamente, bussarono alla porta.
<<Vado io, saranno i cup cake>>
si alzò e andò ad aprire.
Mi arrivò un messaggio e accesi il telefono.
Numero sconosciuto.
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𝐈𝐫𝐢𝐬
ChickLitEveleen Palmer è una ragazza invidiata da tutti: fisico perfetto, occhi mozzafiato, capelli spettacolari, una famiglia famosa, tanti amici e tutti l'ammirano. Però Eveleen in lei ha dei grandi rimorsi, tante cicatrici e infiniti sensi di colpa. Ma...