Eve's pov
Ero pronta, avevo indossato il tubino nero, mi ero truccata per un'ora, avevo ordinato i miei capelli.
Eppure, guardandomi allo specchio, non mi sentivo per niente bella.
Quel vestito non mi donava, quei capelli erano troppo banali, quei tacchi mi stavano strani, quella borsa non era ben abinata, quel rossetto rosso non mi stava bene e quei pensieri mi tormentavano.
Sei spaventosamente inguardabile.
Non è vero, era un bel vestito.
Questo vestito ti sta stretto.
Non è vero, quel vestito mi stava alla perfezione.
Questo rossetto ti contrasta la carnagione.
Bugia, mi donava.
Ti si vede la pancia.
Non ho la pancia, sono piatta.
Che bugiarda, ti si vede
Forse, un pochetto.
Sei orribile.
Forse, i miei pensieri erano giusti.
Come fai a specchiarti?
Non lo so, stavo iniziando ad odiare la figura allo specchio.
Ero orribile, mi si vedeva la pancia e improvvisamente mi vidi sempre più grassa, come se stessi ingrassando di venti chili in un attimo, come se fossi sempre stata grassa ma solo ora me ne stessi accorgendo.
Farai pena, Ares si pentirà dell'invito.
Appena mi avrebbe vista avrebbe ripensato al suo invito? Non gli sarei più piaciuta?
Non gli sei mai piaciuta.
Impossibile, altrimenti non mi avrebbe mai invitata.
Cambiati.
Volevo, era mia intenzione. Ma non riuscivo a muovermi, ero incatenata allo specchio di camera mia, non avevo il tempo, la mia mente voleva solo rendermi vulnerabile.
Perché sei così?
Già, perché sono così?
<<Eveleen, il ragazzo è qui>>
Mia madre irruppe in camera mia e mi scrutò da dietro con un sorriso che conoscevo benissimo, le piaceva cosa avevo indossato.
<<Sei...>>
La guardai, stava per farmi un complimento ma mentiva, quel vestito mi rendeva più grassa e brutta del solito.
<<Magnifica>>
Abbassai lo sguardo, vorrei crederle talmente tanto, vedermi come mi vedeva lei.
<<Grazie mamma>>
Le passai di fianco e scesi al piano di sotto cercando di non inciampare nel mio lungo tubino che, siccome dal colore nero, non si vedeva al buio.
Arrivai all'entrata e vidi mio padre parlare con Ares, cosa gli stava dicendo?
<<Ehm, papà?>>
Lui si volto verso di me e Ares fece la stessa cosa, posando i suoi occhi sulla mia figura e facendomi avampare le guance. Il suo sguardo mi bruciava il viso, gli faceva prendere fuoco, le gambe iniziarono a tremarmi e le mani iniziarono a sudarmi. Cosa mi prendeva? Dio mio, quanto ero ridicola.
<<Tesoro, stavo giusto parlando con Ares>>
La voce di mio padre mi risultava molto lontana, ero troppo impegnata ad osservare Ares. Aveva il suo solito odore di menta e arancia, un odore che mi annebbiava le narici e mi portava un piccolo farfallio allo stomaco. Una camicia bianca gli fasciava il busto, il bottone del colletto era slacciato e ciò lo rendeva ancora più bello e affascinante, il jeans nero lo faceva sembrare ancora più alto e gli anelli e i bracciali argentati gli davano un tocco di eleganza in più. Il ciuffo era ordinato come ogni volta che lo guardavo e avrei tanto voluto toccarli quei ciuffetti ricci e dorati che tanto mi tentavano.
Ma ci fu una sola cosa che mi fece avere un vuoto dentro: i suoi splendidi occhi color smeraldo.
Fissai i miei occhi nei suoi, mi incantavano ogni volta che li guardavo, ma in quel momento erano ancora più belli. Forse perché la luce bianca di casa mia li mostrava ancora meglio delle luci scolastiche o di quella del sole, forse perché mi ci perdevo sempre e non facevo attenzione a queste piccole cose, ma poco importava: era perfetto.
E tu no.
Già, io no.
<<Sei...wow>>
Le parole di Ares mi risvegliarono come una doccia d'acqua fredda, ma era piacevole perché quelle parole, dette da lui, erano ancor più belle di sempre.
Non è vero, Ares.
Non trovai il coraggio di rispondergli, il calore che si depositò alla bocca dello stomaco e sulle mie guance mi rese impossibile anche solo pensare una frase con un senso compiuto, perciò gli sorrisi, un sorriso imbarazzato.
<<Ares, hey>>
<<Ciao, Mason>>
Si salutarono con quel solito e stupido saluto che solo la popolazione maschile trovava divertente o bello.
Ma la realtà era una: era la cosa più stupida mai vista.
<<Bhe, che aspettate? Immagino dobbiate andare>>
Mia madre pronunciò quelle parole ma i miei piedi da terra non riuscivano a muoversi, le mie gambe erano molli, i piedi non li sentivo. Cosa mi combinava quel ragazzo?
Ares mi porse il suo braccio e io ci poggiai la mia mano sopra, quasi mi aggrappai come se fosse l'unica cosa che riuscisse a tenermi all'impiedi, altrimenti sarei caduta.
Gli sorrisi e lui sorrise a me.
Dio, era il sorriso più bello mai visto, riusciva a farti risplendere dentro e anche a farti sembrare una pessima giornata una splendida e magica giornata, migliorava tutto dopo quel suo sorriso.
<<Ciao, ci vediamo dopo>>
<<Arrivederci, signori Palmer>>
Li salutammo mentre uscivamo di casa a braccetto, la mia figura affianco alla sua, grande e imponente, era davvero minuscola.
I miei ci sorrisero augurandoci una buona serata e chiusero la porta di casa.
Una macchina bianca spostava davanti casa mia, era ricoperta poi da petali rosa disegnati.
L'aspetto di quella macchina era elegante anche se magari non sembrava.
Mi accompagnò vicino la portiera posteriore del posto passeggero, l'aprì e mi fece sedere per poi chiuderla dolcemente come se cercasse di non fare forza per rendere anche quel piccolo attimo dolce e amorevole.
Entrò anche lui nell'abitacolo e mi guardò sorridendo per poi fare un segno al signore davanti a noi di mettere in moto.
A dividerci da quel tizio si alzò una specie di finestrino oscurato e più doppio del solito.
<<Sei pronta per questa serata?>>
<<Più che pronta, Ares>>
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𝐈𝐫𝐢𝐬
ChickLitEveleen Palmer è una ragazza invidiata da tutti: fisico perfetto, occhi mozzafiato, capelli spettacolari, una famiglia famosa, tanti amici e tutti l'ammirano. Però Eveleen in lei ha dei grandi rimorsi, tante cicatrici e infiniti sensi di colpa. Ma...