Eve's pov
<<Eve!>>
La voce di Loren risuonò per tutto il corridoio della scuola, mi girai e lei, con il suo corpo snello e perfetto, corse sui tacchi per raggiungermi.
Erano le sette e quaranta del mattino e Loren aveva l'energia per correre? Beata lei, io quella mattina ero stanchissima ed ero entrata prima a scuola proprio per stare un po sola. Quella notte non l'avevo passata per i migliori dei modi, quell'incubo mi perseguitava ma ancora dovevo capire cosa significasse.
Non ti fidare!
Sta attenta!
Iris, fa attenzione!
Cosa significava?
Quelle frasi mi perseguitavano e non solo quando dormivo, anche quando ero sveglia! Appena aprivo gli occhi il volto di mia nonna era stampato nella mia mente e la sua voce rimbombava nelle mie orecchie.
Vorrei solo capire a cosa si riferisca, perché era preoccupata?
<<Eve, hai visto i post di instagram e gli articoli che circolano su
internet!?>>
Ma di che parlava?
<<No, Loren. Sono le quasi le otto del mattino e ho aperto gli occhi proprio un un ora e venti minuti fa>>
<<Spiritosa! Guarda qui!>>
Era scioccata, ma che le prendeva? Cosa aveva visto di così importante?
Afferrò il telefono e lo accese per poi inserire la password e andare su google. Dio, sembrava passare qualche anno. Ci stava mettendo così tanto tempo, odiavo se qualcuno mi teneva sulle spine!
Mi piazzo a due centimetri dal mio volto il suo telefono che, leggermente allontanava con la mano per capirci qualcosa ma spalancai subito gli occhi.
Era la foto mia e di Ares mentre correvano per le strade di Los Angeles ieri pomeriggio.
Ma il problema non era quella foto in sé per sé, ma l'articolo che seguiva!
"Eveleen Palmer, figlia di Julie Renee e Christopher Palmer, ha un nuovo fidanzato? Ecco tutto quello che sappiamo!"
<<Eve, lo sai che io ti adoro, ti voglio bene, sei la mia amica più cara ma che tu non mi abbia detto nulla non lo accetto!>>
<<Frena, Loren. Tra me e Ares non c è un bel niente. Siamo solo amici>>
La sua faccia divenne confusa e curiosa, piena di dubbi.
<<Cosa? Sul serio?>>
<<Si, te lo giuro>>
Il volto di Loren si rilassò e io iniziai a ridere, sul serio si era preoccupata che non le avessi detto nulla?
<<Loren, lo sai che te lo avrei detto>>
Le nostre risate iniziarono a soffocare le frasi tentate, ma questo divertimento venne interrotto al suono della campanella.
<<Si inizia questa nuova e splendida giornata>>Come si apre questo diamine di armadietto, è sempre guasto questo coso?! Volevo solo tornare a casa, era stata una pessima giornata e il nervosismo mi sovrastava. Come prima cosa quel giorno c'era stato l'incubo, poi le frasi che mi stavano in testa, il professore che mi aveva fatta uscire dalla classe perché non ero concentrata e non seguivo la lezione, persone che urlavano, la mia testa dolente e per di più gli articoli su me ed Ares aumentavano così come le voci che giravano a scuola. Anche alcuni insulti non mancavano!
Alcuni dicevano "Per farsi conoscere dai social e crearsi una fama inizia così, che stupida!" oppure "Era già famosa ma così guadagna più hype, lo fa solo per questo". La gente a scuola mi fermava per chiedermi se fossero vere tutte quelle voci su me e Ares. Poi ora si metteva anche l'armadietto, Dio che nervoso!
Provai ancora una volta ad aprire l'armadietto ma nulla, allora iniziai a dare dei pungenti sulla serratura. Prima iniziai con delicatezza ma poi la forza aumentò e il mio nervosismo anche. Ero sola nella scuola, i miei fratelli mi aspettavano fuori nel parcheggio. Sembravo una stupida che picchiava un armadietto innocente, o meglio: lo ero.
<<Oi, oi, oi Leen. Con calma>>
Due braccia possenti mi afferrarono e mi allontanarono dal povero armadietto con delicatezza.
Il suo profumo di menta e arancia mi circondò e la sua voce calmò le frasi di mia nonna che mi torturavano dal mio risveglio.
<<Cosa è successo?>>
La sua dolce voce arrivò alle mie orecchie come una melodia, leggera e soave.
Fece un certo effetto quella sua frase, si preoccupava per me e ciò mi faceva una strana sensazione allo stomaco.
<<È una giornata no, Ares. L'armadietto non si apre, il professore mi ha messa fuori la classe, un mal di testa che non va via, l'articolo su di noi, cose private. Dio, che giornata!>>
Il mio nervosismo tornò al solo pensiero di ricordare tutte le cose cattive della mattinata.
<<E tu te la prendi con l'armadietto >>
<Gia, poverino. Non mi ha fatto nulla>>
Un sorriso a fior di labbra apparse sul mio viso e Ares sorrise mostrando quesi suoi denti perfetti e quelle fossette ai lati della bocca.
<<Dovrei chiedere in segreteria di cambiare armadietto, questo è il più stupido mai visto!>>
Mi stavo innervosendo nuovamente nel tentativo di aprirlo, ma nulla. Sembrava sigillato!
Mi aspettavo qualche frase ironica di Ares, qualche "Si, buona idea" ma quello che fece fu davvero inaspettato.
Mi abbracciò.
Era un semplice abbraccio ma speciale allo stesso.
Emanava calore e qualche sensazione speciale, era strano ma... bello.
Ricambiai quell'abbiaccio con piacere, il miglior abbraccio di tutta la mia vita. Appena ci distaccammo lui mi guardò negli occhi e sembravano voler cercare qualcosa di me che tenevo nascosto.
<<Stai bene, Leen?>>
<<Potrebbe andare meglio>>
Lo ammisi. Io, Eveleen Palmer, ammisi che qualcosa non andava. Ma che mi prendeva? Questi momenti di debolezza non mi si addicevano per niente.
<<Se vuoi parlarne io sono qui>>
Parole che scaldano il cuore, se non dette dal mio psicologo.
<<Grazie, Ares>>
<<Ehm, che succede qui?>>
Non stavamo facendo nulla di male, ma ci allontanammo subito.
Lo sguardo di Jeremiah vagò tra me e Ares che eravamo ad un metro di distanza dritti come soldati.
<<Nulla, cosa dovrebbe succedere?>>
<<Mh, non so. Hai fatto? Dobbiamo andare>>
<<Si, ehm. Ares, ti serve un
passaggio?>>
<<Ehm no, non preoccuparti>>
<<Va bene, ok. Ti scrivo. Ciao>>
<<Ciao>>
E dopo esserci scambiati delle parole frettolose ho iniziato a camminare a passo veloce con Jeremiah che mi seguiva.
<<Che ci facevi sola con lui?>>
<<Nulla>>
<<Eve, cosa facevi da sola con Ares nella scuola vuota?>>
<<Nulla, Jeremiah. Stavamo solo parlando! Ma che fissa avete preso con Ares?>><<Ragazzi, la scuola è finita da un ora e mezza. Che fine avete fatto?>>
La domanda di nostra madre risuonò dal salotto e arrivo all'entrata dove eravamo appena arrivati.
<<Colpa di Eve, ci ha messo ore ad uscire da scuola>>
London subito mi accusò di aver tardato e io lo fulminai con lo sguardo. Raggiungemmo il salotto
<<Come mai?>>
<<Non si apriva l'armadietto>>
<<Fallo cambiare, altrimenti rischierai di tardare alle lezioni>>
<<Si, lo farò domani>>
I miei fratelli salirono al di sopra nelle proprie camere e stavo per farlo anche io ma la voce di mia madre mi fermò.
<<Eveleen, stanotte ti ho sentita urlare>>
Urlare?
<<Erano le tre di notte all'incirca, urlavi come una matta e poi silenzio tombale. Stai bene?>>
Oh, ai riferiva all'incubo.
Quella notte mi ero svegliata urlando, urlai talmente forte che la testa mi faceva male.
<<Si mamma, sto bene>>
<<Sicura?>>
Annuii, non mi andava di parlarle dei miei problemi.
<<Sai, credo che tu dovresti tornare a fare delle consulenze con il dottor Klister>>
La sua voce era bassa e seria, rigida.
Non credevo alle mie orecchie, iniziò a girarmi la testa.
Il mio cuore perse un battito.
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𝐈𝐫𝐢𝐬
ChickLitEveleen Palmer è una ragazza invidiata da tutti: fisico perfetto, occhi mozzafiato, capelli spettacolari, una famiglia famosa, tanti amici e tutti l'ammirano. Però Eveleen in lei ha dei grandi rimorsi, tante cicatrici e infiniti sensi di colpa. Ma...