V.

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L'Université de la Sorbonne sorge al centro del Quartiere Latino.

E, così come il Marais, diviene centro della riflessione culturale.

Molto meno queer di quel che ci si possa immaginare per la Rue Des Archives, anche se i proprietari delle librerie non si fanno scrupolo ad appendere fuori bandierine colorate e panueli rosa.

E lì, Taehyung, dopo varie altre litigate e scopate di pacificamento con Marcel, si ritrovava quel giorno per far da tramite col mondo accademico sulle nuove idee, venute fuori dai collettivi, congressi e raduni.

Non avrebbe presentato il suo ultimo libro, poiché il Batârd ne ritardava ancora la pubblicazione, e tutto con la scusa del "dover essere perfetto."

Così comprava indubbiamente i sentimenti di Taehyung che ricadeva in quel percorso a cerchio sempre e sempre fra le braccia di lui.

La lotta per la parità, la violenza di genere, e le battaglie queer non sono più sul piano filosofico - si preparava ogni parola del discorso in testa.

Ma no, non gli andava bene. Quella era la sua frase forte, il suo cavallo vincente, come diceva senz'usare troppe metafore belliche.

Le battaglie per la parità dei diritti... ancora troppo vago.

La rivoluzione queer e femminista... sarebbe stato meglio dire "la rivoluzione femminista e queer" oppure anche solo femminista.

La rivoluzione non binaria di genere... totalmente disastroso.

I punti del suo discorso gli erano precisi, ma l'inizio di qualsiasi gli era sempre un trauma. Erano due le cose: o avrebbe improvvisato, come sempre costretto dall'angoscia, o avrebbe pensato fino allo sfinimento, come quando scriveva in solitario i suoi capolavori.

S'era fatto aggressivo. Sapeva di piacere agli studenti, che leggevano i suoi saggi, che aspettavano di conoscerlo da vicino, che persino gli si avvicinavano al Marais con la scusa di un autografo o due.

Baggianate! Taehyung era insicuro, persino a tratti si riteneva indegno della fama che gli era stata concessa. E tutta quella benefica sarebbe stata inutile se Marcel non gli avesse donato anche un minimo d'attenzione. Batârd, se lo ridiceva a volte scherzando, a volte no, ma non l'avrebbe lasciato.

S'era vestito - per dare una certa impressione - con un maglioncino di lana accollato, color dell'autunno; coperto da un chiodo di pelle, tutt'altro che adatto al fresco di Parigi. Niente più basco, o... hanky code: non lo vedeva appropriato per l'ambiente accademico. D'altronde il giudizio è prerogativa del genere persona.

Ed era lì, in uno degli studi docenti, prestatogli dal Dottor Frédérique Dubois. Littérature comparée et études de genre, si leggeva sulla targhetta d'entrata.

Il foglio d'appunti di Taehyung era rimasto bianco per mezz'ora, e tale sarebbe rimasto ancora finché non avesse avuto fiducia nelle sue capacità e non avesse improvvisato un incipit davanti a chi fosse disposto ad ascoltarlo.

"Jeon... Jeonggukkie- ahh..!!"

"Oh- oh...!!"

Totalmente indiscreto.

"Jeonggukkie- per favore- ahh...!!" Jeongguk continuava a spingersi in profondità.

"Si..!! Si! Si! Si- supplicami, baby...!!!" erano in università: ecco perché avrebbe dovuto seguire il suo consiglio. "Jeongguk! Fai più piano!"

"Claire- Bellissima..." Gli ricadde in fonte con il capo fradicio, prima gettato indietro. Jeongguk sapeva convincere le donne, quasi meglio di quanto lo sapesse fare con sé stesso. "...non ci riesco." e continuava a spingersi dentro di lei. "Mi fai impazzire." ancora, così che risultasse imbarazzante, ma a tratti divertente.

MelRose | VKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora