VII.

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Il mattino presto a Rue de Bac era assai monotono e tranquillo, e tale era una monotonia che non stancava.

Il sole sorgeva celere, ma tardava a mostrarsi al di sopra dei tetti carta-zucchero: chi desiderasse l'alba doveva far la fatica di salirvi sopra ed attendere i primi raggi violacei della stella più luminosa. E, dunque, fino a mattino inoltrato, era difficile scorgere anche la luce più soffusa.

Nelle tenebre del giorno, solo qualche auto solitaria si muoveva per il boulevard ed i netturbini ritiravano i bidoni marroni dell'immondizia, così che il giorno avvenire fosse ordinato e pulito.

Taehyung sapeva a memoria questo spettacolo: lo vedeva ogni mattina dalla sua finestrella. A volte saliva su per il tetto e si guardava l'alba in solitario, come era solito far da bambino; ma, una volta adulto, aveva preferito il solo e presto risveglio, avvolto fra le coperte, caldo o freddo che fosse, a guardare il sorgere del sole da dentro casa sua.

L'unica cosa potesse fare, nel mattino silenzioso della Ville Révolutionnaire, era ciò che rese suo mestiere. La scrittura mattutina nasceva da vera ispirazione, una reale sensazione di benessere, datagli dall'estraneazione completa col mondo: d'altronde, lassù, non andava a trovarlo mai nessuno, se non la sua dolce cagnetta Miri.

E, così come quella mattina, un batuffolo di pelo bianco, curato e pulito, lo raggiungeva all'entrata sempre aperta; con un balzo era sul letto, e, talvolta, svegliava Taehyung.

Era intento, nel frattanto che attendeva il nuovo giorno, a scrivere i suoi motivi per cui la Sodoma e Gomorra di Proust sarebbe stato il capitolo più oscuro, al contempo narratore della parte più profonda, della Recherche sulla psiche dell'autore stesso.

Lo perdonava perché suo padre era un medico, e cresciuto fra i medici, ma si sentiva preso in causa da quelle prime pagine del più sagace dei tomi.

L'omosessuale che si lamenta; l'omosessuale che sculetta; l'omosessuale maschio; Jupien, che si offre a quell'ipocrita del Barone di Charlus, obbedendo a delle leggi d'un'arte segreta quasi femminile per sedurlo, così da apparire ridicolo e fatuo.

La casistica infinita delle patologie fisiche e psichiche comprendeva anche quella per Proust, e Taehyung non si consolava nemmeno, perché di speranza non ne aveva con Marin, traduttore e critico di quel medesimo che lui perdonava per ragioni di tempo. Meglio non parlarne allora, si diceva.

"L'inattualità dell'argomentazione di Proust contrasta col contenuto mirabile del romanzo e con la brillante tecnica narrativa della reminiscenza..." se lo ripeteva a voce bassa, per sentire che gli tornasse in lessico e sintassi, mentre accarezzava Miri sul pelino profumato.

Marin è un critico e traduttore.

Tu sei solo un semplice scrittore.

Il mondo si divide in prosa e poesia, in romanzi e raccolte.

Il mondo si divide in critici e scrittori. Ed i critici e gli scrittori non vanno d'accordo.

Gli veniva detto con quella vocina arcigna nella sua testa, capace di giudizio sagace (quel che gli serviva per criticare mondo e società), talvolta responsabile delle sue angosce ed insicurezze. Taehyung era il peggior nemico di sé stesso.

Gli dava rigide direttive su come tenere quel dialogo con Marin.

Le avrebbe ascoltate? No.

Esci. dalla. mia. testa.

Non era un caso che quel Proust lo tormentasse come così il suo Marcel.

Taehyung s'arrese; si stancò del tutto di leggere e rileggere quelle tre o poche frasi scritte con assai tentennio da parte sua. Lasciò il suo lavoro a mezzo.

MelRose | VKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora