Capitolo 16

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Ebbe un tuffo al cuore e non avrebbe mai voluto fargli quella domanda. Quella domanda che aveva cambiato del tutto la visione del biondo nei confronti del corvino. Lo aveva considerevole un salvatore, quello che lo aveva liberato dalla sua gabbia ma non era stato così.

"C'è sempre un interesse sotto."
Sussurrò Keigo, stringendo i pugni sul materasso e abbassando la testa; si sentiva un idiota per aver pensato che l'altro, anche se in minima parte, potesse diventare una persona buona.

"È il mio lavoro, uccellino."
Fece dei passi in avanti, sedendosi sul bordo del letto per poterlo osservare attentamente. Lo trovava un tipo parecchio particolare, lo stava guardando attentamente: le grosse ali rosse erano spostate accuratamente dietro la schiena, mentre lo sguardo torvo che gli stava dando non aveva eguali. Era arrabbiato ma Touya non poteva farci nulla, era nato per fare quello.

"Non vuol dire nulla."
Poi Keigo decise di interrompere la conversazione, rimettendosi sdraiato sul letto appoggiato di lato, mentre guardava fisso il muro che aveva di fronte a sé.
"E non chiamarmi in quel modo."
Sussurrò.

Touya fece un sospiro:"come vuoi." Rispose in modo freddo e distaccato, alzandosi nuovamente dal letto e prendendo un'altra sigaretta dal pacchetto. Se l'accese e guardò nuovamente fuori dalla finestra.
"Domani partiremo presto per Tokyo. Quindi è meglio che ti riposi."

Non ebbe risposta e non aggiunse nulla. La notte passò in quel modo. Keigo si riaddormentò dopo poco, preso dalla stanchezza, mentre Touya non aveva sonno, aveva passato la notte a guardare l'altro tra una sigaretta e un'altra.

-•-

Le prime luci del mattino accesero il cielo prima del previsto. Quella mattina, nonostante il forte sole, buttava vento e aveva anche iniziato a piovere poco dopo. Per questo, il corvino, prendendo tutte le sue cose, si apprestò a indossare anche la sua giacca.

"Hai fame ?"
Chiese a un tratto lui, rivolto verso il biondo che era in procinto di alzarsi dal letto. Aveva sentito la sua pancia brontolare, altrimenti non si sarebbe mai azzardato a porgli quella domanda e avrebbero passato il resto del giorno in silenzio.

"No."

"Strano, almeno che non ci sia un t-rex nascosto sotto il letto non riesco proprio a spiegarmi da dove provenga questo brontolio."
Affermò in tono sarcastico il corvino, gettando uno sguardo sul biondo il quale si trovava ancora steso sul letto e non accennava proprio a guardarlo.

"Sta zitto."
Disse incrociando le braccia al petto.

Una mano tatuata la passò tra i capelli per spostarli all'indietro, siccome gli cadevano davanti agli occhi e le loro punte gli andavano a pizzicare fastidiosamente la cicatrice che aveva sulla guancia, poi lasciò cadere entrambe le braccia lungo i fianchi:"dobbiamo andare."

Il biondo si mosse velocemente, scendendo, in silenzio dal letto, mentre le ali provocarono un leggero fruscio strisciando sulle coperte.
Mosse i passi verso il maggiore e annuì.
"Andiamo."
Disse, mentre gli occhi cerulei di Touya lo ispezionarono dalla testa ai piedi: il problema erano le sue ali. Come avrebbe potuto nasconderle senza dare nell'occhio.

Si afferrò poi il cappotto di pelle e se lo tolse, appoggiandolo poi sulle spalle di Keigo. Secondo la sua testa, avrebbe dovuto funzionare. In quel modo, si scoprire le braccia sulla quale vi erano tanti tatuaggi che si estendevano lungo di esse e gli occhi color grano dell'altro ispezionarono ogni singolo disegno pur di non concentrarsi sullo sguardo tagliente di Dabi, mentre percepiva dei brividi a quei tocchi che sembravano così delicati tanto che avrebbe faticato a crederci che fossero le mani di un sicario.

"Non credo che così riusciremo a coprirle. Se è questo il tuo intento."
Con lo sguardo basso, il biondo si allontanò e fece un gesto con le mani a mezz'aria, le allargò e un'onda d'urto colpì dritto il viso del corvino.

"Ma che cazzo..."
Sussurrò, i suoi occhi si spalancarono alla vista di un varco, un grosso varco, al centro della stanza.
"Che diamine è questo, Keigo ?"
La voce dura di Dabi, nascondeva la sua paura.
Aveva paura di tutte quelle stranezze come aveva avuto paura anche delle ali del ragazzo la prima volta in cui lo aveva visto.

"È un varco. Un'altra realtà. Nella torre, avevo molto tempo libero."
Mormorò Keigo, infilando una mano all'interno di quella fessura luminosa e tirando fuori un cappotto abbastanza grande e pesante.
Con lo stesso movimento, richiuse il varco e tolse poi il cappotto di Touya dalle spalle, infilandosi infine quello che aveva appena recuperato.
Questo andava a coprire di più le ali del biondo, sembrava a di più una persona normale e per un istante Touya si dimenticò anche delle sue ali.

"Con questi potremmo andare prima a Tokyo."

"Non è così che funziona."

Road for freedom (Dabihawks)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora