Capitolo 8

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Atsuhiro alzò le mani al cielo, in segno di resa.
Fece un sorriso carico di sconfitta e un sospiro lasciò le sue labbra.
"Mi hai messo con la schiena al muro, non posso che risponderti alla domanda."
Fece il corvino con voce ferma, mentre rimase immobile di fronte a Touya con le mani ancora alzate in aria.

"Sarà meglio che tu ti muova allora. Non ho tempo da perdere dietro alle vostre cazzate."

L'altro in risposta fece un altro sospiro e inziò a parlare:"è il nostro capo. Sapeva che saresti venuto qui per una persona e lui vuole vederti, per proporti un patto."

"Parla."
Fece Touya, muovendo la mano che aveva ancora stretta la pistola.
L'altro fece un sussulto, rimanendo al suo posto. Meglio così Touya non voleva avere di mezzo dei piantagrane come quello o quella biondina che lo aveva accompagnato.

"Non sappiamo nulla."

"Allora portami da lui."
Assottigliò lo sguardo e strinse l'arma tra le dita.
"Un solo passo falso e ti faccio esplodere la testa."

Atsuhiro e Touya si diressero prima alla stazione. Questa era ancora vuota, forse perché era troppo presto per esservi qualcuno nei paraggi. La biondina era seduto sul ciglio della strada e, non appena vide entrambi fare ritorno, si alzò di fretta e furia non felice di vedere Touya.
"Tu."
Disse in un sibilo, la bocca abbastanza spalancata da fargli notare che i suoi canini fossero più lunghi del normale.

"Toga. Fermati. Ha accettato di venire con noi."
La ammonì Atsuhiro, facendola subito arrestare sui suoi stessi passi.

"Va bene. Ma tocca il mio amico..." I suoi occhi gialli si assottigliarono in due piccole fessure, lasciando intravedere così solamente quella pupilla stretta e tirò fuori un piccolo bisturi."...ti taglio la gola."
Sussurrò puntando l'oggetto in direzione di Touya.

"Fai poco la gradassa, bimbetta e conducetemi da quel tizio che già sono stanco e ho delle cose da fare."
Rispose a tono quest'ultimo, poi si fece scortare dai due.

-•-

Quel Tomura doveva essere un dannato riccone, altrimenti non si spiegava quella lussureggiante torre che si ergeva di fronte a loro e che poteva contare da lì più di una dozzina di piani. Gli avevano detto che quella struttura era interamente la sua e che l'ufficio si trovava all'ultimo piano, nell'attico.
Presero l'ascensore e si accorse di aver contato male i piani; erano una ventina e passa.
Dovevano salire più in alto del previsto per raggiungerlo.

Le porte in vetro opaco e bianco si aprirono davanti ai loro occhi, quando giunsero all'ultimo piano, all'attico.
Touya seguì i due, che sembravano conoscere quel posto più delle loro tasche.
Il pavimento era completamente ricoperto da una moquette rossa, sembrava più una grande stesa di sangue, alla fine c'era una scrivania longilinea in marmo scuro, una libreria molto grande sulla parete di sinistra che terminava proprio pari pari alla scrivania e iniziava dall'ascensore dalla quale erano usciti e la parete di destra era completamente spoglia, lasciando così vedere il reale colore della stanza che era più chiaro della moquette ma sempre su quel colore al centro della stanza, invece, vi era un uomo vestito in smoking nero che si mimetizzava perfettamente in quell'ambiente scuro. Riuscì a distinguere un che posizione fosse; braccia conserte e davanti alla scrivania.

"Tomura te lo abbiamo portato come hai ordinato."
I due soggetti, che lo avevano accompagnato fino a lì, si fecero da parte e andarono ai rispettivi angoli della stanza.

Solo quando si fu avvicinato notò che l'uomo indossasse una maschera fatta di mani, riusciva a vedere solo il colore dei suoi capelli, bianchi ... L'unico colore che stonava in quella oscurità.

"Ben arrivato, Touya."
La voce cavernosa dell'uomo rimbombò  nella stanza e riuscì a percepire dei chiari brividi lungo il corpo, ma rimase rigido e in stato di allerta; non doveva farsi raggirare, qualsiasi cosa avessero voluto quei tizi.










Road for freedom (Dabihawks)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora