IV

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**Louis Povs**

Il giorno dopo andai subito a dare un'occhiata al suo libro.

Sul retro della copertina c'era una breve biografia dell'autore:

Harry Styles, autore di bestsellers, nato a New York, genitori assassinati, il caso mai risolto.

Cosa stava succedendo?

-Che hai trovato?- Don Niall era finalmente arrivato all'appuntamento che gli avevo dato per parlare dei numeri di Zayn.

-Una serie di numeri ripetitivi che codificati formano il nome "Harry Styles".-

-Allora è lui?-

-Dobbiamo controllare i dati, certificato di battesimo, gruppo sanguigno... Ho trovato il suo dottore, è già un buon inizio, non credi?-

-Per fare cosa? Se Padre Liam non se la sente..-

-Ho fatto la relazione insieme a lui.-

-La Chiesa rifiuta categoricamente questo genere di cose, lo sai.-

Aveva ragione, aveva terribilmente ragione, ma per niente al mondo, mi sarei fermato. Sapevo che c'era qualcosa di grande dietro quell'uomo.

Le foglie cadevano secche dagli alberi e il suono di queste calpestate mi faceva venire i brividi.

Un tempo ero come quelle foglie: secche, leggere, vuote. Non hanno qualcosa a cui reggersi, sono ormai stanche della vita e si abbandonano, si lasciano cadere cullate dalla brezza della morte. Che è lì, ferma ed immobile, pronta a squarciarti al primo segno di debolezza.

Il giorno dopo

-Louis, la diocesi ha respinto la tua relazione e devo dirti che concordo con loro.-

Mi girai dando le le spalle a Don Simone che subito mi rigirò. - Credo che queste siano proiezioni causate dalla tua infanzia sfortunata. Louis, - Mi mise le mani sulle spalle e mi guardò diritto negli occhi -Satana non è quello che pensi che sia.-

-Don Simone, se crede veramente nell'esistenza di Dio, perché per lei è così inaccettabile che il suo avversario sia altrettanto reale?-

-La chiesa non tollererà le tue ossessioni, se vuoi rimanere qui lascia perdere queste storie.-

Me ne andai.

Accesi una sigaretta, i taxi coloravano la città grigia, mi resi conto di avere sonno.

-Scusi,- mi fermai in un piccolo pub -posso accedere al bagno?-

Mi sciacquai il viso e bevvi un po' di quell'acqua, sperando che fosse potabile.

Alzai la testa e mi guardai allo specchio.

Era da tanto che non mi dedicavo a me. Anzi, lo avevo mai fatto?

Il mio viso scavato a volte mi faceva paura, ma visto da questa prospettiva non era niente male. Pensai che mi stava bene.

Spostai i capelli da un lato, in quel periodo li avevo fatti crescere abbastanza.

Da anni non avevo più il coraggio di guardare il riflesso dei miei occhi con cura.

La gente diceva che ho occhi divini ma solo io so cosa ho visto in quei occhi.

Ero solo un bambino, mi piaceva specchiarmi. Mi piacevano i miei occhi, finché non iniziarono a piangere sangue e a diventare neri. "E' tutto passato, Louis" continuavo a ripetermi. Ma lo era davvero?

All'improvviso dietro di me un rumore.

Mi girai, diedi una rapida occhiata in giro.

-C'è qualcuno lì dentro?- Feci alcuni passi, avvicinandosi sempre di più alle tre toilette, separate da porte di legno pitturate di verde.

Spalancai senza bussare la prima porta.
Niente, se non un nauseante odore di vomito.

Feci lo stesso con la seconda ma, anche qui, ci trovai solo la puzza di piscio che sovrastava quella del vomito.

E anche nella terza porta non c'era nessuno.

Ritornai e prima di controllare le porte dimenticai il rubinetto acceso, il lavandino contenente l'acqua era pieno. Mi avvicinai per chiudere il flusso d'acqua ma, quella che stava cadendo si ritirò su e in men che non si dica scese giù.

Un altro rumore dietro di me.

Mi girai di scatto.

Le porte delle toilette di legno marcirono subito e il loro colore verde lasciò spazio ad un rosso amarognolo e all'acido odore di marciume.

Dai bagni un liquido rosso scuro sgorgava dalle toilette.

Sangue.

Stava riempendo la stanza.
Mi guardai intorno.
La porta dalla quale ero entrato era sparita.
I muri si creparono e presero lo stesso colore delle porte di legno.
Sulle porte comparirono delle incisioni.
Su una porta X
Sull'altra E
E sull'ultima una S.

XES?

Delle piastrelle si staccarono e volarono dall'altra parte della stanza: alcune stavano per colpirmi in faccia.

Il soffitto si crepava, cadevano pezzi di cemento armato a pochi passi dalla mia testa. Gli specchi esplosero, anche qui, con il rischio di lacerarmi la pelle.

Continuavo a girarmi sperando di trovare un'altra uscita.

Le finestre.

Mi avvicinai correndo ma queste scomparirono.

Mi girava la testa, non capivo cosa stava succedendo.

Le luci intorno a me continuavano a spegnersi ed accendersi.

Chiusi gli occhi e cercai di auto convincermi che quello era solo un brutto sogno ma alcuni passi accompagnati dallo 'splash, splash' del sangue me li fece aprire.

Davanti a me, avanzava, con occhi neri dalla malvagità, Zayn Malik.

Indietreggiai il più possibile, fino a che non trovai il lavandino e mi appoggiai su di esso.

Zayn, senza avere una minima espressione facciale, allungò un coltello all'altezza del mio occhio.

-Non sei reale, no, non lo sei.-

Zayn avanzava sempre di più.

-Vattene via.-

Vedevo la punta del coltello avvicinarsi al mio occhio, era a pochi millimetri da me.

Sarebbe bastato solo un altro millimetro e le mie iridi blu avrebbero incominciato a sgorgare sangue, ancora.

No. Non volevo.

Con rabbia inaudita spostai la mia mano destra e feci come per prendere il coltello.

Un fascio di luce.

Tutto nella stanza era tornato normale.

XES-The Antichrist.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora