5. Vuoi che Tommaso mi ammazzi principessa?

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Si sono fatte le dieci e mi trovo nello sgabuzzino. Sì, di nuovo. Ma questa volta fortunatamente  da sola. 

Devo sistemare tutta la merce arrivata oggi come avevo promesso a Sandra prima e, anche se questo stanzino non vorrei più vederlo neanche disegnato, non posso tirarmi indietro.

La cosa positiva è che adesso almeno sono lontana dalla nuova e inaspettata versione di Tommaso. Non mi sono ancora ripresa da quel suo comportamento, dalle sue parole, era così sicuro, deciso... e sexy, fottutamente sexy. 

E' stato scioccante, mi ero fatta tutt'altra idea di lui. Probabilmente avevo esagerato con quella storia dell'angelo. Anzi, togliamo il probabilmente. E' tutto tranne che un angelo. 

Comunque, ora non ho tempo per stare a rimuginarci perché oltre a dover ordinare negli scaffali questa vagonata di roba devo anche avvisare Giada, la priorità al momento è che annulli l'uscita con Giovanni e lo blocchi come si merita. E' stato davvero un bastardo a tradirci così. Ok noi non saremo importanti quanto il suo migliore amico ma un patto è un patto.

Prendo l'iPhone dalla tasca del solito grembiule nero che ho legato in vita e cerco il contatto della mia amica in rubrica. Per fortuna risponde quasi subito.

«Camilla? Come mai mi chiami in orario di lavoro?» chiede stranita.

«Lascia perdere il lavoro, devi subito chiudere con Giovanni, quell'idiota ha spifferato tutto» dico sbrigativa. Non c'è tempo ora di entrare nei dettagli.

«Ma che dici?». Ovviamente se pensavo che quella misera spiegazione sarebbe bastata a Giada mi sbagliavo, vuole sempre sapere tutto.

«Ha detto ogni cosa a Tommaso, il quale tra l'altro prima è venuto a chiedermi il perché non fossi andata a prendere le ordinazioni al suo tavolo dato che sono la sua "preferita" » mimo le virgolette con la mano anche se lei non può vedermi. «E poi mi ha seguita in questo cavolo di sgabuzzino in cui mi trovo anche ora, chiudendo la porta a chiave e chiedendomi della "gita"» mimo di nuovo «Che abbiamo fatto venerdì».  Dire questa cosa ad alta voce mi sta facendo nuovamente agitare, sarò ripetitiva ma sono davvero sconvolta.

«No, aspetta. Riavvolgi il nastro. ERAVATE CHIUSI INSIEME?!» alza la voce tanto da farmi allontanare il telefono dall'orecchio. «Anzi, E' STATO LUI A CHIUDERE LA PORTA?! Oh mio Dio, risvolto decisamente a sorpresa dopo più di un mese di semplici occhiatine». Si ferma un attimo facendomi pensare che abbia finito ma ovviamente riprende a parlare «E com'era lui? Cos'altro ti ha detto? Per quanto siete rimasti lì?» domanda ancora a raffica come se si trattasse della sua serie tv preferita.

«Giada ti sembra il momento di sfamare la tua sete di gossip?» sospiro io rassegnata.

«E' sempre il momento giusto» annuncia serissima.

Rendendomi conto che non c'è via di scampo la accontento, anche se per metà. «Dopo ti racconto tutto come sempre, ora tu pensa a Giovanni però».

«Sì ci penso io, puoi stare serena. Quel verme non si merita manco un saluto, ma sono una persona di buon cuore in fondo quindi glielo concederò» la sento ghignare malefica.

Già rido immaginandomi che tipo saluto gli "concederà" «Perfetto, mi fido di te allora. Ora vado perché ho mille cose da sistemare, ci sentiamo appena torno?» domando giusto per sicurezza.

«E me lo chiedi anche? Non posso perdermi i dettagli di questa storia. A dopo e buon lavoro» mi saluta contenta.

Chiusa la chiamata con Giada è il momento di darsi una mossa, mi sistemo la coda, metto un po' di musica e sono pronta a lavorare. Basta pensarci.

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