9. Lo sai che voglio te

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POV Tommaso

«Mi avete sentito o parlo con i muri? DOVETE MUOVERE QUEL CAZZO DI CULO» ci grida contro il coach per la millesima volta.

«Frustrato del cazzo» commenta subito alla mia destra Giovanni senza preoccuparsi del tono di voce.

Il coach lo fulmina con lo sguardo e indica il bordo campo «Ricci a terra! Per te sono duecento flessioni».

«Il solito coglione» lo derido mentre sbuffando va verso la sua punizione. 

Noi altri continuiamo il nostro settantesimo giro di campo di fila senza sapere quando questo "riscaldamento" avrà una fine. 

Nonostante sia sveglio solo grazie al litro di caffeina che mi sono sparato prima di venire sembro l'unico ancora capace di reggersi in piedi e proseguire. 

Il nostro allenatore, Luigi, è lo stesso da anni, la maggior parte di noi è cresciuta con lui, quindi siamo più che abituati ai suoi metodi non proprio convenzionali e massacranti. 

Regola fondamentale: sono vietate le pause e le lamentele per tutte le due ore di allenamento, pena l'esclusione dalla partita successiva. O in casi più gravi direttamente dalla squadra. 

Io ho sempre approvato questo modo di lavorare, quando ci si allena si deve dare il cento per cento, nessun pensiero, nessuna distrazione, sennò stai a casa e ti fai i cazzi tuoi. 

Ma oggi, forse per la prima volta, quel cazzo di fischietto lo vorrei spaccare. 

E' stato davvero un weekend di merda.

E' da quel sabato che non chiudo occhio, neanche per un secondo, e con oggi siamo al terzo giorno. Non che non mi sia mai capitato ma, questa volta, oltre all'insonnia, i sensi di colpa mi stanno mangiando vivo. 

La mia mente è continuamente in allerta, sento una tensione assillante, come se ci fosse un pericolo dietro l'angolo. 

Ma non per me, per Alice. 

Le sto addosso dalla mattina dopo quella cazzo di festa.

Quando era ormai quasi l'alba di domenica l'avevo riaccompagnata a casa con la moto e non sono andato via fino a quando non ero certo che stesse dormendo e fosse davvero tranquilla. Fosse stato per me sarei rimasto ma ha minacciato che se al suo risveglio fossi stato ancora lì mi avrebbe cacciato a calci. 

Sappiamo entrambi che la sua "minaccia" non mi ha fatto alcun effetto, d'altronde non sarebbe la prima volta che la ignoro e faccio quello che mi pare, ma questa volta ho ceduto e l'ho accontentata. 

Devo ancora accettare il fatto che non sia più una bambina, quella con le treccine bionde che correva da me appena qualche bulletto le sporcava il vestito o le rovinava una delle sue bambole. 

Proprio per questo mi ha davvero colpito la sua reazione dopo quello che è successo con quel bastardo, a parte la normale paura iniziale è riuscita quasi subito a riprendere la sua innata sicurezza.

Ma questo non basta a far star calmo anche me. 

Continuo a pensare a quanto sia stato un coglione ad averla lasciata da sola, per cosa poi? Per una stronza che prima pende dalle mie labbra e poi scompare?

Camilla è un fottuto enigma. 

Non capisco che cazzo le passi per la mente. Prima sì, poi no, poi di nuovo sì e alla fine nulla. 

Ma si sbaglia se pensa che gliela darò vinta così, facendo finta di niente. 

Ancora non ha capito con chi ha a che fare. 

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