11. Sei l'unica

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«Questa è per te angelo».

Sento quelle parole ogni cosa attorno a me finisce in secondo piano.

Mormorii, voci... non esiste più niente.

Potrebbe anche scoppiare una bomba di fianco a me e l'unica cosa a cui farei caso rimarebbe comunque Tommaso al centro del palco.

Mi ha chiamata davvero angelo? Non posso crederci.

Lui mi osserva qualche secondo e, quando è certo di aver attirato completamente la mia attenzione (definizione perfino riduttiva per descrivere il mio stato attuale), mi fa l'occhiolino, per poi diventare serio e concentrarsi sull'inizio della musica.

Sento i miei battiti aumentare e una forte adrenalina impossessarsi del mio corpo. E così, con ancora gli occhi incatenati alla sua figura, ascolto ammaliata le prime note prodotte dalla chitarra e, pochi secondi dopo, la sua voce che, sicura e cristallina, viene amplificata dal microfono.

Ignoro ogni persona presente nella stanza e rimango lì come se davvero fossimo solo io e lui.

Dimentico ogni cosa: provocazioni, segreti, odio.

Il mio smarrimento è tale da rendere difficile persino distinguere le parole che sta cantando, quando finalmente riconosco la canzone ho un tuffo al cuore. E' "Adore you" di Harry Styles.

«I get so lost in your eyes. Would you believe it?» Pronuncia questa frase e i suoi occhi si posano nuovamente su di me con un bisogno urgente, come per accertarsi che io sia ancora qui ad ascoltare e non sia andata via.

Chissà se è consapevole del fatto che quelle parole esprimono perfettamente ciò che ho sempre sentito stando con lui, anche nei momenti peggiori. Anche quando lo detestavo, provavo comunque quella sensazione.

«You don't have to say you love me, you don't have to say nothing, you don't have to say you're mine» si avvicina al ritornello e con il suo fascino si rivolge al pubblico riuscendo a coinvolgere anche chi ancora non gli stava prestando ascolto.

Inconsapevolmente canticchio anche io con i gomiti nella superficie del bancone e appoggiando il viso tra le mani. Non avrei mai immaginato che il cantante così celebrato da Sandra potesse essere Tommaso e nemmeno, più di tutto, che fosse così bravo. Sembra nato per stare sul palco e non lo dico per dire, più lo guardo più penso che la descrizione del mio capo su di lui fosse addirittura riduttiva.

Passano alcuni secondi e non mi rendo conto precisamente di quando quell'idillio ha una fine. O meglio, di quando io lo porto ad una fine e il mio buon senso riprende il suo posto.

Forse quando, dando un'occhiata più attenta a ciò che si trova attorno a me e vedendo il pubblico partecipe cantare assieme a lui, felice e divertito, riprendo la percezione del luogo in cui mi trovo, delle persone che sono presenti e soprattutto dei problemi che dilagheranno alla fine della canzone.

O forse, ancora, quando a quella dedica così romantica e scenografica, accosto il ricordo delle parole sprezzati che ho sentito di nascosto.

Qualunque cosa sia stata, la ringrazio per avermi riportato alla realtà, lasciandomi alle spalle quel bel sogno in cui il Tommaso che desideravo esisteva, ed era ancora meglio di quanto sperassi.

Sono contenta di essermene resa conto, nonostante la delusione sia inevitabile perché, purtroppo, io in quel sogno ci stavo bene. Anche troppo.

La canzone prosegue e con lei la mia paura delle conseguenze che fra poco mi troverò a subire.

Rinchiusa nei miei pensieri sobbalzo spaventata appena sento delle dita toccarmi la spalla e qualcuno chiamare il mio nome. Mi volto e al mio fianco trovo Giada che appare spensierata e curiosa.

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