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June

Dopo il pranzo con Pamela e Veronica, siamo ritornate in classe. Ma a quanto sembra non abbiamo altre lezioni per oggi a causa di problemi da parte dei professori.

Così Veronica ha proposto di andare in un parchetto poco più distante dall'università. Ovviamente né io né Pamela abbiamo esitato.

Non mi sento al cento per cento parte del trio che formiamo, non perché loro non mi considerino, ma forse solo perché non sono abituata a tutto questo: attenzioni, richiami e vicinanza. Ammetto che è un'affermazione azzardata, le conosco davvero da pochissimo. Ma sia Veronica che Pamela sembrano quello che avrei dovuto avere accanto fin dalla mia tenera età. Sono sincere, lo percepisco. 

Quando passeggiavo per i corridoi della mia scuola non alzavo mai lo sguardo per vedere chi ci fosse intorno, anzi, preferivo non notassero per niente la mia presenza. Ma puntualmente, ogni volta che attraversavo i corridoi, sentivo tante risatine. Non mi sono mai chiesta quale fosse il motivo che portasse quelle persone a ridere di me, a tenermi lontana. Semplicemente sopravvivevo, come era giusto che fosse. Preferivo ignorarli, far finta che in realtà non stessero ridendo per me.

Forse non sono troppo diversa dai miei genitori allora.. sono stati proprio loro ad insegnarmi a fingere. Fingere che andasse tutto bene, che non avessi problemi con loro, che non avessi dei problemi a farmi degli amici.

Ho imparato ad indossare una maschera, me lo hanno insegnato loro. E adesso, forse, sono solo impaurita che se questa maschera dovesse crollare non riuscirei più a rialzarla e a nascondere, di nuovo, la vera me.

Quindi ne valeva la pena? Continuare a vivere nascosta e nascondere quella ragazza che avrebbe semplicemente voluto un po' di affetto e di attenzioni? 

"Stasera ti va June?" chiede Pamela cingendomi le spalle con un braccio

"Se è un'altra festa rifiuto" affermo subito per informarle

"No, dicevamo di uscire per mangiare qualcosa con tutti quanti" mi spiega Veronica per cercare di convincermi

"Ah, meglio, allora ci sto" mi stringo nel mio giacchetto nonostante non senta eccessivamente freddo.

Credo sia uno di quei gesti che non faccio di proposito, ma solo per imbarazzo per ciò che succede o che sta succedendo. 

Poco più distante da dove camminiamo, incrocio lo sguardo di Harry che mi rivolge un sorriso e poi un saluto di cortesia

"Ciao" rispondo sorridendo a mia volta

Poco dopo le ragazze mi prendono sottobraccio lanciandosi degli sguardi felici?

"June, e quello lì chi è?" Veronica non perde tempo e va dritta al sodo, curiosa

"È un ragazzo che ho aiutato ieri, non sapeva dove fossero i dormitori e glieli ho indicati io" faccio spallucce

"Come si chiama?" questa volta è Pamela a chiedere informazioni

"Harry, è davvero molto gentile" sorrido

"June, June, mi sa che ti sei presa una bella cotta" dice Veronica facendomi arrossire

"Ma cosa dici? A stento lo conosco" mi esce una risata isterica

7 minutes in heavenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora