Capitolo 27

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Ciao a tutti, volevo solo introdurvi un po' questo capitolo. Come avete notato ci sono dei nuovi personaggi e per imparare a conoscerli ho deciso di mettere anche dei loro pov.

Ovviamente non trascurrerò anche le protagoniste e i protagonisti.

In questo capitolo capirete un pochino di Alya e Enea, persone molto diverse, legate da un'amicizia unica.

Poi troverete il pov di Charlotte, il quale è solo il continuo del capitolo precedente.

È passato un po' di tempo, quindi ve lo riassumo, se nonostante esso non vi ricordate niente vi consiglio di rileggerlo.

Charlotte è appena tornata a casa, distrutta, come suo padre. 🏠

Chris ha cercato di capire come stia, ma lei ha risposto "tutto bene" 👀👎👍

Il pomeriggio era con i suoi fratelli a vedere un  film ma loro si comportavano in modo strano, più freddo, e lei ,ovviamente,  se nè accorta.  👀👀

Ha provato a chiedere un po' a tutti la causa del loro comportamento ma nessuno ha risposto.  👀👩‍🦳

E ora eccoci qui.... buona lettura

Lasciate una stellina e scrivete nei commenti , è importante. Grazie.

Pov: Enea

Non avrei mai pensato che quella bambina spensierata diventasse il casino che sono adesso. Sono la persona più complicata di questo universo, credo che nessuno possa battermi.

E spesso penso che se ci fosse stata lei, io ora sarei una ragazza normale, senza tutti questi problemi. Ma il destino non ha voluto, a volte è proprio un bastardo.

Quando lei è volata via da me, tutti mi guardavano con pietà, come se fossi un cucciolo di cane. La gente non vuole capire che avere empatia non è avere pietà o compassione.

NON.SONO.LA.STESSA. COSA.

Ma a quanto pare è troppo difficile per capirlo. È un concetto che può capire solo per chi quelli sguardi incutono timore, solo chi ci è passato lo può capire.

Basterebbe immedesimarsi nell'altro per non far del male, ma costa troppa fatica. È questa la verità, questo è il mondo in cui viviamo, bella merda, vero?

In quel periodo avrei tanto voluto mettermi nel letto a piangere, l'ho fatto sì e no due volte, le altre no. Non potevo. Dovevo esser forte e dovevo sorridere, perché era quello che gli altri volevano facessi.

Perché era l'unico modo per impedire alla gente di giudicare il lato più vulnerabile di me. Non avrei sopportato ancora i loro sguardi, i loro commenti, commenti del tipo "povera, tutte a lei" "come fa a dormire la notte, io non ci riuscirei" "La fa troppo grande, non è mica la fine del mondo".

Ma sono cambiata, non saprei darvi un tempo preciso o una motivazione dettagliata. È successo all'improvviso, Mi alzai dal letto e decisi che tutto doveva cambiare, che io dovevo cambiare.

Sono fredda, selettiva con le persone, mi fido poco e soprattutto ho scoperto che la migliore difesa dalle delusioni e dal dolore è il distacco.

Sono menefreghista forse è una delle poche cose che non ripudio del mio essere. Non ho bisogno di nessuno per andare avanti, ce la faccio da sola.

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