𝕾𝖑𝖞𝖙𝖍𝖊𝖗𝖎𝖓 𝕳𝖔𝖓𝖔𝖗 ~ 𝕸𝖊𝖙𝖎𝖈𝖈𝖎𝖔

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Lo smistamento nelle case era un processo lungo. Dopo i primi dieci minuti nella sala Barty dubitava ci fosse ancora qualcuno che ascoltasse davvero. Si limitavano solo ad applaudire quando una persona veniva mandata al loro tavolo e darsi gomitate quando veniva il turno di gente particolarmente interessante. Quando nella sala piombò il silenzio, si mosse incuriosito per vedere cosa stava succedendo. Era stato chiamato un nome. Rosier, Evan Rosier. Barty non dovette nemmeno sforzarsi per vederlo, gli bastò seguire gli sguardi di tutti e oh, capì subito a cos'era dovuta quella reazione. Un bambino con la pelle troppo scura perché fosse solo abbronzatura estiva ma troppo chiara per essere quella di un purosangue stava avanzando a testa alta verso il treppiedi che sorreggeva il cappello parlante. Barty l'aveva notato già prima come molti altri del primo anno che avevano passato l'attesa nell'atrio ad additarlo in modo poco discreto. Non era il primo mago di colore a frequentare Hogwarts ma comunque uno dei pochi e soprattutto l'unico a non essere completamente nero. In certi paesi gli avrebbero proibito di frequentare la loro stessa scuola ma Hogwarts amava definirsi progressista anche se questo non valeva per tutte le persone che la frequentavano. A Barty il colore della sua pelle non faceva la minima differenza, almeno non finché non aveva realizzato come si chiamava. Conosceva i Rosier, erano una famiglia importante e ricchissima e avevano agganci politici un po' ovunque in giro per il mondo. In Inghilterra c'erano tre Rosier che avrebbero potuto avere un figlio di quell'età e tutti e tre si erano sempre presentati alle cene dei Crouch con la propria consorte (bianca) e senza alcun segno di avere un figlio meticcio nascosto da qualche parte e Barty non sembrava l'unico che stava ragionando su questo considerato il forte bisbiglio che si era propagato per la sala.
Evan Rosier comunque sembrava totalmente immune all'effetto che aveva sulla sala. Stava seduto con eleganza sul treppiedi e ascoltava il capello parlante con tranquillità. Questo bisbigliava burbero parole che a loro erano incomprensibili mentre il ragazzino sussurrava la sue risposte senza staccare gli occhi dalla folla che si era concentrata a guardarlo. Quando, alla fine, dopo una risposta del ragazzo il cappello parlante scoppiò a ridere di gusto nella sala la tensione era palpabile. Tutti volevano sapere, non importava neanche che cosa, chi fosse quel ragazzo, da dove venisse, in che casa sarebbe finito...erano troppe le domande.
- Vedo molto coraggio - decretò il capello e tre quarti della sala trasse un sospiro di sollievo che però durò solo fino a che non riprese.
- Intelligenza...- continuò
- E qualcosa di più. Ambizione? Probabile... anzi sì molto probabile. Più ambizione che il resto effettivamente...- ora il cappello borbottava frasi confuse, riflettendo tra se e se.
Barty sentì dei ragazzi al suo tavolo pregare che non finisse con loro. Era strano ma li comprendeva, forse anche lui infondo sperava lo stesso.
Poi il cappello proclamò il suo verdetto.
- Serpeverde - Lo disse con un'enfasi che riuscì quasi a contrastare la carenza di applausi che il ragazzo ricevette dal suo nuovo tavolo.
Quando marciò verso di loro si assicurò che il suo sguardo di odio li marchiasse tutti quanti, uno a uno. C'era un unico posto libero, o almeno solo uno era rimasto da quando lo avevano annunciato e tutti si erano stretti tra di loro per non ritrovarselo vicino. Evan provò fastidio per questo ma anche soddisfazione. Si avvicinò al posto libero, quello tra Regulus Black e Bartemius Crouch Jr. Non li conosceva, non di persona almeno ma suo padre aveva insistito perché imparasse i loro nomi e quelli di pochi altri perché erano loro "le persone che contavano". Cercò di ignorarli entrambi quando si sedette tra loro ma gli fu impossibile quando uno dei due gli rivolse la parola.
- Cosa nasconde quella pelle di tanto importante da zittire una sala? - Barty Crouch Jr era la personificazione di come un ambiente tossico potesse infettare le persone che ci crescevano. Questo Evan non lo sapeva ancora ma più avanti avrebbe imparato a capirlo. Stava tutto nel modo schietto con cui si approcciava alle persone, nei suoi tic nervosi e nello sguardo folle che gli animava gli occhi verdi. Ora però, l'unica cosa che Evan vedeva era un ragazzo visibilmente ricco, uno di quelli che avrebbero potuto comprare il mondo se volevano e che lo stava guardando come si guarda un animale allo zoo, estasiato dalla sua unicità ma consapevole di una differenza fondamentale e cioè chi fosse dei due ad essere in gabbia. Stava allungando una mano verso di lui come in un trance e Evan non riuscì a trattenersi mentre un'ombra di panico gli attanagliava lo stomaco.
- Non toccarmi stronzo - aveva ancora abbastanza controllo di sé per cambiare lingua prima di parlare. Aveva imparato il francese dopo anni trascorsi a Saint Malo relegato nella villa del Vecchio, un lontano cugino di suo nonno. Non era saggio che si sapesse prima del dovuto che Fenton Rosier aveva avuto un figlio da un'afroamericana babbana originaria del Mississippi e che tale figlio era, al momento, l'unico erede possibile per l'intera fortuna del ramo britannico dei Rosier quindi suo padre aveva ben pensato di farlo sparire finché non fosse venuta fuori una soluzione migliore che, però, non era arrivata. Il francese ormai era l'unica cosa che gli era rimasta del Vecchio dopo la sua morte e dopo che suo padre aveva illegittimato ,fino al raggiungimento della maggiore età, la villa che gli era stata lasciata come eredità. Evan non lo usava da quando aveva lasciato la cittadina qualche mese prima. Suonò leggermente incerto sulle sue labbra e lo riportò indietro al luogo in cui avrebbe preferito essere.
Fu doloroso sentire la risposta che ricevette. Non proveniva dal ragazzo che ancora protendeva le mani verso il suo viso, estasiato, ma dall'altro che per tutto quel tempo era stato in silenzio ad osservare la scena.
- Dovresti fare attenzione a quello che dici, non sei più sulla nella tua villa sperduta - il suo francese era perfetto, senza il minimo accenno alla cadenza inglese dei Black e le sue parole furono come pallottole. Evan si alzò bruscamente dalla sedia e lasciò la sala senza voltarsi indietro, ignorando i richiami di prefetti e professori e fin troppo consapevole di cosa significasse il battito accelerato del suo cuore. Si sentiva l'animale nella gabbia e aveva paura.

𝕾𝖑𝖞𝖙𝖍𝖊𝖗𝖎𝖓 𝕳𝖔𝖓𝖔𝖗 ~ 𝒜 𝑀𝒶𝓇𝒶𝓊𝒹𝑒𝓇𝓈 𝐸𝓇𝒶 𝒮𝓉𝑜𝓇𝓎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora