𝕾𝖑𝖞𝖙𝖍𝖊𝖗𝖎𝖓 𝕳𝖔𝖓𝖔𝖗 ~ 𝕯𝖊𝖘𝖎𝖉𝖊𝖗𝖎𝖔

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Barty, Evan e Regulus non avevano mai avuto troppi amici. Non era come se facessero apposta ad allontanare le persone,  ma spesso queste non si avvicinavano a loro per principio oppure, se lo facevano, venivano presto allontanate dal glaciale trattamento che veniva loro riservato (di proposito o accidentalmente) e lasciavano perdere.
Evan sapeva delle voci che giravano su loro tre. Per i primi anni erano state meno spietate ma Evan aveva capito che non sarebbe stato più così già da settembre, quando nel treno aveva percepito lo sguardo di tutti su di sé e la parola "signore oscuro" in molte delle loro bocche. La prospettiva di una guerra era imminente e loro sembravano aver già deciso chi fossero i cattivi. Da allora le voci su di loro non si risparmiavano su niente: erano tutti e tre seguaci di Voldemort, Barty era pazzo e pericoloso, Evan un tossico sadico e Regulus un freddo manipolatore.
Con una nomea del genere, nessuno si stupiva che la loro cerchia di amici comprendesse solo loro tre e - come aggiunta occasionale - Pandora, che dopo essere in qualche modo (che davvero nessuno riusciva a spiegarsi) diventata amica di Regulus, per proprietà transitiva aveva cominciato a legare anche con loro.
Quell'anno però, il loro quarto, arrivò una persona che cambiò i loro fragili equilibri, che si aggiunse alla perfezione al loro gruppo disfunzionale come il pezzo mancante di un puzzle che non si erano nemmeno accorti essere incompleto.
Dorcas Meadowes. Il primo amore di Evan.

Il problema quando hai una brutta reputazione e che tutti tendono a sapere chi sei. Era da mesi ormai che Evan non poteva entrare in una stanza senza che almeno un paio di occhi lo scrutassero con diffidenza o senza che nei corridoi sentisse il suo nome sussurrato da qualche curioso quando passava. Raggiunse il limite di sopportazione verso tutto ciò a inizio dicembre mentre cercava di fumare in pace in giardino, unico luogo in cui i professori non provavano neanche più a impedirglielo. Era davvero stressato a causa dell'ennesima cazzata di Barty ma invece di rilassarsi continuava a sentire un sottofondo di bisbìgli a pochi metri da lui, dove un gruppetto di ragazze continuava a fissarlo di sfuggita. Così si era alzato di scatto, decidendo di mandare a puttane anni di autocontrollo e si era piazzato davanti a loro.
- Che cazzo avete da guardare?- . La soddisfazione davanti agli sguardi sbigottiti di quelle ragazze era stata quasi sufficiente ad accontentare il suo desiderio di arrabbiarsi e litigare con qualcuno. Stava per allontanarsi, convinto che tanto nessuna di loro avrebbe osato rispondergli quando aveva sentito una voce leggermente tremante parlargli.
- Tu fumi - non sembrava una domanda e in ogni caso la risposta era talmente ovvia che non si prese nemmeno la briga di risponderle. Non aveva visto chi delle cinque ragazze li presenti avesse parlato ma seguendo gli sguardi sconvolti delle altre quattro capì di chi si trattava. Aveva i capelli biondi, con le punte colorate di un rosa slavato che rendevano solo vagamente meno anonima la sua figura. Evan la fissò per niente impressionato ma comunque vagamente confuso dalla piega che la conversazione stava prendendo.
- Io... scusa ho detto una cazzata, lascia perdere - la ragazza era visibilmente in imbarazzo ma aveva cercato di dissimularlo con una risatina.
- Sono Emmeline comunque e davvero non volevamo disturbarti prima.- sembrava un po' più sicura adesso, le spalle più dritte e lo sguardo che incontrava direttamente il suo. Evan aveva pensato che forse era sinceramente dispiaciuta ma più di tanto non gli era importato, troppo confuso da ciò che stava succedendo.
- Ti dovrei conoscere?- la ragazza a quello aveva abbassato lo sguardo simulando una risatina finta e fastidiosa.
- No, no tranquillo. Non ci siamo mai ufficialmente presentati - sembrava un po' incerta a questo punto, non sapendo bene come interpretare la sguardo vuoto di Evan.
- Ma tu sai chi sono io, giusto?- Evan l'aveva detto quasi dimpulso, per forzare la conversazione al suo inevitabile epilogo. "sì, sei un mangiamorte, il disonore della tua famiglia. Mi fai schifo" Evan ormai sentiva quelle parole abbastanza spesso che gli passavano oltre senza più nemmeno sfiorarlo, ma sentirgliele dire gli avrebbe dato un motivo per arrabbiarsi con lei e poter finire quella conversazione
- Beh diciamo che riconoscerti non è così difficile con il tatuaggio e i capelli biondi - lei lo aveva guardato con un leggero sorriso imbarazzato sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
E Evan sentiva la necessità di interrompere la conversazione sempre di più
- Credo tu abbia ragione Em... - e in quel momento un po' gli dispiaceva di non aver prestato attenzione al nome della ragazza ma lei prontamente lo aveva finito per lui vedendolo in difficoltà
- È Emmeline, Emmeline Vance - aveva detto con un sorriso leggermente ferito. Evan allora aveva deciso che quello fosse il momento giusto per andarsene per cui aveva annuito con la testa e agitato leggermente la mano.
- Bene è stato bello conoscerti Emmeline- era suonata come una bugia perfino alle sue orecchie ma non se ne era preoccupato, cercando di allontanarsi dal gruppo il più in fretta possibile. Allora aveva sentito le voci delle ragazze dietro di lui, urletti striduli rivolti a Emmeline e poi tra tutte una voce molto chiara che lo aveva sconvolto.
"Fa un po' paura ma l'hai visto cazzo? Diventerei anche io una mangiamorte se me lo chiedesse lui con quello sguardo"
E beh, questo era stato inaspettato
Evan aveva passato l'anno precedente a crearsi la perfetta nomea per far incazzare suo padre, con il tatuaggio della rosa, i capelli rasati e tinti di biondo, le scarpe babbane e le sigarette, aveva perfino scoperto che al di là di suo padre quelle cose lo facevano impazzire, scoprendo finalmente il mondo che suo padre aveva sempre cercato di nascondergli, quello di sua madre. Quello che non aveva mai nemmeno immaginato però era come questo avrebbe cambiato radicalmente il modo in cui le persone lo vedevano. Molti lo consideravano un criminale, mentre i  Serpeverde un traditore del suo sangue ma quel giorno aveva scoperto che c'era anche chi era affascinato dal suo modo di essere: le ragazze.
Dopo la conversazione con Emmeline aveva iniziato a notare cose che prima aveva sempre frainteso, gli sguardi quando passava, per esempio, che prima gli sembravano solo ostili adesso si alternavano con alcuni carichi di qualcosa che sembrava desiderio e i bisbigli, che prima cercava di ignorare, ora lo perseguitavano, ricchi di risatine e voci eccitate che accompagnavano il suo nome ovunque.
Inevitabilmente, allora, non aveva potuto fare a meno di pensare a cosa fosse di lui a farle comportare così.
Aveva iniziato a osservare Regulus e Barty la mattina quando si cambiavano per sondare attraverso i loro corpi anche il proprio. Regulus era snello e non tanto alto, il quiddich gli aveva donato una lieve massa muscolare ma sarebbe sempre stato più magro che muscoloso. In compenso il suo viso, ora che stava perdendo le fattezze da bambino, era bello, androgino e raro e gli garantiva un aspetto quasi regale. Barty invece, si stava sviluppando più in lunghezza che in massa. Era più alto di Regulus di almeno dieci centimetri e anche lui aveva il genere di fisico che sarebbe sempre stato più asciutto e flessuoso che robusto. Il suo viso era meno perfetto di quello di Regulus, con i suoi occhi verdi a contrasto con la pelle pallida e la leggera curva del naso che distorceva il profilo. Aveva un viso affilato ma nel complesso non era un brutto viso.
Se Evan guardava se stesso allo specchio, invece, non vedeva niente che lo rendesse anche lievemente attraente quanto loro. Non si trattava del colore della sua pelle ma del suo insieme, guardava loro e ammetteva a se stesso che erano semplicemente troppo rispetto a lui. Per quello non capiva gli sguardi, non si era mai trovato a guardare qualcuno e provare attrazione, non gli era mai interessato e non capiva cosa volessero tutte quelle ragazze da lui.
Poi era arrivata Dorcas e all'improvviso lo aveva fatto, aveva capito, perché lui provava lo stesso per lei.

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