𝕾𝖑𝖞𝖙𝖍𝖊𝖗𝖎𝖓 𝕳𝖔𝖓𝖔𝖗 ~ 𝒜 𝑀𝒶𝓇𝒶𝓊𝒹𝑒𝓇𝓈 𝐸𝓇𝒶 𝒮𝓉𝑜𝓇𝓎

𝕰𝖕𝖎𝖑𝖔𝖌𝖔

Barty Crouch Jr si svegliò con la consapevolezza che fosse successo qualcosa di importante. Si guardò il polso scoprendo che il tatuaggio era quasi invisibile, innocuo. L'appartamento in cui si trovava era nei sobborghi della Londra babbana, un buco con tre stanze e delle perdite sul soffitto. Il letto di Evan era già vuoto ma per lui era una cosa normale dato i loro orari. Si alzò fino a raggiungere la cucina solo per trovarla altrettanto deserta. Sentì il campanello suonare e preso dal panico afferrò la bacchetta sigillando la porta per poi tornare davanti al tavolo della cucina, dove un plico di fogli lo attendeva.
Sentì un nodo alla gola consapevole che non avrebbe retto una lettera d'addio che comunque non trovò. Erano documenti, lasciti testamentari e informazioni circa proprietà e beni. Guardò il foglio in cima alla pila, confuso.
Lascio tutti i miei beni materiali e finanziari comprendenti un fondo bancario alla Gringott e i terreni presso Saint Malo e Londra a Bartemius Crouch Jr.
Barty impallidì sempre più consapevole di cosa quei documenti significassero. Urlò e spazzò via i fogli dal tavolo con un colpo secco prima di sentire la porta d'ingresso aprirsi. Per un secondo pensò fosse Evan e si piazzò davanti all'entrata pronto a urlargli contro tutta la paura che gli aveva fatto prendere ma dalla porta non entrò lui, entrò sua madre. Era invecchiata e reduce da una brutta notte ma comunque sembrava impeccabile nella sua pelliccia. Lo guardò per qualche secondo prima di scoppiare in lacrime e correre ad abbracciarlo.
- Stai bene - sussurrò accarezzandolo febbrilmente
-Tu-tu stai bene - Barty la scostò bruscamente prendendola poi per le spalle in una morsa ferrea.
- Che cazzo ci fai tu qui ?- lei cominciò a singhiozzare più forte
- La lettera...- disse ad un certo punto guardando il figlio.
- Sono così felice che tu mi abbia mandato quella lettera. Credevo fossi morto - Barty ignorò tutto concentrandosi sull'unica informazione che gli interessava.
- Dammela - la donna annuì incerta, l'emozione di poco prima smorzata e gli porse un foglio di carta spiegazzato.
Era stato Evan, fu una certezza che lo colpì non appena vide quella scrittura tanto sbilenca quanto lo era la sua. L'amico era sempre stato bravo a imitare le calligrafie ma Barty avrebbe riconosciuto la sua tra mille. Quel foglio era una scusa perfetta. Diceva come Barty fosse stato rapito da dei mangiamorte e di come fosse riuscito a scappare solo durante gli avvenimenti della tortura dei Paciok. La madre era venuta lì convinta di doverlo aiutare grazie a Evan che gli aveva regalato l'occasione di avere la libertà.
Guardò la donna con un sorriso che solo lei nella sua cieca fiducia avrebbe potuto considerare autentico.
- Sto bene madre - disse - ma ho bisogno che tu faccia una cosa per me - lei annuì felice di potersi rendere utile al figlio e non fece obiezioni nemmeno quando lui le chiese la copia più recente della gazzetta del profeta e nemmeno quando lui dopo aver letto i titoli le ordinò di lasciarlo da solo.
Evan Rosier era morto. Si era sacrificato per lui anche se era innocente ed era stato lasciato ferito su una strada deserta a morire. Barty sentì la rabbia montargli dentro. Era stato fatto tutto perché lui se ne andasse, perché scappasse e vivesse un sogno che ormai era solo fantasia. Barty però aveva un altro sogno, qualcosa che nella sua follia sembrava idilliaco. Non gli importava quanti signori oscuri avrebbe dovuto servire, non gli importava nemmeno della guerra. Voleva vendetta. Lèsse i nomi nell'articolo che riguardava la morte del suo amico, c'era un uomo, l'eroe che aveva fermato il temuto criminale. Alastor Moody. Barty non voleva una villa e nemmeno redenzione. Pensò a Evan, alle promesse che gli aveva fatto su un futuro migliore. Quello che voleva era che quell'uomo soffrisse.