Regulus Black non riusciva a ricordarsi una volta nella sua vita in cui non era stato soggetto alla paura. Si presentava in lui ogni volta che iniziava a sentirsi bene, gli permetteva di illudersi nell'idea che anche a lui fosse concessa una vita normale e poi gliela strappava via brutalmente.
Quando quattro anni prima era arrivato ad Hogwarts, niente era cambiato. Aveva paura. Paura di deludere la sua famiglia, di non essere abbastanza per le persone a cui teneva e questo lo aveva schiacciato come sempre, finché qualcosa non era cambiato. Al suo rigido mondo di regole e aspettative si erano aggiunti Barty ed Evan e la sua paura era diventata quella di perderli.
L'idea di condividere la stanza con qualcuno prima di allora non l'aveva mai sfiorato. La sua famiglia era ricca e la villa a Grimmauld Place abbastanza grande perché ognuno dei Black potesse avere anche tre stanze personali. Da piccolo per un breve periodo aveva provato a dormire con suo fratello, terrorizzato all'idea di rimanere da solo al buio nella sua stanza, ma non era passato troppo tempo prima che loro madre li scoprisse e li punisse severamente per quella trasgressione. Da allora si era imposto di smettere di temere le ombre e il buio e si era costretto ad accettare il senso di panico che gli provocava la solitudine nella sua stanza.
Ad Hogwarts però era stato diverso, dopo svariati tentativi per farsi assegnare una camera singola si era dovuto arrendere all'idea di condividere la stanza, con due persone che odiava tra l'altro ma con gli anni proprio queste due persone erano diventate essenziali per lui e l'idea di perderli aveva cominciato a tormentarlo.
Cercò di scacciare dalla mente la discussione avuta poco prima e i suoi pensieri mentre il bisogno di sfogarsi lo spingeva ad accelerare il passo. Si fermò solo una volta fuori dal castello, solo quando davanti a lui non ebbe altro che la distesa erbosa del campo da quiddich e tutto intorno gli spalti dello stadio. Non aveva con se la sua scopa siccome quando era uscito furioso dal dormitorio non pensava sarebbe finito lì sul campo. Era contro le regole allenarsi senza prenotare lo stadio ma in quel momento quello era l'ultimo dei suoi problemi, voleva solo sfogarsi in pace.
Si rese conto di non essere da solo solo quando ormai era troppo tardi per tornare indietro. Fu per via di una pluffa che rischiò di disarcionarlo e che lo mancò solo perché qualcuno lo investì prima spostandolo quel tanto che bastava per proteggerlo dalla palla. Era stato tutto troppo veloce. Regulus si dette dello stupido per l'imprudenza con cui aveva agito ma dovette scacciare i rimproveri per se stesso in favore della realizzazione di chi gli aveva evitato l'infermeria.
Vestito nella sua uniforme da capitano infatti davanti a lui c'era James Potter. In quattro anni non ricordava di aver avuto con lui nemmeno una conversazione che andasse oltre il "vaffanculo". Era paralizzato, consapevole di essere in trappola. Non sarebbe mai dovuto andare lì, era nel torto marcio e alla completa merce di un tizio che lo odiava e che peggio, avrebbe di sicuro riferito l'accaduto a suo fratello. Non appena riottenne un po' di stabilità atterrò. Voleva andarsene da lì, aveva solo voluto distrarsi dai suoi problemi ma era riuscito a trovarne altri. Suo fratello e i suoi amici erano l'ultima cosa a cui voleva pensare adesso eppure sembrava perseguitarlo.
Ed eccola lì, ancora quella stessa e costante paura.
Fece solo tre passi prima di essere bloccato dalla voce di James.
- Ehi Black già vai via? - non si girò nemmeno e tantomeno gli rispose intenzionato ad evitare qualsiasi tipo di interazione ma il suo piano fallì miseramente quando l'altro lo sorpassò piazzandosi davanti a lui e impedendogli di andarsene. Regulus allora estrasse la bacchetta non pensando a quanto questo peggiorasse la sua situazione e spinto solo dal desiderio di scappare. Infondo era quello che faceva sempre. Non era come suo fratello Sirius, non poteva semplicemente mandare la sua famiglia a puttane e andarsene, sarebbe stato bello ma per lui impossibile.
- Vedo che il caratteraccio è un tratto di famiglia - James non sembrava davvero preoccupato, era più che altro divertito e questo non fece altro che innervosire Regulus. Tutto di lui gli urlava di andarsene, dalla spavalderia con cui stava davanti alla bacchetta puntata al sorriso sornione sulle sue labbra. James Potter era pericoloso e nonostante fosse lui ad avere la bacchetta dalla parte del manico si sentiva in trappola.
- Togliti di mezzo Potter - il disinteresse con cui lo disse era tradito solo dalle nocche sbiancate delle sue dita mentre stringeva la bacchetta con troppa forza.
- Perché Reggie, non ti piace allenarti in compagnia? - il sarcasmo nella sua voce, il modo in cui aveva storpiato il suo nome... Regulus gli assestò una spallata e lo superò.
- Vaffanculo Potter -
- Non così Reggie. È troppo comodo se te ne vai. E l'orgoglio dei Serpeverde che fine ha fatto? - Regulus lo ignorò
- Sai, non potresti essere qui - si girò di scatto guardandolo negli occhi
- E infatti me ne sto andando - non gli piaceva la piega che quella conversazione stava prendendo.
- La porta era chiusa a chiave. Usare Halomora per scassinare le serrature della scuola non è consentito, l'ho scoperto a mie spese - proseguì imperterrito James sorridendo.
- Si può sapere che cazzo vuoi da me? Ricattarmi? È un colpo basso perfino per te - Regulus percepì il peso che queste parole ebbero su James ma si impedì di sentirsi in colpa, infondo era la verità.
- Un allenamento. Resta per un'ora e nessuno saprà che sei venuto qui senza permesso e che io e te ci siamo allenati insieme. Me lo porterò in tomba giuro - gli era tornato il sorriso e ora gli porgeva la mano con aria di sfida.
- Da capitano a capitano. Una semplice sfida per soddisfare la mia curiosità -
- La tua curiosità o il tuo ego? - Non riuscì ad impedirsi di chiedere.
- Stai dicendo che sono più forte di te? - Regulus ormai non aveva scelta. Non era solo per la minaccia di venire scoperto, era la rabbia accumulata che ora aveva trovato uno sfogo. Scacciò la mano di James in malo modo prima di girarsi, diretto verso il campo questa volta.
- Sei patetico Potter. Ti servono i ricatti perfino per farti fare il culo da qualcuno-. Alla risata che sentì alle sue spalle non poté fare a meno di sorridere prima di alzarsi in volo e sfrecciare per il campo. James lo raggiunse poco dopo ma senza la pluffa che prima l'aveva quasi disarcionato.
- Con cosa dovremmo allenarci scusa? - chiese Regulus tornando il più disinteressato possibile.
- Tu sei un cercatore, non volevo darti uno svantaggio - alzò un sopracciglio prima di avvicinarsi a James.
- Prendi quella pluffa Potter in partita riesco a prendere un boccino quello in svantaggio sei tu - la luce che si accese negli occhi dell'altro fu dolorosa. Gli ricordò troppo Sirius e lo costrinse a distogliere lo sguardo.
Quando James tornò con la pluffa iniziarono a giocare. Fu strano, pericoloso ma Regulus non riuscì a badarci. Fu solo quando tornò in camera quella sera, dopo aver passato più dell'ora prestabilita ad allenarsi che si rese conto di quello che era appena successo.
Non la sentiva. In quel momento non aveva paura.
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𝕾𝖑𝖞𝖙𝖍𝖊𝖗𝖎𝖓 𝕳𝖔𝖓𝖔𝖗 ~ 𝒜 𝑀𝒶𝓇𝒶𝓊𝒹𝑒𝓇𝓈 𝐸𝓇𝒶 𝒮𝓉𝑜𝓇𝓎
FanfictionStoria in continua - ma lenta - revisione ᴿᵉᵍᵘˡᵘˢ ᴮˡᵃᶜᵏ ᴱᵛᵃⁿ ᴿᵒˢⁱᵉʳ ᴮᵃʳᵗʸ ᶜʳᵒᵘᶜʰ ᴶʳ "υη ¢αттινσ è ѕσℓσ υηα νιттιмα ℓα ¢υι ѕтσяια ηση è мαι ѕтαтα яα¢¢σηтαтα" -----------------------------------------------