4🤮 *Il disgusto* 🤮

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Durante la ricreazione scendo nel cortile affollato. Fortunatamente riesco a trovare un posticino solitario sulle scale antincendio, dove regna la quiete assoluta e posso osservare tutto senza essere vista, come un alieno da un altro pianeta. Questa prospettiva mi piace. Infatti, non riesco a concentrarmi sul romanzo che ho appena iniziato. Guardo Margherita, seduta su un muretto, accendersi una sigaretta. Dopo due tiri la passa a Mattia mentre Samuele fa lo sgambetto a uno sfigato della mia classe e Daniele scoppia a ridere. Sono così disgustosamente felici, spensierati e pieni di sé che gli vomiterei in faccia. Giuro. Sento il ribrezzo sulla pelle e il pallore sul volto, mentre li fisso.

Incrocio le braccia sul seno e metto in testa il cappuccio nero della mia giacca a vento. Ficco le cuffie nelle orecchie per provare a rilassarmi prima di altre tre asfissianti ore di lezioni e con Someone you loved di Lewis Capaldi mi isolo dal mondo esterno. Intanto Serena si è aggiunta al gruppetto felice. È spuntata come un fantasma alle spalle di Margherita, che per lo spavento è arrancata e si è toccata il cuore.

Serena ha i capelli lunghi e scuri come Megan Fox, labbra carnose come quelle di Angelina Jolie e va nella sezione A. Questa estate, lei e Margherita sono diventate pappa e ciccia. Si salutano con un bacio sulle guance e cominciano a parlare.

«....» dice Serena.

Le loro labbra colorate di rossetto si muovono, ma io non posso sentire nulla.

«....» Margherita le mostra un sorriso annoiato, i capelli biondo cenere mossi sulla schiena e quell'espressione un po' da dura e un po' da bambina. «...»

«...»

Chissà che si stanno dicendo.

Margherita si sbatte una mano in fronte, l'espressione adesso costernata. «....»

Serena si accende una sigaretta, solleva la testa e si accorge che la sto fissando. Io però non faccio una piega e rimango immobile. Margherita segue la direzione del suo sguardo e i nostri occhi si incrociano di nuovo, ma questa volta rimangono agganciati per un attimo di troppo. I suoi, azzurro cielo, scavano dentro i miei, verde scuro. Ma io sono brava a scollegarli dal cuore e fino alla fine non mostro emozioni, se non indifferenza, noia e menefreghismo.

Serena mi fa la L di Loser in fronte.

Significa Perdente.

La sua espressione si riempie di disprezzo.

«Stronza» ricambio con il dito medio e un sorriso falso e poi la lascio perdere, mi immergo nella lettura del giovane Holden, sperando che sia riuscita a capire il mio labiale. Riesco a mantenere la concentrazione per una pagina e poi ci rinuncio.

Chiudo il libro, incazzata, e rimango immobile, spalle contro il muro e ginocchia strette al petto, ad ascoltare musica inglese. Fisso il nulla davanti a me per minuti interminabili e non ho lo sbatti di muovermi nemmeno quando la mia visuale viene occupata da Margherita.

«Amò, ma che cazzo ci fai qui?» esclama. «Vieni giù con noi, no?» Si accende una sigaretta e si siede accanto a me sulle scale antincendio. «Peccato che non sei venuta alla festa di inizio anno. Mi sono ubriacata da morire, non puoi capire.»

Rimango impassibile a fissare il vuoto mentre lei, su di giri, mi mostra delle foto su Instagram. «Daniele ha provato a baciarmi e ti giuro che avrei ricambiato se non avessi avuto paura di vomitargli addosso. Dio, amò, ti avrò chiamato mille volte e tutte le volte mi dava la segreteria. Ma che fine hai fatto?»

La puzza del fumo mi penetra nelle narici. Mi impongo di non guardarla, anche se è brutto, orrendo, non voler guardare in faccia una persona ma al tempo stesso desiderare di guardarla per riuscire a dirle tutto quello che ti passa per la testa.

Quando il vento mi accarezzò la pelle Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora