Io sono cresciuta più in fretta rispetto ai miei coetanei, e non perché me lo abbia imposto qualcuno -infatti la mia fanciullezza non ha avuto nulla di sbagliato, niente traumi o mancanze- ma perché mamma e papà mi hanno coccolata come una bambina e allo stesso tempo anche educata a essere indipendente e responsabile come un'adulta.
La cosa più vicina all'indipendenza la conobbi in quarta elementare percorrendo da sola il tragitto verso casa dopo che papà fece finta di essersi dimenticato di venirmi a prendere a scuola. Ricordo la felicità che provai durante il viaggio. La soddisfazione. La fierezza di camminare da sola per le strade del mio paese e di far vedere ai vecchietti seduti al bar di essere una di quelle bimbe responsabili che seguono alla lettera le raccomandazioni dei genitori: dritta a casa seguendo la strada che ti abbiamo insegnato e non fermarti a parlare con gli estranei.
Lo feci. Camminai a testa alta, con lo sguardo fisso sull'orizzonte. Ma poi a casa, quando papà mi svelò che per tutto il tempo mi aveva seguito con la macchina per una questione di sicurezza, mi sentii triste.
Mi aveva presa in giro...
Ma se solo avessi saputo che sette anni dopo mi sarei ritrovata a percorrere da sola delle strade mille volte più difficili di quella scuola-casa, invece di arrabbiarmi, lo avrei abbracciato e pregato di seguirmi in macchina da per tutto, per sempre.
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Quando il vento mi accarezzò la pelle
Ficción General© 𝗧𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗶 𝗱𝗶𝗿𝗶𝘁𝘁𝗶 𝗿𝗶𝘀𝗲𝗿𝘃𝗮𝘁𝗶 (𝗔𝗹𝗹 𝗿𝗶𝗴𝗵𝘁𝘀 𝗿𝗲𝘀𝗲𝗿𝘃𝗲𝗱) Qualsiasi riproduzione dell'opera, totale o parziale, è vietata e punibile dalla legge. «Rifugiati nelle immagini felici per ritrovare la bellezza che hai perso...
