Faccio un cerchio sul foglio a quadretti, non ho fretta. Sono in classe, ricurva sul banco. Osservo la mia opera d'arte come se fosse un secchio dell'immondizia.
Non ci siamo. È venuto storto.
Voglio che sia perfetto come con il compasso: una sfida che sta occupando la mia attenzione da circa mezz'ora. In ogni caso, fra poco suonerà la campanella.
Il tempo a scuola è una tortura, non passa mai. Te ne stai lì ad ascoltare la voce dei professori, guardi l'orario sul telefono pensando che sia passata un'ora dall'ultima volta, ma in realtà sono trascorsi solo cinque minuti e quindi sbuffi, aspetti, e di nuovo tutto da capo.
«Luana...»
Tiro fuori la lingua per concentrarmi meglio e rifaccio il cerchio da capo, che viene più brutto e storto di prima.
«Luana?»
Sollevo la testa, riemergendo dopo infiniti minuti di apnea. «Sì?»
I miei compagni scoppiano a ridere e la Santaltello li zittisce con un "shhhhhh". «Luana, hai capito cosa ho detto?»
Mi guardo intorno alla ricerca di un indizio. Non muovo neanche la testa, solo gli occhi per identificare un labiale, un suggerimento veloce. Qualsiasi cosa.
Niente. Nessuno mi aiuta. Stronzi.
Muovo veloce la testa da destra a sinistra. «No, mi scusi» mormoro.
La prof. mi guarda seria da dietro la cattedra. «Fa niente, te lo ripeto»
«Grazie»
«Figurati. Stavo dicendo...» Un ciuffo di capelli più corto degli altri le scivola sull'occhio destro; lei lo sposta di lato, dietro l'orecchio, mostrando un orecchino a forma di chiave musicale. «... che terza, quarta e quinta b uniranno le forze per realizzare un murales vicino all'oratorio della chiesa parrocchiale di San Lorenzo. Il progetto andrà avanti fino a Natale. È un progetto ideato dal dirigente scolastico che ho deciso di appoggiare con tutta me stessa perché oltre a essere un ottimo metodo per dare prova della vostra creatività, è importante anche per socializzare con i vostri coetanei al di fuori dell'ambiente scolastico» Fa una pausa ad effetto per aumentare il climax, mentre i suoi occhi castani, solitamente vivaci, scorrono sospettosi su di noi per analizzarci. «Vedo molte cose che non mi piacciono in questa scuola, ragazzi.»
Qualcuno tossisce, altri guardano il libro di testo. Io faccio finta di niente, aspetto che suoni la campanella e poi mi avvicino alla cattedra.
«Mi scusi. Mi è impossibile partecipare a questa iniziativa per un impegno familiare che ho preso già molto tempo fa» invento su due piedi.
«È una cosa che non puoi rimandare?»
«No, devo fare una visita medica»
«Sei sicura, Luana?» indaga.
«Certo che sì!»
«Ok, allora devi portarmi un certificato medico»
Sbuffo e rimango in silenzio.
«Hai problemi con i tuoi compagni di scuola, Luana?» domanda la Santaltello.
«No!»
Risposta secca e decisa, con lo sguardo fisso nel suo. Mentire bene è un'arte.
La prof. sospira. «Mi dispiace Luana, ma questo è un progetto obbligatorio» Sorride per convincermi e infondermi positività. Cazzate da comprensiva. «Oh andiamo Luana. Ci divertiremo. È una cosa carina. Vedrai. Ho realizzato un bel progetto. Non mancare.»
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Quando il vento mi accarezzò la pelle
General Fiction© 𝗧𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗶 𝗱𝗶𝗿𝗶𝘁𝘁𝗶 𝗿𝗶𝘀𝗲𝗿𝘃𝗮𝘁𝗶 (𝗔𝗹𝗹 𝗿𝗶𝗴𝗵𝘁𝘀 𝗿𝗲𝘀𝗲𝗿𝘃𝗲𝗱) Qualsiasi riproduzione dell'opera, totale o parziale, è vietata e punibile dalla legge. «Rifugiati nelle immagini felici per ritrovare la bellezza che hai perso...