13. Reptilia

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"Sto uscendo!" Asia urlò ai suoi genitori, prima di uscire fuori in tutta fretta senza dare loro il tempo di controbattere o chiederle perché si stesse portando una chitarra.

Aveva cominciato a piovere, così si fece la strada quasi tutta di corsa sotto i balconi delle case che la riparavano dalle gocce ghiacciate che si schiantavano al suolo, producendo una melodia armoniosa. Era rimasta con addosso gli stessi vestiti del pomeriggio, pentendosi amaramente di questa scelta e di non aver optato per un qualcosa di più caldo. Si allontanò il più possibile da casa sua, poi si sedette su un marciapiede coperto da una pensilina e chiamò Alex. Tre squilli e poi sentì la voce del ragazzo.

"Ehi Asia."

"Alex dove sta casa tua?"

"Ah vero, tu non sei mai venuta qua. Ti ricordi casa di Johanna?"

"Sì, vivi lì vicino?"

"Sì, Via Hillsborough. Appena sei lì, chiamami e ti vengo a prendere."

"Va bene, ci metterò qualche minuto." Chiuse la chiamata e ricominciò a camminare. Sebbene tentasse di rimanere asciutta, piazzandosi sotto balconi e pensiline ogni volta che poteva, quei suoi maldestri tentativi risultavano del tutto vani.

Le piaceva la pioggia, le piaceva il suono che produceva quando si schiantava al suolo come piccoli proiettili d'acqua. Le piaceva meno quando il freddo le penetrava nei vestiti tramite quelle gocce. Il cielo era del tutto coperto, le stelle un ricordo lontano, solo la luna riusciva a interferire in quella lastra blu, splendendo testarda tra le nuvole grigie.

Appena fu all'imbocco della via, chiamò Alex. Lui le disse di aspettarlo lì e dopo qualche secondo vide la sua figura correre sotto la pioggia nella sua direzione. Appena le fu davanti, fradicio quasi quanto lei, le prese la mano e cominciò a correre verso casa sua, facendo inciampare entrambi un paio di volte. Aprì la porta e si fiondarono dentro, accolti dal tepore della casa e si tolsero le scarpe per non bagnare in giro. Asia posò la chitarra, dentro la custodia, a terra, appoggiandola al muro. Alex la guardò per un attimo, ridacchiando.

"Che c'è?"

"Sei fradicia." Rispose, facendola ridacchiare.

"Senti chi parla... Dio, si gela!" Si strinse nel cappotto di pelle bagnato, sentendo dei brividi di freddo percorrerle la schiena. Lui si passò una mano tra i capelli castani, facendosi scendere qualche gocciolina per il viso, poi si guardò intorno e le fece segno con il capo di seguirlo. Lei lo seguì al piano di sopra in camera sua, dove aprì l'armadio e si mise a frugare tra i cassetti, lasciando gocce d'acqua per il parquet. Le porse una maglia a maniche lunghe grigia e dei pantaloni di tuta neri.

"Almeno stai asciutta." Lei prese i vestiti che le stava porgendo, rivolgendogli un sorriso. "Il bagno è in fondo al corridoio, ti aspetto di sotto."

"Grazie." Si fiondò in bagno per cambiarsi, mentre anche lui si toglieva i vestiti bagnati in camera sua e si metteva una felpa asciutta e jeans neri. Alex scese al piano di sotto e si lasciò andare sul divano in salotto, scrollando un po' la testa per asciugarsi i capelli. Dopo qualche minuto, sentì i passi di Asia scendere le scale e allungò la testa per vederla. La sua maglia non le stava troppo larga ed era abituato a vederla con pantaloni di taglie di troppo. Appena fu scesa, con i vestiti bagnati in mano, gli si avvicinò. "Dove li metto questi?"

"Lascia, ci penso io."

Appena furono pronti, andarono nel garage di Alex. Non era troppo grande, ma decisamente più caldo di quanto Asia si aspettasse. C'erano un divano e una TV messi al centro della stanza, mentre ai lati una stufa, delle piante in dei vasi marrone chiaro e uno scaffale pieno di CD, sia di musica che film. Asia posò la chitarra, ancora nella sua custodia per evitare che si bagnasse, e la appoggiò al muro, prima di cominciare a camminare in tondo nel garage. Si avvicinò allo scaffale e sfiorò i titoli dei film per qualche secondo. Alex le si avvicinò con le mani nelle tasche, lanciando qualche occhiata alla chitarra appoggiata al muro.

No Buses || Arctic MonkeysDove le storie prendono vita. Scoprilo ora