9. Boys Don't Cry

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Alex smise di presentarsi al negozio.

Asia continuava a guardare verso la porta, con la speranza che si presentasse. Ma questa situazione andò avanti per l'intera settimana.
Ogni volta che la campanella sopra la porta si metteva a suonare, si girava di scatto, rimanendo delusa alla vista di qualcuno che non era lui. Non le aveva scritto più da quel giorno, da quella mattina in cui l'aveva chiamata in lacrime, da quella mattina in cui lei se n'era andata e l'aveva lasciato solo alla casa abbandonata. Non le scriveva e lei non ci pensava nemmeno a fare il primo passo. Non riusciva nemmeno a spiegarsi perché se la fosse presa così tanto, perché avesse provato quel dolore così intenso al petto al solo pensiero di lui con una ragazza in un bagno di un pub. Si rispose che era solo delusa per l'immagine sbagliata che si era fatta di lui.

Le giornate ricominciarono a scorrere lente, con il sottofondo degli sbuffi frustrati del suo capo per non essere ancora riuscito, dopo un mese, a vendere quell'Ibanez blu usata. Molti uomini si fermavano a guardarla, chiederne il prezzo, ogni tanto anche provarla, ma poi vedevano la Gibson nera messa in vetrina o una Fendere tra gli scaffali e venivano attratti come falene dalle luci a neon.
Charlie continuava ad arrivare in ritardo e sbagliare i posti dei vinili, ma Asia cominciava a farselo andare bene. Come poteva non affezionarsi a quell'ammasso di ricci arancioni informi dopotutto? Soprattutto da quando era arrivata una ragazzina in negozio e lui era diventato quasi dello stesso colore dei suoi capelli. Charlie le spiegò che era una nuova compagna di scuola con cui ogni tanto scambiava qualche parola in classe. Diventava strano quando c'era lei nei paraggi, cominciava a balbettare e inciampava spesso sui suoi stessi piedi. Ogni tanto si fermava a guardarla da dietro uno scaffale mentre lei sfogliava i vinili in un modo molto simile a come faceva Alex, cosa che fece stringere il petto di Asia in una morsa.

Quel sabato Asia era dietro il bancone della cassa a scriversi brevi storie in testa, quando l'ennesimo sbuffo di frustrazione di Harry la fece sbirciare verso la sua direzione. Era seduto sullo sgabello ad accordare la chitarra, mormorando parole che lei non riusciva a sentire da lì. Si alzò e lo raggiunse, sedendosi sullo sgabello accanto.

"Ancora nulla?" Lui scosse la testa, poggiando l'Ibanez al muro accanto. Il suo corpo gravava sotto la sua età e il fisico abbondante di certo non l'aiutava a gestire la stanchezza di quegli anni. Si passò due dita sui baffi che andavano imbiancandosi. Asia guardò la chitarra per qualche secondo, poi l'afferrò e suonò un breve giro di Do. "Allora la compro io." Affermò. Harry la guardò sorpreso.

"Non mi hai mai detto che suonavi la chitarra." Lei sorrise e poggiò nuovamente la chitarra al muro, poi scrollò le spalle.

"Non me l'hai mai chiesto." Rispose.

"Sono due anni che lavori qui e non l'ho nemmeno mai pensato..." Le sorrise, prima di alzarsi e stiracchiarsi per bene. "La vuoi davvero comprare?" Lei annuì. "Almeno hai abbastanza soldi?"

"Non lo so, a quanto la vendi?" Si alzò anche lei, seguendolo alla cassa.

"Il vero prezzo sarebbe almeno £360, ma essendo usata l'ho sceso a £300." Le spiegò, fermandosi al bancone. Asia rimase in silenzio per qualche secondo, poi annuì lentamente, posando lo sguardo sulla chitarra.

"Dovrei averli, avevo messo da parte dei soldi per il regalo di mia sorella, ma... beh sono utilizzabili ora." Cercò di ironizzare. Harry le sorrise con un velo di tristezza sugli occhi. "Comunque, mettimela da parte che lunedì la compro."

"Sarà fatto!" Mentre lui andava a prendere la chitarra per portarla in magazzino, la campanella suonò. Asia si girò di scatto, ma questa volta non rimase delusa. Anzi, fu sorpresa quando vide entrare Jamie.

A primo impatto, il primo aggettivo che veniva in mente a guardarlo era casinista. Gli occhi azzurri erano furbi e ti scrutavano come se sapessero ogni tuo più viscido segreto. I capelli corti e tendenti al biondo, gli conferivano solo un'aria ancora più vivace.
Avevano scambiato qualche parola quando veniva in negozio con Alex e gli altri, e Asia era riuscito a metterlo a fuoco nella sua testa. Un ragazzo davvero sicuro di sé, si muoveva nello spazio che lo circondava come se tutto gli fosse dovuto, eppure era consapevole dei suoi limiti.

No Buses || Arctic MonkeysDove le storie prendono vita. Scoprilo ora