Alle quattro e mezza del pomeriggio, Alex finalmente ricevette la telefonata che aveva aspettato per tutta la mattina. Che ormai non la volesse più ricevere era un altro conto, arrivò lo stesso, che gli piacesse o meno. Il telefono gli vibrò incessante sul palmo della mano, i suoi occhi non facevano altro che leggere e rileggere il nome del contatto. Non voleva più rispondere, non voleva nemmeno più sentirla. Eppure, quando il telefono finalmente smise di suonare a vuoto e pensò avesse lasciato perdere, ecco un'altra chiamata subito arrivare. Jamie e Matt lo fissavano in attesa, seduti sul suo letto, o per meglio dire, appollaiati su questo.
Finalmente, dopo aver sbuffato ed essersi stropicciato gli occhi, le rispose. Lasciò la stanza, uscendo in balcone e frugando nelle tasche per una sigaretta, giusto per allentare i nervi che stavano tesi per tutto il suo corpo.
"Asia." Rispose freddo al telefono, accendendosi la cicca e prendendo uno sbuffo di fumo. "Che c'è?" Non la sentii rispondere subito, fu quasi certo che lei si stesse mordicchiando le unghie in quel momento.
"Possiamo parlare?" Chiese dopo qualche secondo. Un nuovo sospiro gli abbandonò le labbra, insieme ad un rivolo di fumo. Poi lasciò andare il braccio contro il fianco.
"Sì, certo."
"Puoi uscire ora?"
"Dove ci vediamo?"
"Sono sotto casa tua, Al." Alex strabuzzò gli occhi, prima di sporgersi oltre l'inferriata e vederla in piedi sul marciapiede, guardarlo con occhi appannati dal pianto. "Scendi?" Mormorò, abbozzando un sorriso. Alex abbassò il telefono, facendo aderire anche quel braccio contro il fianco. Poi entrò di corsa in camera, mettendosi le scarpe velocemente e praticamente volando fuori, rischiando di scivolare in un paio di gradini saltati. Asia lo vide arrivare, il suo stomaco si contorse. "Ehi..."
"Che ci fai qui?"
"Dovevo spiegarti, non voglio che..." Sospirò. "Non voglio perderti." Ammise. Alex si passò una mano tra i capelli, incrociando poi le braccia. Portò il capo verso il basso, incapace di guardarla negli occhi, un po' per la rabbia, un po' per la vergogna.
"Spiega, allora." Disse, riportando lo sguardo su di lei. "Ti ascolto." Asia prese un respiro, prima di cominciare a raccontargli tutto. Dai suoi genitori, alla sua adolescenza, dalla droga, a Grace. E più raccontava, più sentiva di star dividendo il suo dolore per condividerne metà con Alex, il cui sguardo si addolciva ad ogni parola. Più parlava, più il peso che si portava addosso da ormai troppo tempo, che credeva non sarebbe mai sparito, si affievoliva. Non se ne andava completamente, ma diventava sempre più leggero. D'un tratto diventava facile da spiegare, facile da sopportare, come una vecchia cicatrice che sai essere lì, ma che non brucia più come una ferita aperta.
Non appena ebbe finito, il silenzio ritornò, stavolta non più pesante e carico di tensione, ma semplicemente lì per soppesare tutto ciò che gli aveva rivelato.
"Mi dispiace." Mormorò lui dopo qualche secondo, gli occhi velati di lacrime. La attirò a sé e la strinse forte, affondando il volto nei suoi capelli e inalando il suo profumo. Asia si lasciò avvolgere, trovando conforto in lui. Chiuse gli occhi, il peso che non sapeva di portare sul cuore, finalmente leggero. Gli strinse la vita. "Mi dispiace così tanto, non dovevo urlarti contro..." Sussurrò.
"Non fa nulla." Alex la strinse di più.
"Invece sì." Sospirò. "Ero solo così...spaventato. Pensavo non ti fidassi di me."
"Non pensarlo nemmeno, certo che mi fido di te." Fece scivolare le sue dita tra le ciocche di capelli di lui, tenendolo stretto a sé.
Matt e Jamie li osservavano dal balcone, scambiandosi ogni tanto un'occhiata preoccupata.
"Quanti giorni mancano?" Mormorò Matt. Jamie scrollò le spalle.
"Pochi."
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No Buses || Arctic Monkeys
FanfictionIN PAUSA "... Sentiva la musica scivolare attraverso il suo corpo, come se potessero cominciare a gocciolare da un momento all'altro note musicali dalla punta delle sue dita. ..." È il 2004. Asia è una semplice ragazza di diciotto anni. Vive a Sheff...