Il ragazzo dagli occhi color miele.

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Buongiorno signorina Sten, sono felice che lei abbia deciso di venire da me per farsi aiutare.- Il signor Collins, l'insegnate di chimica e psicologo della scuola, fece un sorriso a trentadue denti. Avrebbe potuto rassicurare chiunque, ma non me.
Non dopo quello che avevo passato.

Continuavo a pensare che tutto questo sarebbe stato inutile: le visite solo una perdita di tempo e le attenzioni di Collins mi avrebbero portato alla pazzia.
Per stare meglio sarei voluta stare con qualcuno che tenesse veramente a me e non potevo perché chi teneva a me finiva sempre
male, come era successo già in passato.

- ti prego accomodati su quel divano, mettiti a tuo agio.

Mi avvicinai al piccolo divano e mi sedetti, lui era messo con una sedia di fronte a me e credo che aspettasse che dicessi qualcosa

- allora? C'è qualcosa di cui mi vuoi parlare?

Mi guardai in torno ignorandolo.

- Facciamo il punto della situazione, tua zia la signora Stewart dice che non ami parlare, vuoi stare da sola e hai avuto problemi con droga, alcol e fumo, è vero?

Non risposi. Spervao che si stancasse, si arrendesse e così da poter scappare da quell'ufficio invece lui sembrava sereno e tenace, sorrideva anche. Già lo odiavo, capii subito che sarebbe stato difficile dissuaderlo dall'idea di aiutarmi.

- Io ti posso aiutare. - mi prese una mano - parla con me.

- Lei sorride sempre quando parla?

Si mise a ridere- si, sai sorridere allunga la vita!

- morirò giovane allora.- rise ancora più forte. Se ero riuscita a fare una battuta significava che o lui era davvero molto bravo o in pochi minuti sarebbe finito il mondo.

- Sei molto simpatica! Scommetto che prima che "cambiassi" eri una chiacchierona e ridevi sempre!

Aveva ragione, ricordavo come era la mia vita prima.
Ero sempre così felice, amavo giocare con mia sorella in giardino, non litigavamo quasi mai e quando lo facevamo papà faceva finta di essere offeso con noi. Passavo il tempo a rincorrere Luna, il nostro cane, veramente non ho idea di dove sia finita non l'ho più vista dopo quella domenica. Era tutto perfetto, anche una semplice chiacchierata di allora era meravigliosa paragonata alla mia vita di ora.
Per molti anni avevo cercato di eliminare quei pensieri dalla testa perché mi facevano stare male e Collins era riuscito a farmi ricordare tutto in troppo poco tempo. Mi chinai sulle mie gambe e nascosi la testa tra le ginocchia per nascondere le lacrime. Improvvisamente sentii la mano leggera del professore sulla spalla ancora dolorante dalla presa di Lea il giorno precedente, poi lui disse:

- Io non credo che tu ti comporti così solo perché è una tua scelta, hai avuto una brutta infanzia e io posso aiutarti, raccontami cosa provi e starai meglio. Sai tua zia ha sbagliato doveva mandarti da qualcuno già molto tempo prima e..

- Lei non si è mai interessata a me! -urlai con tutte le mie forze alzandomi di scatto.

Ero ancora in lacrime.Non avevo intenzione di risedermi. Si alzò anche lui mi prese una mano e disse:

- lo so, l'ho capito da come parlava di te al telefono. Ti capirò se non vorrai più tonare a queste visite, ma devi tirare avanti perché sei forte e non devi ascoltare cosa dicono di te gli altri compagni, possono credere quello che vogliono: che tu abbia fatto uso di sostanze stupefacenti, che fumi, che hai avuto rapporti con tanti ragazzi. Ma solo tu sai perché lo fai. E deve essere una ragione davvero importante se è riuscita a rovinare una così tanto bella ragazza!

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