Il mistero di Justin.

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Entrai in casa e la prima cosa che vidi fu Ronnie seduta sulla poltrona del salone, si guardava i piedi e intanto si girava i pollici, non riuscivo a vederla bene in faccia. Non avrei voluto incontrarla ma ero costretta a passare da lì per raggiungere le scale e salire in camera a farmi una doccia.

Camminai velocemente per fare in modo che non mi fermasse voltai l'angolo e arrivai alla fine di un corridoio quando mi bloccai.
Perché non mi aveva rivolto le sue solite occhiatacce? Posso capire che non si era disturbata a salutarmi, ma mi sembrava strana.
Rimasi qualche secondo a pensare cosa fosse più giusto fare poi tornai con passo più lento indietro.

- stai piangendo.

Non mi rispose così mi sedetti sul divano vicino a lei.

- che ci fai qui?-cercò di sembrare arrabbiata ma non ci riuscì perché stava singhiozzando, alzò la testa, mi guardò e si asciugò le lacrime con le mani.

Non l'avevo mai vista in quello stato, chissà cosa le era successo.

- che ci fa qui?- ripetè ma questa volta sembrava più dolce.
- io non sono mai venuta da te quando stavi male, perché non mi ignori come fai sempre e non te ne vai?

La proposta non era male, non volevo sembrare troppo gentile con lei ma sapevo come ci si sentiva a piangere e non avere nessuno che ti consola così mi feci forza e chiesi

- Ti va di raccontarmi cosa è successo?
-no, non mi fido di te e poi noi ci odiamo.

In un altro giorno mi sarei alzata e avrei lasciato stare ma questa volta pensai a come si sarebbe comportato Justin così rimasi lì seduta in silenzio, funzionò. Dopo pochi minuti Ronnie cominciò

- Ieri io e mamma abbiamo litigato perché lei crede che io possa fare la tua stessa fine. Le ho spiegato che avevano mandato tutti quelli della festa al commissariato ma non mi ha creduto. Lei è arrivata tardi e quindi ha visto già poche ragazzi lì, crede che io abbia bevuto e che mi sia drogata. Perché non mi crede? Non era mai successo prima.
Credo che abbia dei problemi con il lavoro e quindi è nervosa. Da quando è morto papà è tornata più calma ma adesso da quando ci siamo trasferiti mi sembra diversa.
Mi odia.
- Lei non ti odia, è tua mamma ci tiene a te.

Si mise di nuovo a piangere.

- Oggi abbiamo discusso ancora e... mancano tre ore e tornerà per la cena e se siarrabbiasse di nuovo? Mi ha minacciato dicendomi che se mi comporterò di nuovo come te me ne pentirò. Tutto ciò che spera è che diventerò una brava donna di successo, come lei. Se finirò in galera di nuovo la mia reputazione scenderà ancora.

Non ero molto brava in questo campo così rimasi in silenzio perché non sapevo cosa rispondere. Tutto ciò che mi veniva in mente era inopportuno, non trovavo nulla di bello da dire su Lea.

- Perché oggi sei così... buona? In genere non mi dici più di una parola al giorno.

Già perché mi stavo comportando così? Io non avevo mai aiutato le persone e non mi erano mai interessati i loro problemi. E poi odiavo Ronnie, lei mi aveva fatto soffrire tante volte.
La verità era che mi ero accorta che finché soffrivo io riuscivo a sopportarlo ma vedere gli altri stare male era più difficile per me. Forse Justin mi aveva davvero cambiato troppo e adesso ero una persona "debole". Comunque sentivo il bisogno di aiutarla.

- Sono impazzita. -sorrisi.
- Devo trovare un modo per dimostrargli che non ho fatto nulla di male ieri.
-Alla fine ti crederà, ha fiducia in te.- cercavo di consolarla ma la verità era che univo tante parole dolci per costruire frasi senza senso a cui neanche credevo.
- non è vero.
- ti aiuto io a riappacificarti con lei.

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