Le indagini.

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Dopo qualche giorno io e Justin ci riabituammo alla nostra solita vita. Cercavamo di non pensare ai commenti dei compagni di scuola e ogni momento in cui potevamo stare insieme in santa pace era d'oro. Lui però sembrava sempre pensieroso come se avesse qualcosa per la testa che non voleva dirmi e ogni volta che gli chiedevo perché sembrava così lontano mi diceva che non era vero.

- Linz, quando è il tuo compleanno?
- perché questa strana domanda?
- Quando stiamo insieme o stiamo in silenzio o parliamo della tua famiglia e della mia vita ma da quando ci siamo incontrati non abbiamo mai fatto un discorso vero, vorrei conoscere molte cose di te. Quando è il tuo compleanno?

Non ci avevo mai pensato ma ripercorrendo tutte le nostre conversazioni non ne avevamo mai fatta una davvero "normale" come tutte le altre persone.

- Il 27 Maggio, il tuo?
- Il 1 marzo.
- vuol dire che tra poco farai 19 anni.
- già e tu 18.

Si perse di nuovo con lo sguardo, eravamo seduti sotto un albero al parco ci tenevamo per mano ed era già la sesta volta che dovevo richiamarlo all'attenzione.
Poggiai la testa sulla sua spalla e chiesi:

- quale è il tuo colore preferito.

Lui si girò di colpo verso di me come se lo avessi svegliato da un sonno profondo e disse:

- cosa?
- qual è il tuo colore preferito? - ripetei la domanda seccata.
- perché questo tono?
- Justin non mi stai ascoltando.
- si ti ho ascoltato, mi hai chiesto il mio colore preferito.
- non adesso, in questi giorni sei sempre perso nei tuoi pensieri.
- non è vero.
- Si lo è.
- forse un po' scusa. Ho tante cose per la testa.
- ad esempio?- dissi con tono offeso

Rimase in silenzio di nuovo con lo sguardo perso io rinunciai ad avere una normale conversazione con lui.
Dopo circa 2 minuti rispose:

- il viola, il mio colore preferito è il viola il tuo?
- il nero.
- non avevo dubbi.- sorrise, il mio piano di fare l'offesa con lui non funzionò perché ricambiai.
- e i tuoi fiori preferiti quali sono?- chiese ancora Justin.

Non mi ero mai posta quella domanda perché non avevo mai pensato a guardare la natura così mi guardai in torno per vedere che fiori c'erano nel parco.
Tulipani, rose, margherite. Sorrisi guardando la natura e il bel paesaggio sul quali non mi ero mai soffermata.
Ma dopo poco il mio sorriso si spense e mi pietrificai, sgranai gli occhi.
Era lui, Jason.
La mia prima reazione fu quella di chiedere aiuto a Justin poi capii che sarebbe stata una pessima idea e visto che Jason era lontano con un po' di fortuna non ci avrebbe visti.

- Qual è il tuo fiore preferito? Chi è che è perso nei suoi pensieri adesso?

Posò gli occhi in lontananza cercando di capire cosa guardassi e io distolsi subito lo sguardo per non farglielo capire ma fu troppo tardi. Justin si irrigidì e mi mise un braccio attorno al fianco.
Jason ci vide e urlò:

- ciao carina.

Poi si incamminò verso di noi. Stavo morendo dalla paura e anche se non voleva farlo vedere anche Justin era molto preoccupato.
Fortunatamente in quel momento si piazzò davanti a noi Tyler e disse:

- ciao bellissima, come va?

E si sedette accanto a me.

- bene. - dissi con un filo di voce poi vidi Jason fare dietrofront e andò via a passo veloce, sia io che justin posammo gli occhi su Tyler sollevati.

- che fate di bello qui?
- ci riposiamo dalle cattiverie del mondo. - rispose Justin.
- deve essere brutto, avere dietro tutte quelle voci a scuola.

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