La vera Linz.

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- Linz, come stai? - Era Justin che aveva sceso velocemente le scale ed vicino a me.
- Si benissimo, vado a fare la colazione.- dissi sorridendo.
- o hai battuto forte la testa o sei pazza dalla nascita. Ti sei appena accorta di cosa è successo? Tua madre ti ha accusato di aver ucciso un uomo ti ha buttata a terra, tu sei caduta dalle scale e tua sorella non si è mossa per aiutarti! E perché ti tratta come una serva?

Rimasi in silenzio ma capii che ormai era arrivato il momento di raccontargli tutto.

- Linz, basta adesso vado dalla polizia. - uscì dalla cucina e corse al telefono.
- no no no Justin che fai? Non puoi chiamare la polizia - lo rincorsi e riattaccai il telefono.
- perché no? Questo è maltrattamento minorile! Ecco perché sei sempre così triste, tua madre sfoga la sua rabbia contro di te, senza offesa ma non sembra una brava donna.
- non lo è. - dissi sussurrando.
- certo che non è brava guarda come ti tratta!
- no justin, non hai capito. Lei non è mia madre.- abbassai lo sguardo sperando che lui non se ne andasse via per tutte le bugie che gli avevo detto.
- ci sono molte cose che mi devi spiegare. Andiamo nella casa della mia famiglia sulla costa, torniamo domani pomeriggio ti va?
- No, domani c'è scuola. - non era una scusa sincera, l'avremmo potuta saltare benissimo e nessuno se ne sarebbe accorto ma non avevo voglia di raccontare la mia vita a lui, non in quel momento.
- La possiamo saltare.
Va bene, era arrivato il giorno decisivo.
- d'accordo, andiamo a prepararci.. porterò un ricambio e devo...- deglutii.
- devi?- chiese Justin.
- devo dirlo a Lea..
-Lei è Lea? - sgranò gli occhi.
- Lo dico io a lei, è il minimo che possa fare dopo tutto questo. - era Ronnie che dalle scale si era offerta per intraprendere quella missione pericolosa.

Avrei voluto dire che lo facevo io ma la verità era che non avevo coraggio così mi limitai a un:

-sei sicura?

Lei annuì fiera ed entrò nella camera della madre. Io e Justin salimmo in fretta ci preparammo e dopo 10 minuti uscimmo da casa.

- E se l'ha uccisa? - chiese Justin sull'uscio.
- No, Lea ama troppo sua figlia per farlo.- sorrisi.
Probabilmente non avevamo sentito Ronnie uscire dalla stanza della madre perché eravamo intenti a fare velocemente.

**

- Eccoci arrivati, hai qualcosa da dirmi o vuoi aspettare domani mattina?

La casa era enorme, una villa bianca e probabilmente anche luminosa di giorno proprio sulla spiaggia. Odiavo il mare ma quella casa mi sembrava speciale. Arrivammo lì di sera tardi.

- Quella laggiù è la tua camera io dormo qui. Vai a posare la roba.

Quelle frasi mi spezzarono il cuore, avremmo dormito separati. Lontani l'uno dall'altro. Lui in una stanza e io in un'altra. Non ero più abituata a dormire sola, mi sentivo preoccupata, insicura e non protetta. Era orribile. Inoltre come se non bastasse sarebbero ricominciati i soliti incubi.
Posai velocemente il mio borsone, mi misi in pigiama e corsi nella camera di Justin, con la scusa di volergli raccontare almeno una parte della mia vita sarei stata vicina a lui e avrei ritardato il momento in cui ci saremmo dovuti dividere per la notte.
Aprii a porta e lo trovai seduto su un letto matrimoniale con le spalle appoggiate al muro.

-credevo non ti andasse di parlare.

In silenzio mi sedetti vicino a lui, lui mi mise un braccio intorno al collo e mi fece appoggiare sul suo petto nudo.
Rimanemmo in silenzio in quella posizione per diversi minuti poi cominciai.

- Avevo 9 anni quando li ho persi. Odio il mare, mi mette tristezza ecco perché on ci voglio mai andare. - per non piangere feci un respiro profondo e ricominciai a parlare dopo circa 3 minuti.

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