Capitolo 5 - Nelle profondità dell'Averno - 2°parte

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Dopo quell'incontro, i due ragazzi furono mandati nel secondo girone, il più allegro, pieno di bettole e bordelli, dove i Succubi si abbandonavano ai piaceri della carne, al buon cibo e ai fumi dell'alcol. Lì presero servizio presso un Gorgone proprietario di una taverna nella zona più malfamata della città, dove la loro mansione principale era quella di cacciare a pedate i clienti più molesti.

Purtroppo, la locanda era frequentata perlopiù da mercenari, Demoni troppo indisciplinati per arruolarsi nell'esercito, assoldati soprattutto dai mercanti per essere protetti durante i viaggi da una città all'altra dell'Averno. Dmonia, essendo la capitale, attirava la peggior feccia che c'era in circolazione; gestire un Figlio della Fiamma ubriaco e irascibile non era impresa facile, bisognava colpire per primi e colpire duro, affinché non avesse la possibilità di reagire.

Sopra la taverna vi erano alcune camere, che potevano essere affittate per riposare o per divertirsi con le ragazze che bazzicavano in giro per i tavoli. Tseran trovò in quel luogo la sua dimensione, amava scherzare e intrattenere i clienti, per lui ogni momento era buono per far festa, scoprì un lato di Dmonia che non immaginava, quel lato affine con il suo spirito. Presto divenne amico del locandiere e conosceva per nome tutte le ragazze che frequentavano il locale; riuscì pure a portarsene una a letto, dopo averla liberata dalle pressanti attenzioni di un cliente.

Dankan, dal canto suo, apprezzava il buon cibo della locanda e non perdeva occasione per pestare qualche Demone quando gli capitava. Una sera, Tseran, dopo aver bevuto qualche bicchiere di troppo, biascicando un po' le parole, seduti a un tavolo, gli confessò:

«Sai amico, un giorno potremmo gestire una taverna come questa!»

Il mezzo Gorgone, guardandolo divertito, disse:

«Ma che dici, noi ce ne andremo di qua, siamo Gorgoni del clan di Kmora, il nostro posto è tra le foreste.»

Tseran, ridendo, affermò:

«Sì, però non esistono posti come questo nelle foreste... il cibo è buono, la Grolla non manca ed è pieno di belle ragazze.»

Dankan, facendosi serio, esclamò:

«Manca la cosa più importante però... la libertà.»

L'amico, rattristandosi un po' mentre osservava il fondo del bicchiere quasi vuoto, ammise:

«Forse l'abbiamo un po' sopravvalutata la libertà... sai, mi ricordo bene io di quando facevamo la fame aspettando di riuscire a cacciare qualcosa e di come rischiavamo la vita lottando contro gli animali feroci.»

Il mezzo Gorgone disse ancora:

«Qui non si patirà la fame, ma ricordati che mangiano pure i morti... Poi vuoi dirmi che preferisci passare il resto della tua vita rinchiuso in questa buca, piuttosto che rivedere la luce del sole e riassaporare i profumi della natura?»

Tseran, tornando a scherzare, asserì:

«Beh, in fondo se ci pensi, è stupido lasciare tutta quell'ottima carne ai vermi, quando ci si possono cucinare dei succulenti manicaretti...»

Dankan, schifato, disse:

«Dai, smettila, lo sai che questi discorsi mi fanno venire il voltastomaco!»

L'amico, tornando serio, ammise:

«Certo, mi manca la vita all'aria aperta, ma credo che quest'ultimo periodo sia uno dei più belli che ho passato, da che sono al mondo. Ho trovato qualcosa che mi piace davvero e non pensavo di trovarlo qua sotto, ma sono contento di averlo potuto condividere con un amico.»

In quel momento scoppiò una lite in un tavolo vicino, tra due mercenari che si litigavano una ragazza, Dankan si affrettò a raggiungerli, per sedare i tafferugli, mentre Tseran buttò giù l'ultimo sorso di Grolla, esclamando:

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