Il cielo ha una porta sola

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(Citazioni tratte da: "Il cielo ha una porta sola", Biagio Antonacci)



Passarono alcuni giorni dalla discussione di quella sera, e né Pansy né George tornarono sull'argomento. Anzi, entrambi smisero quasi di parlarsi, e si salutavano appena. Pansy era consapevole che sarebbe toccato a lei fare il primo passo, ma sapeva anche che questo avrebbe comportato una sua decisione che fosse, almeno in parte, definitiva. E lei no, ancora non aveva deciso.

Si sentiva in una crisi più totale. Una parte di lei- la vecchia Pansy?- cercava di sminuire il problema e di evitare quel doloroso tasto, persino nella sua testa. D'altra parte, invece, non poteva fare a meno di pensarci. Un paio di volte, guardando il ragazzo, le era quasi parso che lui fosse sul punto di dirle qualcosa, come se aspettasse una sua mossa.

Forse le stava semplicemente lasciando del tempo, e questo era davvero un grande atto di rispetto da parte sua, perché Pansy sapeva bene che, la maggior parte delle volte, lui non era in grado di trattenersi.Restava il fatto che lei non sapeva ancora quale sarebbe stata la sua strada.

Era stanca, ecco tutto. Le lezioni di quel giorno erano state devastanti, e aveva così tanti pensieri da non riuscire più nemmeno a distinguerli tra loro. Si avviò giù per i corridoi dei sotterranei, decisa a chiudersi nel bagno per farsi una doccia e poi, finalmente, sdraiarsi sul letto. Ma, girato l'angolo, si accorse che il corridoio era insolitamente stipato di gente che schiamazzava e gesticolava, come se fosse appena successo qualcosa di straordinario.

"...E sono fuggiti così, con le scope, fuori dalle finestre!"

"Devi vedere che volo hanno fatto! È stato bellissimo!"

"Che invidia! Vorrei farlo anch'io!"

"Ahah! Questo sarà ricordato come il giorno della fuga dei gemelli Weasley!"

Fuga? Ma di che diavolo stavano parlando? Non poteva essere!

Aveva bisogno di qualcuno che le raccontasse una versione obiettiva dei fatti. E lo trovò subito.

"Granger! Ehi!"

Hermione si voltò, sorpresa, e si trovò davanti una Pansy un po' combattuta.

"Dai, Parkinson. Dimmi pure!"

"Che cos'è questa storia della fuga? Per favore, dimmi la verità. È già abbastanza penoso che George non mi racconti più niente."

"Purtroppo è vero. Lui e Fred hanno pensato bene di fare un'altra delle loro bravate..."

"Cioè...?!?"

"Beh, per dirla tutta, hanno creato una palude in un corridoio."

"Che cretini..." commentò Pansy, passandosi una mano tra i capelli. Non voleva crederci.

"Sì, per la prima volta sono d'accordo con te. Comunque, non è tutto. La Umbridge li ha sorpresi. E voleva infliggere loro una delle sue punizioni sadiche. Ma loro le hanno riso in faccia, hanno Appellato le loro scope e sono volati fuori dal Castello, così, dichiarando che questo era il loro abbandono ufficiale dalla scuola. Mi dispiace, Parkinson. Sono sincera!"

"...Ti credo. Scusami adesso, torno in Dormitorio."


Non ci dormì la notte, ancora una volta. E no, non era scocciata, né arrabbiata, nemmeno vagamente sollevata. Era sinceramente addolorata. Se ne rese conto nel momento stesso in cui scoppiò in lacrime. Era moltissimo tempo che un ragazzo non la faceva piangere. Perché quella scelta di abbandonarla? E proprio ora, in un momento così cruciale per la loro storia. Perché aveva voluto mettere una distanza così fisica tra loro?

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