La settimana passò celere per Alexandra. Non solo alle prove tutto andava alla perfezione, senza errori, senza problemi di tempo, di performance, ma il suo rapporto con Jordan diventava sempre più unito, sempre più stretto. Ogni giorno facevano colazione insieme, ogni pausa era sempre un'occasione per parlare del più e del meno per poter consolidare maggiormente la loro amicizia; lo aveva persino presentato ad Aurora, la quale ogni sera non faceva altro che ribadire quanto i due fossero fatti per stare insieme. Per quanto Alexandra volesse negare la cosa, non poteva negare, tuttavia, che nella sua testa non smettesse di gironzolare il nome di Jordan come se fosse un piccolo uccellino che avrebbe voluto accompagnare la sua infanzia da colomba bianca per aiutarla a spiccare il volo una volta conclusesi le tre tappe del tour. Aveva raccontato la sua esperienza ad Andrea, contento di sentire la figlia finalmente felice e con una spensieratezza che poche volte aveva visto a casa, soprattutto quando veniva rimproverata da Caterina per tutte quelle circostanze in cui la musica del suo violino ostacolava il suo operato in ufficio di casa. Con la madre, le chiamate si riducevano a semplici messaggi veloci; ogni tanto riceveva un "Hai mangiato?", "Hai dormito bene?", che avrebbero potuto farle credere che forse era davvero preoccupata per lei. Tuttavia, una volta risposto a quella semplice domanda fatta, le arrivava quella più importante: "Ti stai impegnando?". Alexandra sentiva un macigno distruggerle lo stomaco ogni qual volta la suoneria del cellulare indicasse che era stata sua madre a scriverle; aveva una melodia per ogni persona diversa, così sapeva se buttarsi sullo schermo se fosse stato Jordan, o provare ansia e disagio se fosse stata Caterina. Più si avvicinava il giorno dell'esibizione, più i suoi messaggi erano frequenti e le rammentavano di studiare, di concentrarsi, di non pensare ad Aurora, a nessuno che avesse potuto distrarla dal suo obiettivo principale. Caterina voleva che la smettesse di comportarsi come una bambina, ma era la prima a trattarla come tale, come se non fosse conscia che forse stava cambiando qualcosa in lei, iniziando ad essere la ragazza responsabile che aveva sempre sognato essere. Quando arrivò il momento decisivo della serata, Alexandra era una pallina impazzita che rimbalzava per ogni lato della stanza del dietro le quinte.
«Vuoi stare calma per cortesia? Mi stai facendo venire le vertigini...» la ammonì Vittorio, appoggiato al muro, mentre controllava la scaletta dei brani della serata.
«Come faccio?! – mormorò in un urlo contenuto la violinista; cercò di non toccarsi troppo il viso per non rovinare il trucco, né di distruggere l'acconciatura che la parrucchiera le aveva fatto, mentre Aurora le stava dietro per aggiustare l'abito azzurro pallido che aveva scelto per l'evento; dalla gonna lunga e lo spacco laterale, copriva il petto, lasciandole la schiena scoperta. – Siamo al famosissimo Teatro dell'Opera. Si sta riempiendo sempre di più. È pieno di gente! Non ho mai suonato davanti a tutte queste persone, e per giunta come ospite d'onore!»
«Ma sei abituata ad avere sempre un pubblico che ti guarda e che ti ascolta, quindi non devi avere paura.» la consolò l'amica, vestita con un abito più corto, i ricci raccolti e la prosperosità del seno in bella vista grazie al corsetto stretto. «Hai accordato il violino?»
«Sì, è tutto pronto. Ho già fatto tutto.» rispose distratta l'altra.
«Allora non hai nulla da temere, grissino. – la riprese Vittorio con positività. Hai fatto delle prove perfette, ti sei impegnata tantissimo e ci siamo messi entrambi a comprendere quel passaggio che non riusciva ad entrarti in testa. Sei più che pronta.»
Aurora lo appoggiò. «Ora non farti vedere così da Jordan, altrimenti lo farai scappare via.»
Alexandra stava per ribattere, ma al nominare del ragazzo si paralizzò totalmente. I suoi occhi verdi si spalancarono più del dovuto non appena dalla tenda dell'uscita sbucò il ragazzo in questione. Diversamente a come lo aveva visto di solito, con abiti casual, felpe e camicie, stava indossando un completo nero in giacca, senza cravatta, che lo rendeva un uomo a tutti gli effetti. I capelli erano portati indietro, perfettamente ordinati, e sottobraccio portava la cartella con gli spartiti. Persino Aurora aveva ondeggiato la mano davanti ai suoi occhi per farla riprendere, ma non c'era storia. Non appena si guardarono, anche Jordan si era fermato dal parlare con gli altri membri per fissarla ammaliato. Entrambi di mossero per avvicinarsi, come due calamite dai poli opposti che si attrassero.
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La Colomba che si perse nel vuoto
Short StoryAlexandra Davì è una nota violinista di Firenze. Figlia degli imprenditori Caterina e Andrea Davì, orefici della Angelic's Jewelry, il suo sogno è quello di spiccare il volo come una colomba e poter intraprendere una carriera da solista. Uno spira...