Capitolo 9: Crollo

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La famosa notte dove tutto sarebbe giunto al termine era arrivata, dopo giorni di prove, momenti in cui avevano dovuto persino fermarsi tutti quanti per non farsi venire i calli alle dita, prima che accadessero altri incidenti di percorso che ponessero fine alla reputazione che ventava l'orchestra del grandioso e inimitabile Enrico Colletta. Questa volta, Alexandra stava indossando un abito nero colmo di brillantini che lo facessero risaltare alla luce dei riflettori, mentre tutto il resto dell'orchestra vestiva con i soliti abiti semplici e dalle tinte uniche. Gli uomini optarono per un completo nero con papillon e gilet tra la giacca e la camicia bianca. Erano tirati a lucido in una maniera tale che sembravano irriconoscibili. Persino Aurora e Vittorio Marchetti si erano vestiti di conseguenza per eventuali interviste da parte dei giornalisti; la ragazza aveva un abito fuori dagli schemi del suo stile, più elegante del solito, bianco, sagomato a tubino fino alle caviglie con uno spacco a dir poco discreto e fino al ginocchio; l'uomo indossava un completo grigio quasi lucente con una cravatta bordeaux e la scarpe abbinate, lucide, il baffetto un miraggio che aveva deciso di togliere per rappresentare il conservatorio dove la sua studentessa migliore aveva richiamato l'interesse di Enrico Colletta. I giornalisti avevano già iniziato a fare il loro giro di interviste agli ospiti d'onore, raccontando davanti alle videocamere l'atmosfera di eleganza e ricchezza che si respirava alla Scala di Milano, come se quello fosse l'evento estivo più atteso di tutti i tempi. I parcheggi del dietro le quinte erano stracolmi di vetture dei notiziari e degli intervistatori, tanto che, quando ogni membro dell'orchestra era sceso dal bus, erano stati costretti a coprirsi di tanto in tanto i volti a causa dei troppi flash che avevano invaso la loro vista. Alexandra, in quel frangente, era ancora seduta al suo posto, accanto a Jordan, e stava fissando, essendo sul posto vicino al finestrino oscurato, l'ammasso di persone che non attendevano altro che inquadrarla per mostrare al mondo chi fosse la violinista più giovane dell'orchestra ad aver fatto breccia nel cuore di Enrico.
Se solo sapessero cosa c'è stato dietro tutte le esibizioni che loro hanno ritenuto perfette. Pensò la ragazza, con lo sguardo pensieroso.

«Tocca a noi adesso.» Jordan fece un respiro profondo, ansioso e agitato quanto lei. «Metti le scarpe. Poi quando entriamo, le ritogli.»

Alexandra chinò la testa per osservare i suoi piedi nudi, decorati da uno smalto rosso sulle unghie. Il tacco che avrebbe indossato quella sera sarebbe stato a spillo, altissimo, di quasi dodici centimetri; una calzatura a cui lei non era abituata, per niente. Perciò, dopo varie prove fatte durante la settimana, aveva preso la scelta di voler indossare le scarpe solamente prima di entrare in scena, cosicché da non stancare le caviglie prima dell'impresa. Jordan le aveva porto le calzature, senza tuttavia guardarla. Dal modo con la quale le use dita tremassero tra i lacci che lei avrebbe dovuto attorcigliare sulle caviglie, dedusse che anche lui - questa volta - si era fatto travolgere dall'ansia da prestazione, tanto che non aveva smesso quel giorno di muovere le dita come se davanti a lui vi fosse il pianoforte. Quella libera, infatti, stava picchiettando sul pantalone in una maniera talmente veloce che nemmeno Alexandra era in grado di capire come riuscisse a recitare a memoria gli spartiti dell'esibizione ad un ritmo raddoppiato. Jordan era sempre stato un tipo molto calmo prima di un'esibizione. Non dava mai a vedere quanto l'ansia lo divorasse, preferendo soffrire dall'interno; era come se la sua mente fosse in grado di cavalcare la paura in un rodeo adrenalinico che gli impediva di sbagliare una nota, entrando in una stasi diametralmente opposta alla cupola dove lei si rintanava. Jordan non scappava. Jordan affrontava di petto ogni cosa gli si presentasse davanti, soprattutto se riguardava esclusivamente lui. Non appena subentravano altre persone, lasciava perdere ciò che lo riguardasse per focalizzarsi solo su chi gli interessava, come se i suoi problemi non fossero importanti. Alexandra aveva notato le chiamate che faceva ai i suoi genitori di tanto in tanto; tra loro scorreva un buon rapporto, lo sentiva da quelle poche battute che faceva sottovoce ed in inglese, ma la tensione con i parenti dalla parte del nonno, era palpabile in ogni sua esitazione. Portava soddisfazioni, senza dubbio, ma c'era sempre quel se tu avessi agito diversamente celato in ogni loro affermazione. Voleva sempre mostrare al mondo che fosse in grado di cavarsela da solo, aiutando il prossimo per quanto non lo aveva fatto nei confronti del nonno. Alexandra socchiuse gli occhi ed afferrò le scarpe, dopodiché fece cenno alla ragazza di scendere dal mezzo. Eppure, per sorpresa e stupore di Jordan, non le indossò. Oltrepassò la figura di Jordan e scese dal bus a piedi nudi. I paparazzi e i giornalisti lasciarono perdere le loro interviste e gli altri invitati per concentrarsi solamente su di lei, sul modo con la quale camminasse con le scarpe in mano, in bella vista, cosicché potessero capire che fosse a piedi nudi contro il tappeto. Jordan la seguì a ruota libera, prendendole la mano per mostrare a tutti che avessero una relazione. La ragazza l'accettò volentieri, proseguendo in quel modo fino ad entrare sul retro del teatro per raggiungere il resto della squadra. Se sua madre l'avesse vista in prima pagina senza il divieto che le aveva sempre impartito e insieme alla famosa distrazione che le avrebbe rovinato la carriera musicale, non le interessava, anzi: voleva proprio che fosse così, che Caterina vedesse che quella era la strada che voleva intraprendere. Entrarono e solo lì Alexandra venne accolta da Aurora, la quale saltellò verso di lei, avendo una maestria incredibile nello stare sui tacchi alti.

La Colomba che si perse nel vuotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora