L'orchestra proseguì senza intoppi, tuttavia la performance di Alexandra non era stata la stessa con la quale si era presentata nella prima metà. Jordan, Aurora e Vittorio se n'erano accorti. Come un automa, si era messo a suonare di pari passo le sue parti senza muoversi dal punto in cui le era stato detto di rimanere in piedi. Non si scambiava occhiate con il pianista per trovare la sinergia che tanto li caratterizzava, e non osava nemmeno guardare in faccia Enrico. Aveva chiuso gli occhi e si era dedicata a camminare con i piedi per terra, a far smettere di sbattere le ali per proseguire ad una velocità più contenuta e cauta, facendo attenzione a dove metteva i piedi, prima che cadesse nuovamente nello stesso errore, con la paura di precipitare senza controllo. Quando tutto finì. Andò in bagno e controllò che la guancia fosse apposto; l'aveva coperta con il trucco, ma si vedeva che aveva impresso tra le lentiggini un graffio che sarebbe rimasto per qualche altro giorno. Sospirò, abbassando le spalle con un gesto sconfortato, e si diresse dietro le quinte per prendere le sue cose e andare via. Staccò il cellulare, mettendo la modalità aereo; se sua madre avesse fatto storie, le avrebbe detto che molto banalmente il dispositivo si era scaricato durante il concerto e non aveva avuto modo di metterlo sotto carica. Tuttavia non risalì in hotel per cambiarsi, struccarsi e mettersi a letto. No. Salì sul terrazzo dell'edificio e rimase lì, isolata, con la consapevolezza che per tutti stava dormendo e non voleva essere disturbata. Quella notte, a Torino, faceva davvero freddo. Questa volta non aveva nulla per potersi coprire, neanche il giubbotto. Si cinse le braccia con le mani, strofinandole per infondersi calore. Persa tra i pensieri, il suo violino era ancora sulle sue gambe, seduta a terra senza curarsi dell'abito di marca, lussuoso e dai tessuti pregiati, e dello sporco a terra.
Solo che improvvisamente qualcosa si posizionò sulle sue spalle, qualcosa di caldo e di confortante.«Anche tu hai scoperto questo posto.»
Alexandra espirò dalle narici, abbozzando un sorriso. «E tu non smetti mai di trovarmi ovunque io vada, Jordan.»
Il ragazzo ricambiò il sorriso con malinconia, sedendosi con gambe incrociate accanto a lei. Si era tolto la giacca, rimanendo in camicia, per riscaldarla. «Sei un libro aperto, lo sai? I tuoi occhi sono così espressivi, che si nota subito quando qualcosa non va.»
«Non sei il primo che se n'è accorto.» mormorò la ragazza, afferrando la giaccia per coprirsi maggiormente.
«Ho provato a chiamarti, ma non squilla nemmeno. Non abbiamo ancora cenato, perciò volevo assicurarmi che non andassi a letto a stomaco vuoto.» disse, sollevando la busta di carta con dentro del poco sano fast-food.
Alexandra tirò fuori il cellulare; era ancora in modalità aereo, ed era mezzanotte passata. I suoi genitori dovevano essere parecchio preoccupati.
«Perché lo tieni in questo modo?» domandò Jordan, notando le sue intenzioni nel voler rimanere irreperibile.
«Perché tanto i miei genitori avranno chiamato Aurora per avere un resoconto della serata e non mi va di sentirli, dopo la cazzata che ho combinato stasera.» si lasciò scappare, senza mantenere un certo contegno davanti a qualcuno.
Jordan aggrottò le sopracciglia, accigliato. «Sei stata bravissima stasera.»
«Ma per favore...Per mia madre è solo un altro buco nell'acqua che sottolinei la mia inutilità nel mondo della musica.»
«Alexandra, non dire così...Io non-»
«Scusami. Ma quando sono nervosa non controllo le parole.» strinse i pugni, stringendosi nelle spalle.
Il ragazzo provò a posare una mano sulla sua spalla, ma questa rimase sospesa, tremante. «Non è la prima volta che ti sento nominare tua madre. Mi hai detto che lei non è mai stata d'accordo con il tuo percorso, ma la pressione che porti addosso è molto di più di un semplice punto di vista diverso.»
STAI LEGGENDO
La Colomba che si perse nel vuoto
Short StoryAlexandra Davì è una nota violinista di Firenze. Figlia degli imprenditori Caterina e Andrea Davì, orefici della Angelic's Jewelry, il suo sogno è quello di spiccare il volo come una colomba e poter intraprendere una carriera da solista. Uno spira...