Il giorno decisivo della seconda esibizione era giunto. Alexandra, vestita con un nuovo completo, questa volta di un rosso scarlatto, sempre lungo e con le maniche lunghe velate, stava camminando avanti e indietro per il dietro le quinte per abituare i piedi ai tacchi più alti che aveva deciso di indossare quella sera.
«Giuro che questa volta andrà bene.» disse, mentre Jordan, appollaiato sul muro, aveva incrociato le braccia e la stava ammirando in tutto il suo splendore. «Ho studiato come una pazza i pezzi. E ho accordato il mio violino quindici volte. Questa volta non farò alcuna gaffe davanti al pubblico.»
«Sì, ma se continui così, rischierai di stancarti sui tacchi ancor prima di incominciare.» il pianista si staccò dal muro e si avvicinò a lei per prenderle la mano.
Alexandra si fermò, incrociandosi con i suoi occhi profondi e di una bontà unica e sola. «Devo solo ringraziarti per quello che hai fatto per me in questi giorni.»
«Lo faccio perché lo meriti, Alexandra. E perché so che ogni tuo errore non deriva da qui – le accarezzò la nuca, questa volta dai capelli sciolti, ma con una forma ondulata verso le punte. – Ma da qui.» le sfiorò il petto, in coincidenza del cuore che stava per compiere un triplo carpiato a quel singolo contatto.
Alexandra arrossì; con i tacchi, era stata in grado di guadagnare in altezza, non dovendo farsi venire il torcicollo per poter guardare in faccia il ragazzo che, ormai, le era stata così tante volte vicino che non poteva più fare a meno della sua presenza. Erano diventati inseparabili. Ogni giorno non facevano altro che ridere e scherzare, superando le barriere e la timidezza che avevano vissuto al loro primo caffè, diventato adesso una riunione in camera o al bar per guardare insieme la partita di calcio o cenare con una bella pizza o un hamburger. Alexandra aveva distrutto i blocchi che la caratterizzavano, quell'introversione che le impediva di parlare senza balbettare e senza dover riflettere dieci minuti prima di capire quale fosse la risposta adatta; con Jordan era come se potesse essere sé stessa, senza nessuno che la giudicasse. E lui...Lui era così bello e affascinante che non si stancava mai di perdersi in tutto ciò che combinava; faceva delle battute davvero divertenti quando cercava di risollevarle il morale durante uno dei suoi attacchi di ansia. Quando l'aveva conosciuto per la prima volta, non gli avrebbe dato l'idea di uno così sociale e arzillo. Durante le partite di calcio, il non amo tanto il calcio andava a farsi benedire.
«E smettila di fare il furetto, nanetta. Stai calma: lo spettacolo sta per iniziare.» le baciò la fronte, facendola sussultare.
Alexandra non ebbe il tempo di ribattere che Jordan si allontanò, facendole l'occhiolino, quando toccò a lui mettersi in fila.
Quella sera si trovavano al Teatro Regio di Torino, uno dei più importanti di tutta Italia. Con una capienza di ben mille e cinquecento persone, vantava della presenza di noti personaggi di spicco. La prima fila era piena di vip, gente altolocata appartenente al mondo del giornalismo, al mondo della moda e della cucina. Quella sera avrebbero intonato un tributo a Mozart; non sarebbe stata la sua esibizione ad aprire le danze, bensì un assolo al pianoforte d Jordan. Successivamente lei sarebbe dovuta entrare camminando mentre suonava, e dopo il primo brano sarebbe stata presentata da Enrico. Era stato un bene che le prove che si erano susseguite nel corso dei giorni erano state in grado di riequilibrare la fiducia che il direttore aveva inclinato verso l'altro lato della bilancia inerente al rimpianto di averla chiamata nella sua orchestra. Si era mostrata presente, talmente puntuale che la mattina si era svegliata ogni giorno alle cinque per poter scendere ed accogliere tutti alla hall con la determinazione di chi voleva imparare. Aveva tutto sotto controllo, non poteva andare storto nulla.
«Alexandra?»
Qualcuno picchiettò gentilmente con le dita sulla sua spalla. Si girò, arrotondando le sopracciglia.
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La Colomba che si perse nel vuoto
Historia CortaAlexandra Davì è una nota violinista di Firenze. Figlia degli imprenditori Caterina e Andrea Davì, orefici della Angelic's Jewelry, il suo sogno è quello di spiccare il volo come una colomba e poter intraprendere una carriera da solista. Uno spira...