Nonostante avesse avuto il sostegno di tutti, e avesse parlato con Aurora riguardo la sua esibizione, Alexandra non aveva chiuso occhio una volta giunta in hotel. Non era stato il pensiero di doversi svegliare l'indomani mattina alle sei per scendere immediatamente alla hall, ricongiungersi con gli altri membri e poi dirigersi in aeroporto per prendere il volo diretto per Torino, bensì il dubbio del violino scordato che l'aveva assalita come una belva inferocita senza avere intenzione di lasciarla andare. Non riusciva a capacitarsene, a farsene una ragione; se l'errore fosse scaturito da lei, si sarebbe messa l'animo in pace – più o meno – e sarebbe passata avanti verso la prossima tappa. Tuttavia c'era qualcosa che non quadrava con i suoi ricordi. Aveva chiara e cristallina in mente la scena di lei che accordava il violino e si assicurava più di una volta che il suono fosse armonioso e con la stessa chiave degli altri. Era impossibile che avesse sbagliato. Proprio sulla musica, lei era sicura di andare bene, di avere qualcosa che non le andasse male e la facesse sentire inutile. Aveva provato in tutti i modi a non rimuginarci sopra, ma c'era un vuoto inspiegabile che la stava divorando, senza darle una tregua. Aveva passato l'intero volo a fissare il finestrino, ignorando le continue parole di Aurora che sottolineassero come sempre il suo essere paranoica e catastrofista, per rivivere ancora e ancora e ancora quella scena, senza alcun risultato. Per fortuna la giornata di arrivo a Torino l'avrebbero passata a riposare in hotel, mentre il giorno dopo avrebbero iniziato di mattina presto le prove per la prossima esibizione. A Roma era andata bene, non c'era nulla di cui preoccuparsi. La notte successiva aveva dormito sogni più tranquilli, rimanendo tuttavia tutto il giorno in camera sua, sebbene Aurora avesse pressato nel farla uscire a prendere una boccata d'aria per svagarsi un po' il cervello e non avere in testa sempre il pensiero della musica; il mattino seguente si era svegliata ed era subito corsa giù per aggregarsi agli altri ed incominciare le prove al teatro. Avevano riscontrato alcuni problemi con alcune strumentazioni, perciò le prove pomeridiane erano state spostate per le sei del pomeriggio; in questo frangente avrebbero avuto più tempo per assorbire i nuovi spartiti e provare, anche canticchiando e tenendosi il tempo da soli, le loro parti. Alexandra ne aveva approfittato per salire di nuovo in hotel e farsi una doccia; aveva sudato parecchio durante la mattinata, come se l'adrenalina e l'ansia fossero diventate più presenti e forti. Non sapeva cosa le fosse successo, ma ogni volta che doveva dare l'attacco per i suoi compagni, esitava un attimo nel strofinare l'archetto sulle corde, come se fosse potuto nascere un suono stridulo e agghiacciante per la seconda volta. Si aggiustò i capelli, una volta sciugati, poi prese la custodia del violino e lo mise dietro le spalle. Prima di uscire, prese un respiro profondo a pieni polmoni per cercare di rimanere positiva. Non appena aprì la porta, eppure, si scontrò con qualcuno.
«Ops, scusa! Non pensavo fossimo così coordinate!» la voce squillante di Aurora le fece recuperare l'equilibrio, prima di cadere a terra.
«Scusami, Aurora. Non ti avevo vista. Aspettavi da tanto?»
«Per niente. Stavo gironzolando da stamattina senza fare nulla di particolare.»
«In effetti non ti ho vista oggi alle prove, tutto bene?» chiese con apprensione Alexandra.
Aurora si leccò le labbra con malizia, distogliendo lo sguardo con falso disinteresse. «Non sono mica un membro dell'orchestra. Non sono obbligata a rimanere lì, non devo suonare nulla. – precisò con un tono stuzzicante e annoiato. – Quindi mi sono fatta un giro e ho notato un locale niente male. Che dici se andassimo a farci un aperitivo?»
«Adesso? Ma ho le prove. Non puoi aspettare la fine così-»
«Alexandra...» la interruppe Aurora con una lamentela smielata, muovendo il dito in segno di negazione, le labbra in un ghigno sfacciato. «Stai tutto il giorno a suonare, a provare, a studiare, a guardarti con Jordan: non passi mai un momento con me, ed io sono venuta qui principalmente per sostenerti. Se manchi solo un pomeriggio, con tutto il tempo che hai ancora a disposizione, che male c'è?»
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La Colomba che si perse nel vuoto
Short StoryAlexandra Davì è una nota violinista di Firenze. Figlia degli imprenditori Caterina e Andrea Davì, orefici della Angelic's Jewelry, il suo sogno è quello di spiccare il volo come una colomba e poter intraprendere una carriera da solista. Uno spira...