Medesima volontà

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C'era stato un tempo lontano quando Hermione Granger avrebbe definito le persone come Severus Snape delle cosiddette iene cresciute affamate.
Gente che cercava di satollarsi in qualche maniera spiluccando tuttavia non del cibo che potesse arricchirli in qualche maniera, ma utilizzando invece disprezzo e parole offensive per innalzare se stessi in qualcosa che altrimenti non riuscirebbero a diventare.

La sua definizione di persone iene era rivolta in particolare a chi aveva tanta disistima di sé stessa da cercare metodi irrispettosi e spregevoli, sminuendo gli altri e cercando di rimpicciolirli affinché il loro ego si gonfiasse.
Senza tuttavia rendersi conto che in realtà erano solo iene affamate, smilze e e alla ricerca di cibo vero che tuttavia non si impegnavano a trovare o che se trovavano.. non erano abbastanza attenti da notarlo o lo lasciavano perché troppo impegnati a cercare un bottino più succoso e nobile.

Nobile per coloro che credevano di necessitare della qualità suprema e raffinata, in quanto loro stessi credevano di essere tali.
Severus Snape era al cento per cento nella lista mnemonica sotto la definizione di persone iene di Hermione Granger, e non era certa che sarebbe stato mai possibile spostarlo altrove.

«Ti diverte pensare di essere intelligente, quando in realtà la tua è solo arrogante saccenza?» Hermione aveva aperto a pagine trecentonovantaquattro il libro di difesa contro le arti oscure e si era messa a leggere il capitolo assegnato da Snape, a testa bassa e senza dire più niente altro.
Anzi: si era messa a rileggerlo, nonostante lo avesse già fatto almeno cinque volte. Ed era stato quello il suo sbaglio: lo aveva detto a Severus Snape, affinché lei potesse procedere con lo step successivo, ovvero esercitarsi nella pratica del movimento della bacchetta.

Snape ovviamente aveva sorriso beffardo, si era avvicinata a lei e l'aveva presa in giro. Come sempre.
Dunque, senza fiatare, si era messa di nuovo a leggere il capitolo che ormai sapeva a memoria.
Doverlo sopportare sia a lezione di difesa che quella di pozione, era un altro paio di maniche con cui tutti avevano dovuto fare i conti quell'anno.

C'erano almeno quattro ore a settimana di difesa e altrettante quattro ore di pozioni: in tutto erano otto ore la settimana nella compagnia di Severus Snape. Qualcosa che appena gli studenti avevano saputo, si erano messi le mani tra i capelli borbottando maldicenze al preside per quella decisione strampalata.

Certo era che Hermione non sapeva proprio come facesse, Snape, a gestire tutte quelle classi e tutte quelle lezioni.
Probabilmente la sua vita era così vuota da avere necessità di impegnarsi il quadruplo con ventotto classi da gestire. Era una cosa davvero impossibile eppure l'orario scolastico parlava chiaro: era stato gestito affinché un solo professore riuscisse ad amministrare entrambe le materie.

Per Hermione era una dimostrazione sufficiente per comprendere che la presunzione fosse più di natura severussiana che sua.
Nuovo termine coniato affinché si possa comprendere il livello di persona iena che era Severus Snape agli occhi di Hermione Granger.

Era letteralmente un sinonimo fatto persona di presunzione.
Come anche di stronzo.
Se si fosse voluto parlare di uno stronzo lei avrebbe certo parlato di Severus Snape.

E perché mai lui era così presente nei suoi pensieri?
Forse perché nell'ultimo periodo sembrava volerle far scontare, con più forza rispetto agli altri anni, il torto imperdonabile dell'essere nata strega e averlo dovuto necessariamente incontrare.
Bene, il sentimento era più che ricambiato.

Il risentimento era più che ricambiato.
E anche la medesima volontà di stargli alla larga il più possibile e non averci niente a che fare.
Girare al largo dal suo ufficio e dai suoi territori: sotterranei e terzo piano.
Guardò proprio verso di lui, uno sguardo di disgusto e non comprensione nei confronti di quell'uomo.
Ovviamente ricambiato subito, con l'aggiunta di un ghigno che fece salire in Hermione l'irrefrenabile desiderio di prenderlo a schiaffi e urlargli addosso.

Rimase ferma.

La medesima volontà probabilmente era quella di Snape nei suoi confronti. Di fare la stessa identica cosa con lei.
E da una parte già lo faceva, almeno lui aveva la soddisfazione di poter dire quello che pensava, lei invece doveva stare zitta.

Attese che la campanella suonasse per potersi alzare e andarsene via nell'immediato. Mettere una distanza il più possibile ampia tra lei e Severus stronzo Snape.
E chi lo avrebbe mai detto che sarebbe arrivata a diciassette anni a provare un odio così viscerale nei confronti di un suo insegnante?

Eppure la volontà di ricevere e ricambiare l'odio era la medesima da parte di entrambi.

Un altro capitolo della medesima storia (Snamione story)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora