Medesima costernazione

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Hermione Granger il giorno dopo non si era presentata a lezione.
Sulle cattedre di tutti i professori con cui aveva lezione quella mattina, un certificato medico era stato scritto di proprio pugno da Madama Chips, in cui si dichiarava che la ragazza aveva febbre molto alta e che la malattia si sarebbe protratta fino a quando non si fosse ripresa.

Severus aveva sollevato il certificato medico e poi lo aveva semplicemente registrato come da procedura. Non si era neanche preoccupato di leggerlo per esteso. Appena aveva intravisto il posto della Granger vuoto e il nome sul foglio, gli era stato sufficientemente tutto chiaro.

Quello che non sapeva Snape, era che Hermione Granger stava veramente male.
E lo scoprì solo durante una delle sue passeggiate verso il cortile principale, dove Harry Potter e Ron Weasley stavano parlando seduti sui gradini.
«Ginny ha detto che stanotte le è salita la febbre..» stava mormorando Potter «ha dovuto chiamare la McGranitt non appena ha iniziato a delirare.»
E non era certo un caso, che si fosse sentita male subito dopo il suo allontanamento.
Era una febbre isterica, si disse, passerà con il tempo.

Ma in realtà, più passavano i giorni e più peggiorava.
Madama Chips rimaneva nel suo muto silenzio, senza dare informazioni di alcun tipo a nessuno tranne che a Minerva McGranitt in quanto capo casa della ragazza.
Severus sapeva solo che la febbre non scendeva, i deliri continuavano e che Madama Chips doveva cambiare le lenzuola della ragazza due volte a notte per quanto sudava.
«Suda ma non sfebbra, Minerva. Temo sia una febbre più psicologica che fisica.» Sentì dire Severus da Poppy mentre passava davanti la sala professori.

Silente gli aveva più volte domandato cosa fosse accaduto tra loro, ma Severus era muto e non parlava se non per passare informazioni da parte di Voldemort al preside. Dopodiché usciva e si rintava nelle sue stanze.

Dopo circa due settimane di assenza della Granger, Silente aveva obbligato Severus ad andarla a trovare.
«È per te che sta male, non te ne rendi conto?»
Ma certo che lo sapeva.
«E cosa vuoi che faccia?»
«Perché l'hai lasciata?»
«Perché il mio lavoro è più importante.» Sputò fuori con rabbia.
«Quando si tratta di sentimenti sei davvero un pessimo bugiardo.»
«Mi hai chiesto di fare una scelta io l'ho fatta.»
Silente sospirò stancamente.
I suoi occhi si persero oltre il buio della finestra. Riflessivi.
«È più importante lei o la promessa che hai fatto?» sussurrò.

Severus si mosse velocemente, attraversando la stanza per poter uscire dallo studio. La porta fece un clic e Severus non ebbe modo di fuggire.
Silente si voltò; il suo viso aveva un'espressione greve, i suoi occhi lampeggiarono nella semi oscurità della stanza.
«Sto parlando con te, Severus. Non osare assolutamente voltarmi le spalle e uscire da questa stanza.» Tuonò. Il suo tono era così freddo che Snape non aveva mai sentito un brivido più gelido corrergli lungo la schiena.
«Non farmi domande a cui non ho risposte!»
«Lo sai, invece. Vuoi solo negarlo a te stesso. Da bravo serpeverde quale sei, la lealtà per te è fondamentale. La promessa ti lega indissolubilmente e non vuoi infrangerla, ma lei è ancora più importante e questo ti turba. Non è così? Dunque ti chiedo: sei sicuro dei tuoi sentimenti per lei e dei suoi sentimenti per te?»
Severus gemette, facendo un gesto vago con la testa e una smorfia di sofferenza «sì.»
«Sei sicuro sia qualcosa di duraturo, che vale la pena di affrontare?»

Severus pensò agli occhi di Hermione, agli abbracci e ai baci che gli dava. Alle sue piccole mani che scivolavano sul suo viso e alle sue labbra che sussurravano sopra le sue quanto lui fosse meraviglioso.
Ricordava perfettamente la sera in cui dopo essere stata travolta da un profondo orgasmo lo aveva guardato con un'intensità da far vacillare il castello di Hogwarts e a fior di labbra gli aveva mormorato di essere solo sua.
Snape strizzò gli occhi, passandosi una mano stancamente tra i capelli.
«Sì.»
«Allora parlami dell'incantesimo che stai studiando.»
Severus si voltò di scatto verso Silente. Un'espressione di puro stupore animava i suoi lineamenti duri e aspri.

«Tendi ad abbassare le barriere occlumantiche quando si tratta di lei. Non ti stupire che io sappia delle tue intenzioni di voler lasciare la cerchia del signore oscuro. Me lo avresti mai detto Severus? O la tua lealtà sta crollando nei miei confronti?»
«Non nei tuoi.»
«Allora: voglio che tu innanzitutto vada dalla signorina Granger. Quest'anno ha i MAGO. Per quanto brillante sia, non può permettersi di perdere altre lezioni. Dopodiché vieni qui con i tuoi appunti e studieremo insieme l'incantesimo che stai cercando di inventare.»

Severus rimase immobile «e come farai senza di me?»
«I piani di Voldemort sono ben chiari. Ormai la sua fama di potere lo acceca così tanto, da non rendersi conto degli errori che sta commettendo e che continuerà a protrarre. Sono a buon punto con i piani che ho messo in atto con Harry. Nel frattempo, dovremo trovare una soluzione anche per questa..» Alzò la mano annerita e divorata dalla maledizione oscura di Voldemort.
Severus la osservò per un tempo lungo prima di annuire semplicemente.
La porta scattò e si aprì magicamente da sola.

Era un chiaro incoraggiamento di andare da lei.
Silente si voltò a guardare fuori dalla finestra.
Severus comprese in quel frangente, mentre guardava le spalle stanche del preside, che quel vecchio uomo lo stava aiutando. Non era contro di lui, ma insieme a lui e questo non poté che fargli immergere il cuore in una bolla di conforto e piacere.

Deglutì a malapena. Aveva la gola secca e lo stomaco in subbuglio.
Quando i passi di Severus scemarono oltre le scale a chiocciola, Nigellus borbottò qualcosa di incomprensibile, mentre Dippet si schiarì la voce.
«Cosa hai in mente di fare, Silente?»
«L'amore è un'arma più potente di qualsiasi altra. Soprattutto contro Voldemort. Severus merita di più.»
Non c'era altro da discutere.

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