Medesima constatazione

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Aveva, nel tempo che si era prestabilita, portato a termine la sua organizzazione dello studio scrivendo una perfetta e funzionale tabella che la aiutò, alla fine della settimana, ad avere tutto sotto controllo.
Non era stato semplice incastrare ogni cosa al suo posto affinché non avesse la settimana completamente piena, ma ci era riuscita ed era molto soddisfatta.

Se non fosse che la sua tabella, dopo neanche due giorni da che l'aveva finita, era sparita.
Aveva guardato ovunque, aveva chiesto a Harry e a Ron, aveva messo a soqquadro la sala comune di Grifondoro e si era persino recata in biblioteca, innervosendo Madama Pince e facendosi cacciare via.

«Non puoi rifarla e basta? Hai una memoria formidabile, sicuramente non ti sarà difficile.» E invece Ron si sbagliava di grosso.
Quella tabella lei l'aveva fatta proprio per organizzare la sua vita scolastica al meglio e non esaurirsi come al quinto anno per i G.U.F.O. e riuscire dunque a portare a termine il suo settimo anno senza doversi tirare i capelli e capire da dove e con cosa cominciare a studiare.

Inoltre era una tabella che lei aveva fatto con la magia e le era costata molta energia e molto tempo per poterla reputare perfetta per le sue esigenze.
Sbuffò quando ripensò che forse l'aveva lasciata proprio nell'aula dell'unica persona che avrebbe voluto vedere, al di fuori delle lezioni: Severus Snape.

Lasciò dunque controvoglia la sua sala comune per dirigersi al terzo piano, nell'aula di difesa e sperando davvero con tutta se stessa che lui non fosse lì dentro.
Prese in giro o battutine sarcastiche erano l'ultima cosa che voleva ascoltare, soprattutto perché stressata come era non sarebbe riuscita proprio a sopportarle e la sua pazienza stava per finire.

Appena arrivata notò la porta chiusa.

Voleva sprofondare: l'unico motivo per cui l'aula era chiusa, poteva essere solo perché Snape di trovava al suo interno. Magari a correggere compiti.
Guardò l'orologio da polso: erano le diciotto e le lezioni erano ormai terminate.

Decise di bussare.

«Avanti.» Entrò.
Snape sollevò lo sguardo. La squadrò per bene con quel suo occhio perennemente indifferente e gelido.
«Scusi, signore. Posso controllare se ho dimenticato..»
«Questo?» Sillabò, sollevando un foglio di pergamena tra due dita e tenendolo per aria come se fosse la testa-trofeo di una vittima. Un bel ghigno stampato in faccia fu ciò che rese il tutto un bel quadretto da appendere in giro per la scuola con sotto scritto: olio su tela. Severus Snape e il perenne ghigno sardonico. 1999.

«Sí, quello, signore.» Hermione fece un passo e poi un altro, meno sicura nelle movenze di quando era entrata.
Aveva seriamente pensieri orribili su quell'uomo e nelle sue fantasie più oscure aveva sognato spesso di lanciargli fatture pungenti in faccia, ma quando si trovava alla sua presenza, completamente da sola, tutta quella arroganza e sicurezza svanivano.

Lui la inquietava e la innervosiva.

Stava per afferrare il foglio, ma Snape lo tirò indietro.
«Molto interessante il fatto che una mente brillante come la tua non riesca a organizzare lo studio senza l'ausilio di..» e guardò il foglio con disgusto «dubbiose tabelle che non faranno altro che farti venire maggiore ansia e disperazione.» Un altro bel ghigno che mostrò denti disgustosamente gialli e storti.

Hermione si mise a braccia incrociate, come ad attendere altre battute di qualche genere. Sapeva che fosse solo all'inizio.
E infatti..

Si tirò indietro, poggiando le spalle sullo schienale della sedia e prendendo la pergamena con entrambe le mani.
Poi, con un movimento che Hermione reputò suo malgrado elegante, si portò un dito indice ad accarezzarsi le labbra.

«Sí, davvero inutile.» E davanti allo sguardo incredulo di Hermione, Snape prese la pergamena e la strappò in mille piccoli pezzi per poi, con un incantesimo senza bacchetta, bruciarli all'istante.
Il lavoro di due settimane buttato in quel modo a causa della sua incapacità di non lasciare le sue cose in giro e soprattutto a causa di Severus stronzo Snape.

Hermione rimase a fissarlo con occhi che dardeggiavano di rabbia, poi ebbe l'ardire di piegarsi in avanti sulla scrivania e avvicinarsi il più possibile alla faccia di Snape. I palmi delle mani piantati fermamente sul legno della cattedra.

«Cosa le è successo, professore?» sorrise amabilmente «nella vita il suo lavoro non le è mai stato riconosciuto? Ha subìto il furto della sua identità a causa di terze persone che le hanno fatto del male in qualche modo? Alzava la mano per rispondere a scuola e nessuno la considerava, preferendo far parlare qualcun altro? Preferisco avere una cazzo di inutile tabella che secondo lei mette in dubbio la mia mente brillante, che essere come lei.»

E le sue parole riuscì a registrarle solo successivamente averle dette.
Tuttavia non se ne pentì neanche quando Snape si avvicinò a lei ancora di più, tanto da poter vedere le sue pupille nel nero dei suoi occhi e il naso prominente sfiorare il suo.

«Scusami, Granger?» sibilò «hai detto qualcosa?» e si sarebbe aspettata davvero tutto. Veramente.
Punizione fino alla fine dell'anno, tanti punti sottratti da non riuscire a recuperarli neanche se ci fosse stata maga Circe ad aiutarla, uno scatto d'ira improvviso e invece niente.

Assolutamente niente.

Un muro. Hermione aveva davanti a sé un muro di ghiaccio impenetrabile.
Severus Snape non veniva minimamente toccato dalle insinuazioni, dal sarcasmo altrui, dalle offese o da qualsivoglia cazzo di cosa potessero fare o dire nei suoi confronti.

Sembrava una macchina e Hermione, rimanendo a fissarlo negli occhi per un tempo che le sembrò interminabile, si chiese per la prima volta in sette anni che lo conosceva, quanto dolore dovessero avergli causato per farlo diventare così.

«Lei non si fa piegare proprio da niente.» Sussurrò sorpresa.
Snape ghignò divertito, tirandosi indietro e osservandola con un sopracciglio alzato.
«Ti vedo delusa, signorina Granger..» e di nuovo si accarezzò le labbra «davvero divertente. Ma ti concedo la correttezza della tua affermazione.»

Hermione aveva la vaga impressione che Snape non la mettesse in punizione e non le togliesse punti, proprio per non darle modo di essere soddisfatta per aver osato rivolgersi a lui in quel modo.
Aveva la certezza, anzi, che Snape si stesse divertendo.
Moltissimo.

Un altro capitolo della medesima storia (Snamione story)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora