Capitolo 10
La rabbia di Genzo.
Sono passati quindici giorni, tra attese e speranze, finché finalmente arriva il momento tanto atteso: il risveglio di Genzo. La camera d'ospedale è avvolta da una luce fioca e il silenzio uccide, spezzato solo dai suoni monotoni delle macchine mediche.
Kojiro si trova accanto al letto di Genzo, osservando con ansia e trepidazione ogni minimo movimento del suo corpo. Il suo cuore è un tumulto di emozioni contrastanti, dall'angoscia all'agognato desiderio di vedere Genzo finalmente riprendersi. Ogni attimo sembra un'eternità mentre attende che Genzo si risvegli dal profondo sonno indotto dalla sedazione.
All'improvviso, i suoi occhi iniziano a sbattere lentamente, come se lottassero per affrontare la luce accecante della realtà. La sua espressione è di confusione e disorientamento, come se fosse smarrito in un labirinto oscuro.
La madre si avvicina di più, poggia delicatamente la mano sulla guancia del figlio e gli sussurra con voce impregnata di preoccupazione: "Genzo, sono la mamma, sono qui con te. Hai avuto un terribile incidente, ma ora sei al sicuro."
Genzo cerca di concentrarsi, cercando di riconoscere la voce che gli parla e di comprendere la situazione in cui si trova. Le sue sopracciglia si aggrovigliano, mentre cerca di afferrare le sfumature sfuggenti dei ricordi che si fanno strada nella sua mente annebbiata.
Le sue labbra si muovono, ma solo un sospiro confuso e spezzato si fa strada fuori dalla sua bocca. I suoi occhi vagano per la stanza, cercando un punto di riferimento, ma tutto sembra ancora offuscato e sfocato.
André stringe la mano di Genzo con forza, cercando di trasmettere il sostegno incondizionato che lo circonda. "Gen, sei in un ospedale. Non puoi parlare, hai il respiratore attaccato, sta tranquillo, il medico sta per arrivare."
Le parole di André penetrano a fatica nella mente confusa di Genzo, lasciando tracce fugaci di comprensione e speranza. Le sue sopracciglia si sollevano leggermente, come se la nebbia si diradasse lentamente.
Genzo lotta per comprendere, il suo volto è segnato dalla sofferenza e dalla frustrazione. Il mondo intorno a lui sembra ancora sfocato e lontano, e la confusione si fa sentire come un tormento interno.
La madre interviene:"Tesoro, tuo padre è andato a chiamare un medico. Stai tranquillo."
Genzo guarda sua madre con occhi ancora annebbiati, ma la sua presenza gli offre un senso di conforto. Cerca di comunicare con lei attraverso sguardi e piccoli gesti, cercando di farle capire la sua voglia di comprendere e di tornare alla normalità.
Genzo inizia a fare lentamente chiarezza sulla situazione. Ogni movimento è difficile e i sensi sono intorpiditi, ma la sua mente inizia a riordinarsi.
Sente una serie di attività intorno a lui, voci sussurrate, suoni delle apparecchiature mediche. I medici e gli infermieri si muovono attorno al suo letto con cura e attenzione. Riconosce Kojiro, Karl, André e la sua famiglia al suo fianco, che lo guardano con occhi ansiosi ma pieni di amore.
I medici iniziano a eseguire le necessarie verifiche sulla sua salute, e Genzo cerca di collaborare nel limite delle sue possibilità. Ogni movimento è un'impresa, ma fa del suo meglio per seguire le istruzioni e fornire le risposte che gli chiedono.
Con grande sforzo, Genzo viene staccato dai dispositivi di supporto vitale, permettendogli di respirare liberamente. La sua gola è secca e bruciante, desidera disperatamente bere. Con un respiro profondo, finalmente può parlare.
"Acqua... per favore," riesce a sussurrare, la sua voce roca e debole.
Gli infermieri gli portano subito un bicchiere d'acqua, aiutandolo a bere lentamente. Il fresco liquido scorre nella sua gola arsa, portando sollievo e una sensazione di conforto. Genzo chiude gli occhi per un istante, assaporando quel momento di ristoro.
Mentre la visita prosegue, Genzo è stupito di vedere fra lo staff medico il padre di Misugi, Jun e Yayoi. Il chirurgo che ha operato Genzo si presenta e spiega la sua situazione clinica, di come sarebbe andata la riabilitazione per la gamba sinistra e per il resto dei traumi minori, fino ad arrivare al polso.
"Purtroppo, la cosa che ci preoccupa di più è il tuo polso sinistro, Genzo. Con il primario di chirurgia e tutto lo staff, abbiamo valutato tutti i possibili trattamenti, ma la frattura è molto grave e attualmente non esiste un trattamento che ti consenta una guarigione tale da poter rientrare in porta."
Le parole del chirurgo colpiscono Genzo come un pugno nello stomaco. Il suo cuore si stringe e un vuoto si apre nella sua anima. Tutto ciò che ha amato e per cui ha lottato svanisce nel nulla. La sua mente è una tempesta di pensieri e sensazioni contrastanti. La frustrazione e la tristezza si mescolano alla rabbia e all'incredulità.
"Non credo di aver capito! Mi state dicendo che non siete sicuri che io possa tornare a giocare?"
"Genzo!! Per ora concentriamoci sulla tua mobilità? La gamba è stata operata e dobbiamo cominciare la fisioterapia, cosi da farti almeno stare sulla carrozzina, potrai essere più autonomo, poi lavoriamo sul polso, vediamo che tipo di miglioramento riusciamo ad ottenere, un passo alla volta."
Genzo stringe le coperte tra le mani, il suo sguardo perso nel vuoto. La realtà si fa sempre più nitida, portando con sé il peso dell'incertezza. La rabbia ribolle dentro di lui come un fiume in piena, travolgendo ogni ragionamento e soffocando ogni tentativo di placarla.
Genzo è furioso, furente come un leone rinchiuso in gabbia. Non può accettare l'idea che il calcio gli sia stato strappato via, che il suo destino di SGGK sia stato spezzato da un tragico incidente. Nessuno può domare la sua ira, ne Jun che più di tutti può capirlo, ne Kojiro o i suoi familiari. Mentre cercano di ragionare con lui, spiegandogli che la sua salute è la priorità e che deve concentrarsi sul recupero, Genzo diventa ancora più incontrollabile. La sua voce diventa rauca e le sue parole sono affilate come lame.
"Non capite? Sono il SGGK! Non mi arrenderò mai! Non lascerò che nessuno mi dica cosa posso e non posso fare. Dimostrerò a tutti che si sbagliano, che il mio destino è stare tra quei pali, a proteggere la porta come nessun altro può!"
"Genzo, se c'è anche solo uno spiraglio per far guarire quel polso, ti assicuro che sarai il primo a saperlo. Nessuno più di me può capire cosa tu stia passando, non lascerò nulla di intentato, te lo prometto. Adesso però, calmati, non risolve nulla arrabbiarsi", provò a calmarlo Misugi, ma Genzo non è ragionevole.
"Non voglio calmarmi, è la mia carriera che va a puttane e non posso nemmeno incazzarmi! Non ci rinuncio, Jun, non voglio e non posso... Non me ne frega un cazzo di quello che dicono quelle cartelle, rimonta questo cazzo di polso, poi in qualche modo lo blocco nel guanto e lo faccio funzionare... Non può finire tutto così!!"
La sua furia è così travolgente che c'è il rischio che peggiori la sua condizione. Preoccupati per la sua salute, i medici decidono di sedarlo nuovamente. Iniettano un calmante che lo porta in un sonno profondo, al fine di evitare conseguenze negative. Kojiro guarda impotente mentre Genzo si lascia andare al sonno indotto.
Il suo cuore è spezzato nel vedere il suo amico/rivale così tormentato e furioso, ma comprende che la sua ira potrebbe solo causargli ulteriori danni. Deve trovare un modo per aiutarlo a canalizzare quella determinazione e quella forza in modo positivo, per aiutarlo a superare questa prova e a trovare una nuova strada nel suo percorso calcistico.
Suo padre si avvicina al letto di Genzo e posa delicatamente la mano sulla sua fronte. "Riposa, Genzo", sussurra con dolcezza.
"Troveremo un modo per dimostrare al mondo che sei ancora il migliore, che il tuo talento e la tua passione per il calcio non possono essere spezzati."
Poi, con un sospiro carico di preoccupazione, si allontana, lasciando che il sonno lo avvolga e che il suo corpo riposi. Spera che in quei sogni agitati, Genzo possa trovare un po' di pace e che quando si risveglierà, la sua determinazione possa essere indirizzata verso la guarigione e il ritorno al calcio, anziché verso una lotta distruttiva.
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Un attimo.e tutto cambia
FanfictionBasta un giorno, un attimo e quello che è stato sparisce. Genzo Wakabayashi, portiere del Bayern Monaco. La sua fama lo precede. Bello, ricco e famoso, all'appice della sua carriera. Cosa potrà mai andargli storto?