Dott. Ernest Gunterstainer

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Dott. Ernest Gunterstainer

Il centro riabilitativo del Dott. Ernest Gunterstainer è situato in una posizione panoramica, con vista sulle cime innevate delle Alpi bavaresi. La struttura è circondata da foreste, laghi e sentieri escursionistici, che i pazienti possono utilizzare per fare attività fisica e trascorrere del tempo all'aria aperta.

L'interno del centro è progettato per essere confortevole e accogliente. Le camere sono spaziose e luminose, con viste sul paesaggio circostante. I pazienti hanno accesso a una varietà di servizi e attrezzature, tra cui palestre, piscine, sale riunioni e aree comuni.

Il dottor Misugi e suo figlio entrano nell'edificio e subito una signora li accompagna dal dottor Gunterstainer, un uomo dall'aspetto eccentrico, con occhi penetranti e capelli grigi arruffati. Il dottor Gunterstainer è un uomo alto e magro, con un naso aquilino e una barba corta. Indossa un camice bianco e un papillon. È seduto su una sedia a sdraio sul terrazzo della struttura, con una pipa in mano.

"Signori, benvenuti." La voce del dottor Ernest risuona nell'ufficio, mentre i due dottori entrano con le cartelle cliniche di Genzo in mano. Il dottore li guarda con un misto di curiosità e scetticismo.

Jun si fa avanti. "Abbiamo sentito parlare delle sue competenze nel campo della riabilitazione, dottor Ernest", inizia. "Siamo disposti a fare qualsiasi cosa per aiutare Genzo. Sappiamo che è un caso difficile, ma non possiamo arrenderci."

Il dottor Ernest ascolta attentamente, poi solleva un sopracciglio. "Vedo che la determinazione non vi manca", dice con un sorriso enigmatico. "Ho seguito la vicenda e vi aspettavo. Con un infortunio del genere la medicina tradizionale non può nulla, ma io sono un gran tifoso del Bayern e Genzo ci serve. Le mie metodologie sono diverse da quelle tradizionali", continua. "Non seguo le convenzioni mediche comuni, ma ciò che conta sono i risultati."

"Lo sappiamo, dottor Ernest," risponde il padre di Jun. "Io sono il dott. Misugi. Non conosco la sua fama, ma a questo punto, siamo disposti a fidarci del suo approccio, se c'è una possibilità per Genzo."

Il dottor Ernest legge con molta attenzione le cartelle cliniche di Genzo, pone alcune domande e cammina avanti e indietro per lo studio. Di tanto in tanto, annota su un quaderno dei parametri e sfoglia dei libri. Solleva la testa perplesso, poi si dirige verso un mobile e estrae lo scheletro di una mano e polso. Prende quelli che dovrebbero essere parti anatomiche che compongono il resto dell'arto e li studia, li muove e poi scarabocchia.

Sono minuti di attesa. Jun e il padre non sanno bene come comportarsi davanti a quel dottore. Non si perdono nessun movimento.

Dopo quasi un'ora passata a seguire con lo sguardo il dottore, finalmente annuisce. "Molto bene, allora vi spiego il mio piano. Innanzitutto, dobbiamo comprendere che il polso di Genzo ha subito danni gravi e la guarigione completa potrebbe non essere possibile. Tuttavia, ho in mente un trattamento che potrebbe funzionare, ma sia ben chiaro, non è garantito"

Jun e suo padre si guardano, preoccupati.

"Aspetti, questo sta a significare che comunque non potrà giocare a calcio?" chiede subito Jun.

Il dottor Ernest sbuffa. "Non posso dare garanzie, è un tentativo disperato, voglio che vi sia ben chiaro. Nel caso almeno recupera una buona mobilità e potrà usare la mano sinistra."

Jun si stringe i pugni. "Non ci importa, vogliamo provare tutto" dice con determinazione.

Il dottor Ernest sorride. "Bene, allora dovete essere pronti a tutto"

Indica una tavola anatomica appesa al muro e inizia a spiegare la sua idea. Utilizzerebbe una combinazione di esercizi mirati e terapie di stimolazione nervosa per tentare di riattivare alcune connessioni neurali intorno alla zona lesionata del polso. Questo potrebbe fornire a Genzo una maggiore sensibilità e controllo sulle dita, nonché un miglioramento della forza e di conseguenza provare a rientrare in campo.

"Ma devo essere chiaro con voi", continua il dottor Ernest. "Questo trattamento non è privo di rischi. Potrebbe comportare un certo livello di dolore e sforzo per Genzo, inoltre, richiederà un impegno costante e prolungato sia da parte sua che da parte vostra"

Jun e suo padre ascoltano con attenzione. Sono determinati a fare tutto il possibile per aiutare Genzo a guarire.

"Siamo pronti" dice Jun. "Faremo qualsiasi cosa"

Il dottor Ernest sorride. "Bene, allora iniziamo. Vi fornirò un programma di esercizi e terapie da seguire scrupolosamente. Genzo dovrà lavorare duramente, ma sarete sempre al suo fianco per sostenerlo. Crollerà e voi dovete essere capaci di rialzarlo. Credimi, sarà doloroso sia psicologicamente che fisicamente. I risultati non arriveranno subito. È un lungo percorso e dovete assicurarvi che non sia mai solo, con voi o qualcuno che Genzo ascolta. Non deve mollare. Credimi, vorrà farlo più di quanto voi pensiate."

I due rientrano a Monaco con istruzioni precise del dottore. Devono anche avere il permesso del chirurgo di procedere, perché servono macchinari di fisioterapia dell'ospedale e ovviamente un fisioterapista che segua scrupolosamente ciò che il dottor Ernest richiede.

Ma prima di tutto questo c'è da informare Genzo e convincerlo a lottare e la sua famiglia, e dare il sostegno e l'appoggio che servirà nei momenti più duri."

Jun e suo padre si ritrovano in ospedale da Genzo. Il ragazzo è seduto sul letto, lo sguardo assente.

Jun si avvicina. "Genzo, abbiamo una notizia", dice con voce ferma.

Genzo alza lo sguardo, i suoi occhi sono pieni di paura.

Jun gli racconta di aver incontrato il dottor Ernest e del suo piano di trattamento.

Genzo ascolta in silenzio, lo sguardo attento.

"Facciamolo"

"Sta calmo, kamikaze! Prima di tutto serve un fisioterapista e il nulla osta dal primario. Poi Ernest ci ha fatto promettere che non inizierai fino a che lui non lo consentirà. Giornalmente vuole ricevere il tuo bollettino medico e vuole parlare con chi ti segue ora. Poi, appena potrai cominciare, verrà qui e darà il via alle danze." Spiega in maniera chiara Misugi.

"Cazzo! E quanto ci vuole?" chiede ansioso Genzo.

"Non ne ho idea. Sei ansioso di soffrire le pene dell'inferno?" chiede André.

"È questo il mio inferno, stare fermo ad aspettare!"

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