Un angelo sulla roccia

35 2 0
                                    

Capitolo 11

Un angelo sulla roccia

Jun e suo padre continuano a investigare, a parlare con esperti e a consultarsi con i medici, a quasi un mese dall'incidente, la speranza è debole, ma non si arrendono.

Poi, improvvisamente, durante una delle tante riunioni con gli specialisti, l'idea arriva come una folata di vento fresco.

"Sentite, non so se può funzionare, ma forse potremmo provare la riabilitazione del dottor Ernest. È un po' matto ed ha metodi tutti suoi, ma se cercate medici fuori dagli schemi, beh, lui lo è senza dubbio." informa un chirurgo presente.

"Dove possiamo trovarlo?" chiede speranzoso Misugi.

"Il numero è questo e vive qui, a Monaco o meglio sulle Alpi. Questo è l'indirizzo!" Jun rimane sorpreso e diffidente. "Come mai nessuno ha parlato prima di questo medico se è addirittura tedesco?"

"Lo scoprirete vedendolo."

Senza perdere tempo, Jun prende il numero del dottor Ernest e lo chiama immediatamente. La voce al telefono è ruvida, ma riesce a farsi spiegare che stanno cercando aiuto per un portiere di talento con un polso gravemente danneggiato.

"Dite che siete disposti a fare qualsiasi cosa pur di farlo tornare in campo?" chiede il dottor Ernest. "Assolutamente sì, faremmo qualsiasi cosa!" risponde Jun, con una speranza che inizia a brillare nei suoi occhi.

"Bene, allora venite qui da me. Portatemi le sue cartelle cliniche, ho letto di lui sui giornali, ma non faccio miracoli, ne promesse."

Jun guarda suo padre e Yayoi con determinazione.

"Non c'è tempo da perdere". Si mettono subito in viaggio verso le Alpi, pronti ad affrontare l'incontro con il misterioso e un po' folle dottor Ernest.

___

Karl arriva in ospedale. Lui e gli altri amici di Genzo si alternano per non farlo sentire solo: Oronzo e Taro vengono appena possono, André è sempre presente durante le sedute di fisioterapia, mentre Kojiro fa la spola fra Monaco e Torino molto spesso. Il padre di Genzo è dovuto tornare a Londra con Keiji, mentre sua madre e suo fratello maggiore si sono stabiliti a casa di Genzo. Karl ha così avuto modo di conoscere meglio la famiglia Wakabayashi e ha scoperto che Shuichi ha un forte legame con il portiere: sono simili nell'aspetto ma opposti nel carattere, e Karl li vede molto uniti.

Karl si dirige verso la stanza numero 10 al secondo piano, conosce la strada a memoria. Bussa, ma non ha alcuna risposta. Apre la porta e stranamente il letto è vuoto. Karl torna sui suoi passi e chiede all'infermiera che incrocia nel corridoio se Genzo ha qualche visita, ma lei risponde di no.

Karl si allarma e chiede ancora se è stato visto in giro. A quel punto anche l'infermiera intuisce la preoccupazione e chiede alla collega. Nessuno ha visto Genzo lasciare la stanza. Karl prova allora a chiamarlo, ma il cellulare suona nella sua stanza. Karl chiama André, che risponde dopo due squilli.

"Sono venuto via mezz'ora fa e sua madre dovrebbe arrivare a momenti. Era stanco e stava per addormentarsi."

"Non è in stanza e nessuno lo ha visto. Al cellulare non risponde. Qualche idea di dove si sia cacciato?"

"Di solito va nella sala ricreativa quando si annoia."

"Sono stato anche lì, André. Non mi piace, Genzo è instabile ora, lo sai?. C'è suo fratello qui, è arrivato ora. Forse lui sa qualcosa?"

Karl informa anche il fratello di Genzo, che ha lo stesso pensiero di Karl.

"Ok, dividiamoci e proviamo a cercarlo. Se lo trovi, chiama."

E così fanno. Karl guarda ogni stanza accessibile del piano e poi va verso i piani inferiori. Cerca in palestra, al bar, va persino nella chiesetta e nei terrazzi per fumatori, ma di Genzo non c'è traccia.

Stessa cosa fa Shuichi, ma verso i piani superiori. Molti sono non accessibili, fino ad arrivare all'ultimo piano. Gira a vuoto per mezz'ora, fino ad arrivare all'uscita per il tetto. La porta è bloccata da un fermaporta, probabilmente messo lì dal personale che sfrutta il tetto per fumare o distrarsi. Entra e la vista è impressionante: l'intero skyline di Monaco è davanti ai suoi occhi. Chiunque verrebbe qui per rilassarsi, pensa tra sé. Avanza e gira l'angolo, e la vista cambia: ora sono le montagne bavaresi a fare da cornice. Poi lo vede, in fondo all'ombra di un comignolo, c'è Genzo. È in piedi, appoggiato pericolosamente al parapetto, la carrozzina a pochi centimetri.

Prende in mano il telefono e manda subito un vocale a Karl, poi si avvicina lentamente. Genzo sta guardando le montagne davanti a lui.

"Gen... ti abbiamo cercato ovunque", chiede con tono dolce, non vuole innervosirlo.

"Che fai qui da solo?"

"Guardo le montagne. Sono qui da tre anni ed è la prima volta che le guardo veramente. Da qui sono spettacolari."

"Fa freddo, Gen. Rischi di ammalarti."

"Più di così? Sai che non m'importa... il sole è caldo comunque!"

"Gen, allontanati dal parapetto per favore!"

"Soffri ancora di vertigini... tranquillo, anche se mi piacerebbe molto, non ho il coraggio di buttarmi di sotto... Alla fine non sono così forte come credete."

"Gen..."

"Che ne sarà di me se non riesco a guarire, Shu? Che faccio poi?"

"Gen, non hai mai mollato e non lo farai adesso. Se non potrai tornare fra i pali, troveremo qualcosa che ti renda felice. Puoi allenare: hai una straordinaria capacità tattica. Sei unico nell'apprendere e imparare sul campo come fermare gli avversari. È questo che fa di te un grande portiere, ma potresti benissimo essere un grande regista... Pensandoci, puoi non poter giocare in porta, ma che mi dici degli altri ruoli?"

"Ma per favore... sono e sarò sempre un portiere."

"Allora insegna anche agli altri come diventare imbattibili. Lo hai fatto con Yuzo, pensi che sarebbe mai stato da nazionale senza i tuoi insegnamenti? No, te lo assicuro, era una schiappa!"

"Maledetto camionista! Lo avessi davanti, giuro che lo strozzerei!"

"Lascialo stare, ha già abbastanza guai di suo!"

"Non credo di riuscirci, Shu... Non credo di poter tornare su un campo da calcio se non posso giocare..."

"Datti tempo, è presto per tutto..."

Karl è arrivato da un po', si è messo in disparte per non disturbare quel momento fra fratelli. Ha ascoltato tutto e ciò lo lascia con l'amaro in bocca.

Un attimo.e tutto cambiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora