Capitolo sedicesimo *Chloe*

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"Mi mancate, non vedo l'ora che torniate" mormorai nel telefono incastrato tra la guancia e la spalla, mentre mi infilavo le mie sneaker.

"Anche tu ci manchi tanto" rispose la voce dolce di Blaire, mia cognata.

"Ancora quarantotto ore e ci rivediamo, sorellina" aggiunse mio fratello.

"Spero sia stata una luna di miele da favola come vi meritate e non vedo l'ora di sentire tutti i racconti"

Finii di infilarmi le scarpe e mi alzai, dando una controllatina al mio aspetto dal grande specchio a figura intera nel mio ingresso.

Mi ero infilata un paio di vecchi jeans a lavaggio scuro a zampa e sopra ci avevo abbinato un semplice maglioncino viola con scollo a V. Avevo lasciato i capelli sciolti, nonostante l'umidità di inizio autunno in Maryland fosse letale per i miei ricci selvaggi.

"Definirla meravigliosa sarebbe riduttivo" rispose ancora Blaire.

Afferrai la mia borsa piena di libri e anche la sacca sportiva, in quanto avevo deciso che dopo le lezioni sarei andata ad allenarmi alla palestra del college.

Dati gli avvenimenti degli ultimi giorni, avevo decisamente bisogno di sfogare un po' di energie negative represse.

"Come sta, Luke?" si intromise invece mio fratello, cogliendomi alla sprovvista.

Mi fermai in mezzo all'atrio, pensando a come rispondere a quella domanda.

"Perché me lo chiedi? L'ho visto appena in questi giorni" mentii spudoratamente e soprattutto senza riuscire a nascondere l'inflessione nervosa della mia voce.

Fortunatamente mio fratello non se ne accorse.

"No è che praticamente non lo sento. So che ti sto chiedendo tanto, ma non riusciresti a dargli un occhio di tanto in tanto?"

Il cuore prese a galopparmi come una mandria di gnu nel petto.

"Dargli un occhio? Boyd, è un adulto, penso che sappia badare a se stesso" obiettai.

Sentii mio fratello sospirare dall'altro capo della linea.

"Si, lo è ma mi farebbe stare più tranquillo sapere che non sta facendo troppe stronzate. Per favore, Chloe"

Il tono di Boyd sembrava sinceramente in pensiero e mi sentii uno schifo per stargli nascondendo così tante cose.

La mia bocca rispose prima ancora di interpellarsi con il cervello, forse guidata dal senso di colpa:

"Okay, certo, gli darò un occhio"

"Grazie mille, sorellina. Ti sono debitore. Ora dobbiamo andare, ci aspetta una tra le ultime nuotate in questo paradiso" annunciò tutto ad un tratto di nuovo pimpante.

Risi ed afferrai il pomello della porta d'ingresso, preparandomi anche io ad uscire.

"Beati voi, io vado a lezione. Divertitevi, ragazzi!"

"Ti vogliamo bene!" urlò la voce di Blaire, prima che si staccasse la linea.

Uscii dalla stanza e camminai verso l'uscita del dormitorio, diretta verso gli edifici delle aule.

Feci tre lezioni da un'ora e mezza ciascuna, presi pagine e pagine di appunti e per quelle quattro ore e mezza il mio cervello smise miracolosamente di pensare a ciò che da giorni mi arrovellava.

Era quello che adoravo nello studiare psicologia applicata all'infanzia: mi appassionava così tanto ciò che perseguivo, da togliermi qualsiasi altro pensiero sviante dalla testa.

Anche se quel pensiero aveva capelli biondo cenere e profondi ed intensi occhi blu.

Al trillare della campanella, la mia ultima lezione giunse al termine così mi alzai dal banco e afferrai le mie borse.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 09, 2023 ⏰

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