Tyler
Capitolo 12: Dove sei?
Nevermore Academy/JerichoSharptooth, 1 anno prima
«Dafne» sussurro, «Mh mh» risponde distrattamente dall'altra cella, «Secondo te usciremo mai da qui?» finalmente mi guarda negli occhi.
«Dipende» la fisso, perplesso.
«Dico, dipende da noi. Se lo vogliamo possiamo farlo. Ci vuole solo un piano» alza le spalle, indifferente.«E hai in mente qualcosa?» ghigna, «Ora che ci sei tu. Forse».
Adesso
Ho guardato praticamente ovunque.
E con dico ovunque, intendo ovunque.
Sto davvero tremando dalla paura, di cosa possa esserle successo.Mi dispiace, ti amo
Che cosa significa?
Non è da lei lasciare bigliettini sdolcinati, ma non è questo il punto.«Tyler!» mi volto e noto una Dafne affannata che sta correndo verso di me.
«Oi, che succede?» sistemo alcuni capelli che le sono finiti sul viso, «Mercoledì, le è successo qualcosa. L'ho visto» sgrano gli occhi.
«Cosa? Dove?» poggia le mani sulle ginocchia, «Emh, credo alla chiesa di Jericho» «Cosa diavolo ci faceva lì?» alza le spalle, «Non lo so, ma le mie visioni non sbagliano mai, quindi....muoviti» annuisco salutandola distrattamente.
***
Scusate, da quando Mercoledì va in chiesa?
Cioè dai, non mi sembra proprio il tipo, con tutto il rispetto per il santo Dio ovviamente.Entro con le mani in tasca, ma la cappella è vuota.
Che strano, Dafne è sempre molto affidabile quando si tratta di visioni.Alzo gli occhi al cielo, pronta per fargliela pagare.
«Fanculo Dafne» sussurro fra me e me, fino a quando noto...
Oh cazzo.«Mercoledì?» è sdraiata sull'asfalto con gli occhi chiusi, «Mi senti? Mercoledì avanti» le sento il polso, «No, tu non puoi morire okay?! Dai, Mercoledì per favore».
Finalmente un'idea mi balena nella mente e così decido di metterla in atto.
«Fa che funzioni» mi mordo il polso e lo poggio sulle sue labbra, «Dai Mercoledì, dai dai, da quando sei una che si arrende?» una lacrima mi riga la guancia.
Apre leggermente gli occhi e mugula qualcosa che non capisco.
Tiro un sospiro di sollievo e tolgo il mio braccio dalla sua bocca, per permetterle di parlare.
«Sono ancora viva?» sussurra confusa, «Che cosa hai fatto?» le accarezzo i capelli, «Mi hai fatto perdere dieci anni di vita, come ci sei finita qui?» mi fissa per minuti interi.
«Non volevo essere salvata» si alza sui gomiti aprendo del tutto gli occhi» «Cosa?» sussurro, «Nel senso che...mi sono buttata okay?» lentamente si alza in piedi, dandomi le spalle.
Uso la mia velocità per esserle davanti in un attimo.
«Perchè?» sibilo fissandola con gli occhi ridotti a due fessure.
«Cazzi miei» fa per andarsene ma la prendo per un braccio, facendola girare verso di me.«Come prego?» ringhio ad un centimetro dalle sue labbra, «Scusa, ti sei appena buttata da una torre e poi vieni a dirmi che lo hai fatto per i tuoi cavoli, no no, adesso mi dici tutto. Cazzo Mercoledì, mi sono spaventato a morte!» rimane in silenzio, «Non eri costretto a farlo» ribatte con un tono che non avevo mai sentito.
«Perchè?» scandisco stringendo la presa sul suo braccio, «Lasciami andare» sibila, «Perchè?» «Mollami» «Perchè?» «Togliti cavolo!» ci scambiamo sguardi di sfida.
«Non puoi scappare, non da me» chiude gli occhi con forza, «Ah sì?» in un secondo la situazione si ribalta, mentre mi sbatte contro un muro, tenendomi fermo con il braccio.
«Giochi con il fuoco» ringhio cercando di levarmela di dosso, «Non credo. Tu sai benissimo che adesso sono alla tua altezza. Posso batterti» per un momento temo che sia tornata la Mercoledì senza emozioni, ma poi cerco di convincermi del contrario.
«Non costringermi a farti del male» ghigna, «Non lo faresti infatti» risponde stringendo la presa sul mio collo, «Che cosa ti prende adesso?» sussurro a corto di ossigeno, «Sapessi..sono semplicemente quasi morta, e adesso mi sento leggermente più forte di prima» «Okay, fine dei giochi» le giro un braccio dietro la schiena, allontanandola da me.
«Mercoledì, che cosa ti succede?» mi guarda confusa, «Niente, perché?» in questo momento sembra come dire.. normale.
No wait, non sto capendo.
Gelato?Riprendo la distanza che ci divideva e la squadro, «Che cosa è successo?» chiede in un sussurro, le prendo una mano e poco dopo mene pento.
«Mercoledì!» si guardò intorno, ma lì era tutto uguale, e al buio, si vedeva ancora meno.
«Mercoledì!» urlò più forte, per farsi sentire, ma non ottenne risposta.
Il panico iniziò ad impossessarsi di lui e così fece l'unica cosa che non avrebbe dovuto fare.
Correre.
«Mercoledì, per favore rispondi!» si fermò, a corto di fiato.
Si voltò e la figura scura gli era alle calcagna, riprese a correre, quasi inciampando sui suoi piedi, «Mercoledì!» ma fu l'ultima cosa che riuscì a dire, perché dopo, non vide più niente.
«L'hai visto anche tu?» esclamiamo all'unisono, guardandoci con gli occhi sgranati, «Sì» sussurro confuso più che mai, «Cosa ci sta succedendo?» alzo le spalle, «Non ne ho idea» parlo più con me stesso che con lei, «Che cosa hai visto?» chiedo alla fine, «Me che correvo in un bosco, chiamando il tuo nome e poi...» «...e poi un forte dolore al collo, prima di ritornare in te» continuo la sua frase, annuisce stupita.
«Come diavolo ti è venuto in mente Mercoledì?» la guardo esasperato, mentre rivolge lo sguardo in alto, verso la torre.
«Non riuscivo più a vivere così. Le voci, le figure, tutto quanto ero troppo stanca» mi passo una mano fra i capelli, «Se proprio volevi buttarti però, avresti dovuto farlo con saggezza poiché essendo legata a me non saresti potuta morire» alza un sopracciglio, perplessa.
«Sei un ibrido adesso, sei asservita a me perché io ti ho trasformata. Fino a che io sarò vivo tu sarai immortale» spalanca gli occhi, «Lo so che sembra assurdo ma... è così» alzo le spalle.
«Immortale...» sussurra come se dirlo ad alta voce potesse esserle utile a capirne il significato.
«Per metà. Dipendiamo l'uno dall'altra, siamo legati, e questo non cambierà per nessuna ragione quindi...se uno muore, fine dei giochi per entrambi» sbuffando le sposto la frangia dagli occhi.
«Cosa ti è preso prima?» mi guarda confusa, «Di che parli?» roteo gli occhi, «Prima, mi hai quasi strangolato, che ti è preso?» mi rivolge un'occhiata interrogativa, «Eh?» risponde soltanto, come se non avesse la minima idea di così io stia dicendo.
«Non ti ricordi niente?» «Onestamente, non so di cosa parli» ad una certa l'odore di ospedale ci invade le narici.
«Che caz-» non finisco la frase, poiché un senso di debolezza mi fa cadere a terra, poi il buio.
Spazio autrice:
Ciao a tutti!
Come state? Bene spero.
Altro finale inaspettato direi, ma sono troppo malvagia per svelarvi subito il destino dei nostri due protagonisti.
Quindi, se il capitolo vi è piaciuto lasciate un commento o una stellina,
Baci baci,
Chiara 🦋
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Poker face (wednesday's story)
FanfictionLa noto infondo alla classe, la penna fra le mani che picchietta sul banco. Con aria assente guarda il foglio bianco che ha davanti. Aggrotto le sopracciglia, «Scusa, ci conosciamo?» lei alza di poco lo sguardo, incastrando le sue iridi ghiaccio all...