🎭Capitolo 15🎭

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Mercoledì
Capitolo 15: Non sento niente
Sharptooth Clinic


Vediamo.

Che cosa dovrei provare adesso?
Paura, terrore, tristezza, rabbia solitudine e...beh, ho perso il conto.

Cosa provo veramente?
Niente.

In realtà, mi sto soltanto annoiando a morte. Non hanno niente da fare qui dentro?

Sono qui a guardare il soffitto da circa...in verità non lo so, ho perso la cognizione del tempo molto tempo fa.

Non posso fare altro che pensare, pensare e pensare, ma infondo, a cosa dovrei pensare visto che...non provo niente?

Che palle.

«Mercoledì, rispondimi».

Dio, quanto è irritante.

Non potevo avere come compagno di cella chessó, un muto?

Beh, invece mi tocca un lagnoso che cerca in ogni modo di dimostrare che ha ragione.

Vaffanculo mondo.

«Mi dispiace, qui è la mente di Mercoledì Addams, e le devo comunicare che siamo spiacenti, a lei non interessa ascoltarti. Buona giornata» rispondo con un ghigno.

«Avanti...io lo so che non sei così».

Mi giro su un fianco, dandogli le spalle.

«Lo so, ma ho scoperto che stare così è moooolto meglio. Fidati di me» mi guardo le unghie, annoiata.

«E poi, ho scoperto grazie alla donna Allegro Chirurgo che ognuno qui dentro è capace di spegnere le proprie emozioni. Vero Tyler *Lo Squartatore?» dal silenzio che sento dopo la mia frase ottengo la risposta che attendevo.

«Hai perso la tua parlantina mh?» lo provoco, «Smettila» volto finalmente la testa e lo guardo, «Altrimenti? Vieni qui dentro e mi strappi il cuore?» altro silenzio.

Torno a guardare il soffitto, sbuffando dal naso.

«Non conosci tutta la storia» roteo gli occhi, «È molto semplice, hai ucciso delle persone a sangue freddo senza alcun rimorso né pietà» «Mi ricorda qualcuno» sibila, «Così mi piaci di più, dovresti tirare fuori quel tuo bel caratterino più spesso, sai?» ammico leccandomi i canini, che non so per quale motivo si sono allungati.

«Quello non ero io, come non lo eri tu quando hai fatto ciò che hai fatto. È molto semplice» ripete atono, «Che peccato. Ti ci vedo molto come serial sexy killer» rigiro una ciocca di capelli fra le dita con fare malizioso.

Lui non risponde alla mia provocazione, anzi, rimane immobile seduto sul suo letto.

«Perchè non spegni anche tu le tue emozioni? È così semplice, premi l'interruttore e puf! Niente tristezza rabbia e soprattutto...niente dolore» ribatto alzandomi in piedi.

«Mai. Non commetterò mai più lo stesso errore» «Allora ammetti di averlo fatto» prendo a camminare per la mia cella con noncuranza.

«Avanti, non puoi dire di non esserti divertito ad uccidere quelle persone» rispondo strafottente, «Va bene, lo ammetto, è stato... soddisfacente vedere la vita scivolare via negli occhi di qualcuno, ma fidati, quando poi ritorni in te beh, lì sì che è terribile» faccio una smorfia di disappunto.

«Infatti io non proverò questa sensazione, e sai perché? Perché io non tornerò mai in me» scandisco con un ghigno.

«Però sono curiosa. Perché hai spento le tue emozioni?» «Mia madre. Quando è morta il dolore era troppo forte, così ho premuto il pulsante. Dopodiché...ho girato il mondo, come un fuggitivo, ero ricercato, ovvio, avevo ucciso un sacco di persone. Forse non ci crederai ma, ho vissuto in Francia, più precisamente a Parigi, per anni. Ci sei mai andata?» sbuffo roteando gli occhi.

Poker face (wednesday's story)Where stories live. Discover now