Capitolo 26

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-"non importa se sei distrutto. Non importa se lo sono io. Anche i mosaici sono fatti di cocci spazzati. Eppure guarda che meraviglia"

-non si inganna il proprio cuore, gridarono gli universi che avevo messo in catene. E i miei occhi tristi videro tutto il bisogno,strenuo e inconsolabile, che sentivo di lui. Rigel. Rigel aveva messo radici dentro di me. Rigel che si era ancorato alle mie ossa in quella maniera delicata e distruttiva che hanno i fiori prima di morire. Rigel che era una costellazione di brividi. Non esistono favole per chi mendica un lieto fine. Questa è la verità

-era lui. Lo sentivo in ogni singolo atomo del mio corpo. Ma il destino doveva avercela con me.

- (mentre Nica sta scappando dalla festa di Lionel, quest'ultimo la afferra)
L:«cazzo,smettila e guardami!»
D'un tratto le mani di Lionel si strapparono via da me. Il suo corpo barcollò all'indietro e si schiantò a terra con una forza tale che gli svuotò i polmoni. Rigel lo fissò dall'alto,con le vene dei polsi in rilievo e quella bellezza crudele da diavolo nero.
R:«Tu non la…tocchi» sibilò lento e implacabile.

-R:«una volta avevi paura di me»
N:«una volta...non avevo ancora imparato a vederti»

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