Un ragazzo disse al sole:
"Io non voglio crescere! i bambini sono
felici, gli adulti invece sono sempre
cupi" "Va bene" Disse il Sole
"rimarrai così, ma non proverai
mai nulla oltre alla gioia, sarai puro, ma vuoto".Un rumore fastidioso si diffonde in tutta la casa, apro gli occhi come se mi fossi appena svegliata da un incubo. Le urla di protesta di mia zia sono quasi più infestanti della sveglia; decido di alzarmi dal mio letto. Barcollo fino in bagno e mi guardo allo specchio; davanti a me c'è una giovane ragazza di quattordici anni con dei lunghi capelli castano-dorato raccolti in una treccia mezza disfatta, gli occhi ancora assonnati sono di un colore mielato; il pigiama bianco e nero fa intravedere le forme del corpo. Mi sciolgo la treccia, lasciando cadere i capelli sulle spalle, li pettino con delicatezza lasciando che prendano la loro solita forma ondulata. "Beira!" La voce della zia Theia interrompe la bell'atmosfera che mi stavo creando. Arrivo in cucina e subito vengo accecata dalla luce che proviene dalla porta-finestra della villa in campagna. Mia zia ha appena sfornato i pancakes e ci sta mettendo sopra la panna; quando ero piccola diceva sempre che la panna è come la neve, delicata e soffice, e poi diceva: "Tu ti chiami Beira come la ninfa dell'inverno, la neve è nella tua anima" Ed era davvero così, finché i miei genitori non erano morti, poi tutto era cambiato e io non amavo più la neve. Le sferro un'occhiataccia e prendo un altro pancake mettendoci sopra il miele; mi siedo e inizio a mangiare, assaporano ogni piccolo boccone di quel cibo prelibato; "Sai che giorno è domani?" Certo che lo so! Domani sarà il mio primo giorno di liceo all'istituto meleti di Pedivalle "No" Fingo di non sapere; lei allora mi inizia a spiegare tutto il programma di domani e a dirmi che ai suoi tempi quell'istituto era ancora in piedi eccetera eccetera...
Fa particolarmente freddo. È sera e bevo l'ultimo frappe dell'anno seduta sul divano davanti al camino. La coperta a scacchi blu e viola di mia nonna mi riscalda le gambe, mentre il tepore del camino mi invade facendomi chiudere gli occhi. Provo a lasciarmi andare, provo a scavare nella memoria cercando disperatamente dei ricordi di mamma e papá; volo con la mente sopra la mia vita toccandola con la punta del dito, cercando qualcosa che so di non trovare. Apro gli occhi tutta sudata, il cuore mi batte; un altro incubo, dannazione ma quando mi sono addormentata? Scendo le scale e vado in cucina a prendere un bicchiere d'acqua, poi predo una pasticca per il sonno e torno di sopra. Mi infilo sotto le coperte e mi lascio avvolgere dal calore; guardo di fronte a me, fuori dalla finestra e il mio sguardo si perde...
Non sono più abituata alla sveglia. Quel trillo proprio accanto all'orecchio, le dovrebbero mettere illegali. Dopo aver fatto colazione apro l'armadio per cercare qualcosa da mettere, indugio un po', è alla fine opto per un vestito bianco panna che arriva al ginocchio. Afferro lo zaino ed esco fuori dopo aver salutato Theia.Il collegio ha le pareti grigie e nere, trasmette un sentimento di vuoto estremo. L'ingresso è serrato da dei grossi cancelli in ferro rame con sopra scritto 'Collegio Meleti'. Avanzo a piccoli passi, cercando di farmi spazio tra gli studenti. Arrivo proprio sotto al cancello e lo sfioro con le dita; un brivido mi corre sulla spina dorsale, chiudo gli occhi ed espiro piano. Mi ritiro e vengo inghiottita dalla folla. Una ragazza sbatte contro di me, facendomi tornare alla realtà, MA SEI CRETINA! Levati di mezzo" Deglutisco, poi mi lascia. Mi avvio verso l'istituto ed entro dal portone. Le voci degli studenti riempiono l'ampio atrio decorato; rimango a bocca aperta nel vedere tutti i dipinti sul soffitto. Inizio a salire le scale con passi timidi, mi sento male a scuola, mi sento diversa, mi sento terribilmente insicura. La mia classe è grande il minimo necessario per far entrare tredici alunni; mi siedo all'ultimo banco, cercando di nascondermi dietro agli altri come faccio da nove anni ormai. La classe piano piano inizia a riempirsi, accanto a me si siede una ragazza con i capelli rossi fuoco che le scendono sulla schiena, gli occhi sono di un nero così scuro da non distinguerne le pupille, le mani si prolungano in delle bellissime unghie lunghe, le lentiggini le fanno brillare il volto. Si volta verso di me e mi sorride, io nascondo le mani e mi sposto più in là per non infastidirla, ma lei mi ferma facendomi rimanere al mio posto; "Io mi chiamo Leina Vetterblit, tu?" Mi blocco, ogni volta che qualcuno di nuovo mi parla mi blocco " Beira Cataracta" Nascondo ancora di più le mani nella felpa che mi copre il vestito. "Toglitela, tanto fa caldo, non vorrei vederti sciogliere davanti a me" Leina mi sorride, solare; mi tolgo la felpa e vengo avvolta dalle mie insicurezze; il vestito mi contorna i fianchi, valorizzandoli, cerco di ignorare la paura. Il professore entra in classe e la lezione inizia.
Spazio all'autrice
Ciao a tutti, questo è il primo capitolo
fatemi sapere che ne pensate,
valgono anche consigli e critiche <3
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Neve d'estate
RomanceBeira è una giovane ragazza di 14 anni, vive con la zia da quando i genitori sono morti quando lei aveva solo un' anno. È fredda come il ghiaccio ma fragile come un fiocco di neve; ha costruito una barriera di ghiaccio attorno a sé e riesce a manten...